Un pizzo di montagna...per due
Isolarsi non serve, basta poco per essere felici
di Amedeo Forastiere
Spesso sento dire: me ne andrei sul pizzo di una montagna, in dialetto n’copp’ ‘o pizzo da muntagna. Confesso, anch’io spesso l’ho detto, quando ho avvertito il bisogno di staccare la spina, rilassarmi, isolarmi da tutto ciò che è routine, una variante elegante del vaffanculo mondo. Isolarsi va bene, ma è triste, pensiamo allora di andare su quel pizzo in compagnia di una donna, del nostro amore, cosa c’è di più bello?
Il “pizzo” della montagna cui mi riferisco non è quello della famosa canzone che parlava di un cucuzzolo con la neve alta così; no, non in questo senso. Dove c’è neve spesso si trova confusione, non va bene, non fa bene. 'O pizzo da montagna deve essere il paradiso in terra, dove non c’è confusione, la gente non grida né si gira per guardarti, non spettegola, non commentare come sei vestito. Molte volte rinunciamo a isolarci sulla montagna incantata, perché non troviamo il posto giusto. I depliant delle agenzie di viaggio non ci convincono: e chi li conosce questi posti, e se è una fregatura?
No no, meglio non rischiare! Così rimandiamo, a quando non si sa, cercando nella fantasia il nostro pizzo della montagna. Come se poi esistesse... Probabilmente mi sbaglierò, ma credo che il pizzo lo abbiamo vicino, molto vicino, a portata di mano, a un palmo dal nostro naso. Seguitemi: pensate se ci isolassimo nella nostra casa, chiudendo il mondo fuori con il suo casino e guardandolo attraverso i vetri come fosse un film senza sonoro. Se dicessimo una bugia a chi ci potrebbe cercare. Se riempissimo il frigo di ogni ben di Dio, se lasciassimo volare giù dalla finestra i telefonini, tanto è inutile chiamare non risponderà nessuno: sul pizzo della nostra montagna non c’è mica campo.
Potremmo pensare solo a noi, non lo facciamo mai. Lì, sul nostro pizzo di montagna, stretti un po’ di più, mangiando un panino in due lasciando cadere le briciole nel letto, vestiti di sola pelle. Potremmo fare l’amore senza stancarci mai, respirare i nostri respiri, lasciando la luce sempre accesa per guardare il nostro amore in ogni sua emozione, sentire il battito del suo cuore sul nostro petto. Tutto questo rende, amando, il corpo del nostro amore ancor più vero, scoprendo quella bambina nella donna, che non delude mai. Esausti, abbandonarci nel ridere, senza un vero motivo, solo per le nostre facce buffe, che il maquillage sciolto dal sudore le ha rese simile a due maschere da clown, stanchi ma felici di aver trovato finalmente il nostro pizzo sulla montagna.
A volte basta veramente poco, e in quel poco troviamo tutto quello che abitualmente cerchiamo lontano, in quei paesi che si propagandano come paradisi terrestri, e invece non c'è paradiso migliore della propria intimità. Nella propria casa. Il paradiso non lo fanno i luoghi lontani, le spiagge, i mari cristallini, le capanne sulle palafitte, le chitarre che suonano al chiaro di luna, se poi la sera ci giriamo dall’altro lato senza nemmeno dire: buona notte amore! Il paradiso lo fanno gli angeli, e nient’altro. Vi lascio con un pensierino poetico di Luigino, o’ poeta nel film di Luciano De Crescenzo "Così parlò Bellavista" del 1984: Siamo angeli con un’ala soltanto, solo restando abbracciati, possiamo volare… E ho detto tutto.
Alla prossima ragazzi.