Obama superstar

Cambio alla Casa bianca, ma il vecchio inquilino resta un vip

    di Amedeo Forastiere

Ci sono delle cose che accadono in modo così particolare che non riusciamo a starne fuori. Ci sentiamo attratti come da una forza magnetica che prende tutta la nostra attenzione. Così è successo a me per l’arrivo a Milano di Barack Obama. Prima di entrare in questa “attrazione fatale”, facciamo un po’ di storia del Paese con la bandiera a stelle e strisce.

Il 4 luglio del 1776 i delegati delle tredici colonie ammisero all’unanimità la dichiarazione d’indipendenza dalla Gran Bretagna, dando ufficialmente vita agli Stati Uniti d’America. Fu la prima guerra d’indipendenza dalle potenze europee. La costituzione fu adottata il 17 settembre del 1787. L’America ha avuto 44 (45 con Donald Trump) presidenti, il primo fu George Washington dal 1789/1797.

Dei 44/45 presidenti quattro sono stati assassinati. Il primo fu Abramo Lincoln, 16° presidente (1861 – 1865). Ucciso da un colpo di pistola sparato da un attore al Ford’s Theatre a Washington il 14 aprile del 1865. James Abraham Garfield, 20° presidente, fu sparato da un disoccupato, Charles Guiteau, il 4 marzo 1881 lo stesso anno in cui venne eletto, morì in ospedale dopo quattro mesi di agonia, il 2 luglio. William McKinley, 25° presidente (1897 – 1901) fu ucciso dall’anarchico Leon Czolgosz il 6 settembre 1901. John Fitzgerald Kennedy, 35° presidente (1961 – 1963), è stato assassinato a Dallas, Texas, il 22 novembre del 1963. A sparare con un fucile di precisione fu l’operario attivista ex militare Lee Harvey Oswald. Kennedy viaggiava con la moglie Jacqueline, e il governatore John Connally (anch’egli ferito) a bordo di una Limousine decappottabile. Dopo l’omicidio di Kennedy a Dallas, l’auto presidenziale non fu più una decappottabile, ma una berlina tutta chiusa, rinforzata, corazzata, a prova di qualsiasi attentato e atto vandalico. L’auto dell’ultimo presidente, Donald Trump, è talmente corazzata, a prova di bomba, da essere chiamata "la bestia". Tutte queste precauzioni per salvaguardare l’incolumità del presidente degli Stati Uniti sono legittime, ci mancherebbe. È l’uomo più potente al mondo, per cui è anche quello più esposto ad attentati, odio di carattere sia politico che religioso.

Il presidente americano, dopo aver terminato il mandato di quattro anni, può essere rieletto solo una seconda volta, qualora si ripresentasse alle elezioni. A conclusione del mandato presidenziale ritorna un cittadino normale, non ha nessuna carica politica, riceve un vitalizio, e sfrutta la popolarità che si è conquistato durante il periodo da presidente. Gli ex presidenti partecipano a congressi facendosi pagare, creano associazioni e tante altre cose, ma tutte fuori dalla politica, come un qualsiasi cittadino americano.    

E qui mi domando: finché Barack Obama era leader degli Stati Uniti, Paese forte, potente, che condiziona la politica commerciale e l’economia mondiale con la propria valuta, il dollaro, da sempre usato per gli scambi internazionali, posso capire. Il bel moretto, snello e alto, col sorriso simpatico, forse ha dimenticato che non è più presidente degli USA? Nessuno gliel’ha detto? Dopo due mandati, otto anni alla Casa bianca che gli abbia preso la "sindrome del presidente"?

Adesso c’è il biondino tutto pepe, che si è fatto più nemici lui in pochi giorni che il moretto in otto anni, ma noi ci fermiamo qui, perché non facciamo pettegolezzi politici. All'arrivo di Obama Milano è stata chiusa, tutto bloccato, non si vedeva una situazione simile da quando arrivarono il 24 giugno del 1965 i quattro capelloni da Liverpool per il loro primo concerto in Italia... ma erano i Beatles!

Torniamo all’attrazione “fatale” Obama. È arrivato all’aeroporto militare, scortato da 14 auto più poliziotti in moto, elicottero che dall’alto controllava tutto, come si fa per un presidente in carica (e lui non lo è più). La colpa non è sua, nessuno gliel'ha detto che al posto suo ora c’è il biondino con il ciuffo alla Elvis. Tre piani per ospitare il moretto e tutto il suo staff all’Hotel Park Hyatt, nella galleria di Milano; non vi dico quando costa una camera, lascio a voi!

Il motivo per cui Barack Obama è venuto a Milano è il summit internazionale su l’innovazione alimentare “Seeds&Chips”. Che cosa significa con esattezza non lo so, né mi va di cercare su internet, so solo che la gente ha pagato 850€ per assistere al discorso di Barack Obama, ex presidente degli Stati uniti d’America.

Non trovo parole per salutarvi, né tanto meno battute. Vi lascio con un aforisma di Albert Einstein: "Solo due cose sono infinite, l’universo e la stupidità umana, riguardo all’universo ho ancora dei dubbi".

Alla prossima ragazzi.

 





Back to Top