LIBRI - Nora. Il silenzio deve tacere

Il femminicidio al centro del libro e del progetto di Amalia Bonagura

    di Enza Silvestrini

Da tempo le cifre ci rincorrono, crescono sotto i nostri occhi. Le ascoltiamo nei telegiornali, le leggiamo sui giornali o sui social. Il rischio è l’abitudine. L’abitudine alle cifre e alle statistiche ci rende ottusi, dimentichi del fatto che dietro ogni numero c’è una persona: una in più ogni tre giorni. Circa 150 all’anno solo nel nostro Paese, sono le donne vittime di violenza di genere: le donne fragili che non hanno avuto il coraggio di denunciare, le donne cui il coraggio non è bastato per salvarsi. Nora, la protagonista del libro di Amalia Bonagura, è una di loro.


Nora è un progetto, uno spettacolo teatrale (Nora – Oltre il Silenzio andato in scena con la regia di Bruno Cariello), e un libro Nora: il silenzio deve tacere uscito grazie alla sensibilità di Iuppiter, un editore coraggioso. Tre modi possibili per non girare la testa dall’altro lato, per resistere all’abitudine. Amalia Bonagura da tempo si occupa, anche attraverso il suo lavoro presso il Ministero dell'Interno, dei fenomeni di tratta di esseri umani, abusi sui minori e violenza di genere. Anche per questo ha scelto di non tacere.

Nel romanzo, Guido è un bravo avvocato colto 48 ore prima di un processo il cui esito sembra già scritto: Guido difende un uomo, il marito di Nora, che non ha ucciso la moglie, caduta dalle scale per un tragico incidente. Questa la linea difensiva.

Mentre prepara la sua arringa finale, intorno a Guido, si muovono tre figure femminili: Lucia, sua giovane figlia, armata di una acuta forza di analisi, della voglia di andare fino in fondo; Ada, la madre dell’accusato, con le sue paure e la sua vita trascorsa a nascondere la verità anche a se stessa; ma soprattutto Nora, una voce, un fantasma persecutorio che si incarna in un diario attraverso cui prende forma una storia di lunga e sistematica violenza. Lasciami respirare ripete Nora a un Lui che non ha nome perché in fondo potrebbe essere un qualsiasi uomo, fin quando non ha più respiro per dirlo. Eppure da morta Nora parla più che da viva, parla alle coscienze per ricordare che non è possibile tacere. Parallelamente alla costruzione della sua linea difensiva, anche Guido deve affrontare il tarlo della gelosia e del sospetto nei confronti di una moglie assente (fuori casa per lavoro), troppo indipendente e brava. Amalia Bonagura disegna con raffinatezza psicologica l’animo di Guido, un animo in bilico tra l’amore, che coincide sempre con il rispetto della libertà dell’altro, e la tentazione di lasciarsi andare a uno schema tradizionale dei rapporti tra maschile e femminile.

È Lucia, che ha nella sua giovinezza il seme del futuro, a raccogliere il respiro di Nora: Certo, è così: io non c’entro, tu non c’entri! Forse dormiremo male stanotte, tu ed io, agitati, sconvolti, ma poi passerà, proveremo a dimenticare, a vivere come al solito. Ci proviamo, vero? Magari ci riusciamo.

Sono parole pesanti come pietre, urlate o sussurrate affinché nessuno rivolga il viso altrove. 





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