Chi to' fa fa
Una storia dai vicoli di Napoli
di Amedeo Forastiere
La sirena Parthenope si innamorò del fiume Sebeto. Napoli è sempre stata la città dei tanti misteri, antica colonia greca, cumana, 500 a.C. Sicuramente il dominio spagnolo e francese hanno inciso molto sul dialetto, tuttora frasi tipiche furastiere” fanno parte del nostro linguaggio. Non voglio parlarvi né di Parthenope né di Neapolis, ma di una storia che pochi conoscono, fatta di vicoli e di bassi, quando c’era tanta miseria e in estate per il troppo caldo la gente di notte dormiva con le porte aperte.
T’accumpagno vico vico, sulo a te ca’ si’ n’amico… E te porto p’’e quartire addo’ ‘o sole nun se vede…diceva una canzone di Claudio Mattone. I vicoli in cui vi porto sono quelli del quartiere Sanità, e lo faccio per raccontarvi la storia di uno dei tanti personaggi di quella Napoli che ahimè non esiste più. Il quartiere che diede i natali a Totò, ispirò Eduardo de Filippo a scrivere: Il sindaco del rione Sanità, Antonio Barracano, un personaggio realmente esistito (nella realtà con nome diverso).
Vi porto in via Santa Maria Antesaecula, dove nacque Totò al civico 109, il 15 febbraio del 1898. Proseguendo per questa strada verso piazza della Sanità, sulla destra c’è il “vico Carlotta ai Cristallini”. Un vicolo strano perché finisce su di una lunga scalinatella che porta in via Cristallini. Al civico 5, in uno dei tanti bassi, abitava donna Cuncetta. Il suo era uno dei pochi bassi puliti, anche se le imposte consumate dal tempo, pioggia e sole avevano trasformato il colore originale in verde pastello. La tendina ai vetri della porta d’ingresso, di cotone bianco ingiallito, con ricamo di fiori rossi, dava quel tono elegante del tempo fu. A donna Cuncetta fu riconosciuta la pensione di vedova di guerra per il marito Gennaro, dopo molti anni durante i quali il Ministero della Difesa lo riteneva disperso in Africa. Il marito, soldato del corpo misto, al comando del generale Rodolfo Graziani, era conosciuto come il macellaio di Addis Abeba nel 1937 per la conquista del posto al sole. Dopo un sanguinoso attacco dei ribelli abissini durante il quale ci furono numerose esplosioni, il corpo non fu mai ritrovato.
Donna Cuncetta viveva da sola con l’unico figlio. Non si era risposata dopo la morte del marito, lei diceva che nella sua vita c’era stato un unico grande amore, quello per Gennarino suo marito. Dal matrimonio nacque un solo figlio, che il padre non riuscì a vedere: quando fu chiamato per la conquista del posto al sole, la moglie era al terzo mese di gravidanza. Il bambino nacque in un ricovero del quartiere, quello detto dint’ o’ monte, a pochi passi dal vico Carlotta ai Cristallini. Un’enorme grotta nel tufo di Capodimonte, mentre fuori gli arerei americani bombardavano.
Donna Cuncetta da ragazza faceva la camiciaia, dopo la morte del marito riprese il suo vecchio mestiere. Con la pensione da vedova di guerra riusciva a pagare a malapena il fitto di casa e a mettere a tavola un solo piatto. I soldi non bastavano, così riprese a fare la camicia. Voleva crescere il figlio, in modo che non gli mancasse niente. Doveva studiare, per lei che aveva la terza elementare, giusto quanto le bastava per mettere la firma al ritiro della pensione ogni mese alla posta. Che il figlio studiasse era importante, una sorta di riscatto.
Il nome del figlio, quello vero registrato all'anagrafe, nessuno lo conosceva, avendo frequentato la scuola fuori quartiere la madre non voleva che il figlio facesse amicizia con i ragazzi del vicolo. Donna Cuncetta lo aveva sempre chiamato, e come lei tutto il vico Carlotta: chi to’ fa fa…per ogni cosa che faceva il ragazzo la madre diceva sempre: chi to’ fa fa’, lascia sta’. Per quel figlio, che lei adorava come un principe, fece di tutto per farlo studiare, diceva: almeno la quinta elementare la deve prendere. Nel quartiere la media delle persone non superava la quarta elementare. Il figlio, nonostante il soprannome che la madre gli aveva dato, superò ogni proposito e aspettativa, sia della madre che dei vicini di basso.
Chi to’ fa fa’ si diplomò in ragioneria. Ma nessuno lo chiamava ragioniere, per il vico Carlotta ai Cristallini era sempre chi to’ fa fa’. Dato il livello di cultura molto superiore alla media dei residenti, la madre non voleva che il figlio facesse il meccanico, il carrozziere, l’idraulico, il muratore (questi erano i mestieri ai quali di solito i ragazzi del vicolo venivano avviati, quelli che si erano fermati alla quinta elementare). Dopo il diploma, il figlio di donna Cuncetta cercava lavoro, ma ad ogni proposta la madre, non ritenendola all’altezza del titolo di studio, gli diceva: Chi to’ fa fa’, lascia perdere, tu tiene ‘o diploma, si raggiuniero!
Era un ragazzo educato, bello, alto, occhi verdi, capelli neri molto folti con brillantina e la riga sulla destra, sempre rasato, vestiva con camicia bianca abbottonata fino al collo senza cravatta: alquanto strano per quegli anni in cui erano sbarcati i Beatles, i primi esemplari di capelloni. Frequentava la chiesa di Santa Maria Maddalena, era molto amico del sacerdote, padre Vaccaro, ministro della chiesa rigido e severo. Non trovando lavoro meritevole per il titolo di studio, decise di collaborare con il sacerdote e dare lezioni private ai ragazzi del quartiere, carenti in matematica. Il classico bravo ragazzo tutto casa e chiesa, non frequentava i suoi coetanei capelloni che si riunivano la domenica in qualche casa per ballare i ritmi yé-yé, rock and roll, arrivati dalla lontana America. Le domeniche le passava sempre nel basso con la madre, insieme ascoltavano alla radio la cronaca della partita del Napoli. Entrambi tifosi, per donna Cuncetta seguire la squadra significava ricordare il marito Gennarino, che non si perdeva una partita da quel lontano primo agosto del 1926 quando l’industriale napoletano Giorgio Ascarelli fondò l’associazione calcio Napoli; diventata poi nel 1964 SSC Napoli.
Qualche male lingua del quartiere, che non manca mai, non vedendolo trattenersi con qualche ragazza, diceva: chi to’ fa fa’, ma fosse un poco’ fru frù? Sì, insomma avete capito, il tipo a cui non piacciono le donne. Di questa storia non c’è molto da raccontare, vite anonime, fatte di persone mai spostate dal proprio quartiere, era quello tutto il loro mondo. Gente tranquilla, discreta, riservata, rispettosa, nessuno mai domandava a donna Cuncetta come realmente si chiamasse il figlio, per tutti del quartiere, anche per padre Vaccaro, era chi to’ fo fa, e bastava così, un po’ come dire: una parola è poco e due son troppe! Le giornate d’estate di caldo africano, la gente del vico Carlotta ai Cristallini la notte dormiva fuori ai bassi sulle sedie sdraio, perché nei monolocali non si respirava, diventavano dei veri e propri forni, aperti, spalancati tutta la giornata, 24 ore su 24; oggi si direbbe, full-time. Era agosto, Margaretella, personaggio tipico del vico Carlotta ai Cristallini, aveva tanti figli che nemmeno lei sapeva quanti né fossero, se qualcuno le domandava, rispondeva: io so’ anarfabeta, un saccio cunta’!
Passando davanti al basso di donna Cuncetta, Margaretella notò subito qualcosa di strano, con quel caldo così forte, perché il basso di donna Cuncetta era tutto chiuso? Dopo un attimo di esitazione spinse la porta del basso e trovò, chi to’ fa fa’, seduto vicino al letto della madre che piangeva. Era morta donna Cuncetta, così d’improvviso, passando dal sonno alla morte. Tutto il vico Carlotta ai Cristallini si riversò nel minuscolo monolocale cercando di dare conforto al figlio rimasto solo.
Dal giorno dopo la morte di donna Cuncetta, tutti a domandarsi: mo’ come farà, chi to’ fa fa’ tutto solo?
Dopo due settimane passate chiuso dentro al basso, anche chi to’ fa fa’ se ne andò. Raggiunse la madre. Il parroco di Santa Maria Maddalena, don Vaccaro, grande amico del figlio di donna Cuncetta, fece stampare pochi manifesti che annunciavano la morte del giovane. "Oggi 28 agosto 1964 si annuncia a tutti fedeli del quartiere che si è spento Edmondo de Paolis (detto: chi to’ fa fa’". Con quello manifesto, don Vaccaro svelò a tutto il quartiere il vero nome di chi to’ fa fa’. Scoprire che il giovane figlio di donna Cuncetta, avesse un nome e cognome tanto diverso dai soliti, uno importante Edmondo de Paolis, fu enorme sorpresa per tutti quelli del vico Carlotta ai Cristallini.
Ragazzi, alla prossima.