La fine di un amore sotto una luna ruffiana
Non smettete di corteggiare le vostre donne, anche dopo la "conquista"
di Amedeo Forastiere
Quella che sto per racconatre è una storia vera che può far riflettere sul comportamento che adottiamo con la persona amata. Pochi giorni fa incontro un vecchio amico, Felice, innamorato pazzo di una bella ragazza castana. Emanuela, elegante, snella, alta, simpatica. Due corpi e un’anima, diceva una vecchia canzona, e loro erano proprio così, una sola persona.
Mi sorprendo nel vederlo senza la sua bella amata. Sarà l’età, ma sto diventando sempre più curioso, voglio sapere tutto degli altri, sia cose belle che brutte. M’incuriosiscono soprattutto le storie d’amore, quelle che durano una vita e quelle che finiscono presto, spesso senza un vero motivo.
Così la prima domanda che gli faccio è: Felice come mai da solo? Tutto bene con Emanuela? Lui abbassa lo sguardo, spinto dalla tristezza, e risponde: Solo, perché con Emanuela è finita. Mi ha lasciato.
Non gli domando nient'altro, ha l’espressione molto sofferta. Così lo lascio libero di decidere se raccontarmi o no com’è finita la storia d’amore. Con gli occhi rivolti verso il basso, mi racconta.
Confesso e riconosco che la colpa è mia. Ero così sicuro della nostra storia, così certo che tutto andasse bene che non mi sono mai domandato se Emanuela fosse felice o no. Tutto normale, scontato, forse senza emozioni, senza fantasia. Convinto che fosse normale, due persone che si amano non hanno niente da chiedere alla vita.
Lo seguo senza interromperlo, ma non riesco ancora a capire perché quella storia d’amore, così salda, sia finita.
Quando decisi di conquistarla lo feci senza un attimo di respiro. La corteggiai in tutti i modi: quelli classici, i fiori, e quelli moderni, l’ultimo CD. Volevo che a tutti i costi diventasse la mia donna per tutta la vita, l’unico, vero, grande amore. Dopo mesi passati ad aspettare, telefonate fino a notte inoltrata, arrivò il tanto atteso sì. Mi sentivo l’uomo più felice al mondo, la donna dei miei sogni mi aveva detto finalmente sì. L’avevo conquistata.
L’errore che facciamo spesso noi uomini è convincerci che dopo aver conquistato una donna sia fatta, ormai è nostra, continuare corteggiarla, a che serve? Tempo sprecato!
Un altro errore è quello di isolarci da tutti, credevo che noi fossimo il mondo. Poche feste, quelle strettamente necessarie in famiglia, gli onomastici, i compleanni.
Un giorno, dopo tanti anni, incontro un vecchio amico di liceo, Armando. Ero con Emanuela, lui la guardò con un certo interesse, o almeno così mi sembrò, e mi ricordai che Armando aveva sempre avuto la fama del dongiovanni. Non ci feci tanto caso, Emanuela è stata sempre una bellissima ragazza, un uomo sensibile al fascino femminile non può esimersi dal guardarla.
In poche parole ci invita all’inaugurazione del suo nuovo appartamento in via Petrarca, con terrazzo panoramico sul golfo. Ti confesso che in primo momento non volevo accettare l'invito, ma quando il mio amore sente il nome del poeta, accetta subito.
Così andammo alla festa. Non conoscevo nessuno, tranne il fratello e la sorella di Armando. Emanuela indossò un abito nero stretto e leggermente scollato, tacchi forse sessanta, capelli raccolti, leggero trucco, con la sua classe, credimi, era un incanto. Tutti la guardavano, gli uomini con ammirazione, e le donne con un pizzico d’invidia.
Parlava con chiunque pur non conoscendoli, sempre con il suo inconfondibile sorriso, conquistò tutti, diventando la vera star della serata. La vedevo felice, la festa le piaceva, tutte persone gradevoli. Nel pieno svolgimento della serata, notai un tizio, alto, moro, sui quarant'anni, si era presentato come avvocato penalista. Di nascosto la osservava, lei vicino a me diventò nervosa, quasi come se la mia presenza le desse fastidio.
Il penalista non le toglieva gli occhi da dosso, a dovuta distanza per non farsi scoprire la guardava con interesse. Io tra le occhiate furtive del penalista e il nervosismo di Emanuela, avvertivo il mio cuore che si riempiva di pianto. Non mi ero mai trovato in una situazione così imbarazzante, con Emanuela tutto era sempre stato tranquillo, trasparente.
Poi l’avvocato si avvicinò, passò all’attacco e cominciò a parlarle. Non ti so dire di cosa parlavano, mi allontanai, andai al tavolo dei vini dove c’era un ottimo rosso siciliano.
Lei rideva divertita alle probabili sciocchezze del penalista - di solito noi uomini quando vogliamo conquistare una donna ci inventiamo le cose più sciocche pur di strappare un sorriso, spesso funziona.
Poi porgendole il braccio la portò fuori al terrazzo. Era una serata stupenda, la luna si era messa tra Punta Campanella e Capri, riflettendo tutta la sua luce sul mare calmo. La cornice ideale per recitare il ruolo del romantico e conquistare una donna. Volevo intervenire, ma rischiavo di fare l’innamorato geloso, così lasciai andare. Lei ascoltava divertita, rideva, la festa era appena cominciata ma per me era già finita.
Ti confesso che non la riconoscevo, e mi domandavo rodendomi il cervello: «Ma è lei, la mia Emanuela?» Lui sapeva tentarla con maestria, lei lo incoraggiava, non faceva la trattenuta. Decisi di andarle vicino, lei ne fu seccata, lui di nascosto le sorrideva, lei parlava forte, chissà perché, lui la corteggiava malgrado me. Io tra di loro non parlavo mai, mentre il cuore ormai era gonfio di tristezza.
Avevo visto che la fine di tutto quanto era lì, nella cornice di quella luna ruffiana che si dondolava tra l’isola dei poeti, Capri e il promontorio degli innamorati, Punta Campanella. A notte fonda andammo via. Durante tutto il tratto di strada da via Petrarca in via Cilea dove lei abitava, si spense, non disse una parola, un forzato buonanotte uscendo dall’auto.
Il giorno dopo mi mandò un messaggio: «Credo di aver trovato il vero amore, l’uomo che mi fa sentire donna. Non cercarmi, sarebbe inutile, e imbarazzante».
Questa storia triste ma vera mi ricorda una vecchia canzone di Charles Aznavour, Ed io tra di voi, del 1970, scritta da Giorgio Calabrese. Ebbe molto successo, ma quella era una canzone. La storia del mio amico Armando sulla fine dell’amore con la sua Emanuela, è storia vera.
Morale di questo triste episodio: mi rivolgo ai maschietti, a tutti quelli che hanno una donna, compagna, fidanzata o moglie, non smettete mai di corteggiarla. Fatelo quando lei meno se lo aspetta. Tutte le donne amano essere corteggiate, le fa sentire donne e desiderate.
Alla prossima ragazzi.