Il ritorno di Denis Carbone

La notte non esiste è il secondo capitolo delle avventure dell'ispettore di Angelo Petrella

    di Giordana Moltedo

Dicembre, con le sue festività natalizie intrise di una felicità apparente, è il mese perfetto per le nuove indagini dell’ispettore Denis Carbone, personaggio ideato dallo scrittore, sceneggiatore e traduttore napoletano Angelo Petrella. Dopo la prima indagine, Fragile è la notte, pubblicata nel 2018 dalla Marsilio, sempre per la stessa casa editrice è da poco uscito il volume con la seconda indagine che ha per protagonista Carbone, dal titolo La notte non esiste. I primi due volumi, così come riportato nel risvolto di copertina, sono stati già opzionati per trarne una serie tv. 

Entrando nel cuore del secondo romanzo, l’indagine che l’ispettore del commissariato di Posillipo dovrà affrontare, muove dal ritrovamento del corpicino seviziato di una bambina nigeriana, Salimah. La visione di quella bambina porterà la memoria di Carbone addietro nel tempo, alla scomparsa di sua sorella Alice. Ma quello di Salimah non sarà l’unico omicidio. Come in un crescendo, Napoli e la Provincia saranno funestate da una serie di omicidi di altri bambini, e ciò minerà la “tranquillità” dei cittadini intenti a rispettare la ritualità delle feste natalizie. Riti natalizi che non sembrano toccare i protagonisti del giallo, che appaiono come imbrigliati nelle tele del passato e in luoghi dimenticati da Dio, dagli uomini e soprattutto dagli uomini dello Stato, troppo occupati nel soddisfare altri tipi di riti finalizzati a sancire un'altra tipologia di sacralità: quella dei propri poteri. 

Pagina dopo pagina il lettore, seguendo i ragionamenti da segugio dell’ispettore Carbone, si troverà immerso in una situazione dove ad emergere sarà il torbido, la cui atmosfera  diventerà ancora più cupa, per via dei luoghi e delle zone nelle quali si snoderanno le indagini. Denis si troverà, ad esempio, nelle Salicelle di Afragola, a Licola e in quella che una tempo era la gloriosa Castel Volturno, nel romanzo descritta come «un pezzo d’Africa trapiantato nel cuore dell’Europa […] l’Africa peggiore: quella della miseria dei riti vudù e della gente prigioniera di un male incurabile». 

Il giallo di Petrella si muove partendo dagli ultimi per poi addentrarsi nei meandri di quel potere che sembra fondarsi sull’invisibile, ma non tralascia mai i delicati equilibri che si vengono a creare in un commissariato e nel rapporto di questo con la Questura e le vicende umane e personali che toccano Denis, in particolare il suo rapporto con Laura. Il tutto viene calato in quelli che sono i tratti caratteristici dei partenopei, disegnati tra parcheggiatori abusivi e quella tipica curiosità del napoletano di fermarsi e soffermarsi in ogni luogo e in ogni dove accada un evento. 

La somma dei luoghi e delle relazioni umane, tratteggiate in una sintassi fluida e dal ritmo incalzante, permettono a un ispirato Petrella di muovere un’altra pedina durante la lettura del romanzo: il lettore, sabotando tutte le  intuizioni che lo stesso avrà nel corso della lettura.





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