Quando l'uomo sfida e mortifica la natura

Gli insegnamenti che derivano dalle conseguenze del maltempo

    di Amedeo Forastiere

Un fenomeno che accade speso dopo l’estate è vedere Venezia allagata. Piazza San Marco, la più conosciuta al mondo per la sua bellezza. Musa ispiratrice di tanti poeti, si trasforma in un campo di disperati che combattono contro l’acqua. Con forza prepotente, violenta, entra dappertutto, senza bussare. Quest’anno il maltempo è stato spietato, non ha risparmiato nemmeno il sud: Calabria, Sicilia, Basilicata. Località non abituate ad avere l’acqua alta per le strade e nelle piazze. I titoli dei giornali hanno dato poco risalto alla notizia di un Sud violentato dalla pioggia. Venezia fa più notizia. Certo, che è stato veramente impressionante vedere quelle poche persone che giravano nella piazza dello storico Carnevale con gli stivali da pescatori di fiumi. Come è triste Venezia di sera la laguna si fa dell’ironia, d’avanti a quella luna. Addio gabbiani in volo che un giorno salutaste. Cantava così Charles Aznavour nel 1964.

I veneziani non hanno voglia nemmeno di parlare, mai l’acqua aveva raggiunto un metro e sessanta di altezza. Tra i tanti giornalisti che intervistavano sono rimasto colpito da una giovane ragazza della Rai. La cronista che si aggira tra i vicoletti, entra in una vecchia bottega dove si costruiscono le gondole. C’è un vecchio, ma molto vecchio, che cerca di recuperare i ferri del suo antico mestiere. I legni pregiati, danneggiati dall’acqua del mare che ha invaso l’intera città e tutta la sua bottega. La giovane giornalista con aria ingenua domanda al vecchio falegname: Cosa ha provato quando ha visto la sua bottega completamente allagata? Il vecchietto non risponde subito, ha un’espressione come se le volesse dire: ma che domanda mi fai? Poi guarda la sua giovane età e le risponde: In questa bottega ci sono nato e prima di me mio padre e mio nonno. Tutta la mia generazione ha fatto sempre questo mestiere. Noi siamo i migliori nel realizzare la Forcola. Sa cosa è? La giovane giornalista lo guarda basito, il vecchietto continua: Ho sempre vissuto qui, mai allontanato, nemmeno quando mi sono sposato. Questa bottega è la mia vita, l’unica che conosco. La giovane giornalista intuisce che non è il caso di proseguire, gli mette una mano sulla spalla augurandogli una presta e buona ripresa della sua attività.

Venezia ha una storia strana e molta antica che risala addirittura alla preistoria. Sorge su 118 isole situate nel mezzo di una laguna all’estremità nord-occidentale del Mar Adriatico. Lunga circa 51 chilometri, e larga circa 14. Gli studiosi fanno risalire l’origine della città al V-VII secolo. Le tante ondate di barbari provenienti dal Nord invasero la regione, bruciando e saccheggiando le comunità stanziate sulla terraferma. La gente fuggì davanti ai saccheggiatori e molti trovarono rifugio sulle isole della laguna, meno accessibile ma più sicure. Tutto quello che vediamo oggi nasce dalla paura. Sì, la paura di essere invasi, derubati e violentati, poiché ricca di risorse sia marine sia di caccia. Si produceva molto sale, era considerato l’oro bianco, indispensabile per conservare gli alimenti; principalmente carne, per il rigido inverno.

Bisogna riconoscere che i primi veneziani furono ingegnosi (a volte la paura per vincerla accende l’ingegno). Antichi documenti indicano che le prime abitazioni poggiavano su una fondazione fatta di pali piantati nel fango e di rami e canne intrecciate. Fu così che dalla paura di essere saccheggiato dai barbari, l’uomo per salvarsi, s’impadronì di tante piccole isolette che appartenevano al mare. Pian piano nacque Venezia. Credo, che sia sbagliato cambiare quello che la natura ha creato. Se un fiume ha una certa larghezza, la costa di un mare tante piccole isolette in torno, un motivo c’è. La natura tutto quello che ha creato lo ha fatto con una logica ben precisa. Arriva l’uomo, che vuole sempre cambiare tutto, spesso per speculare. Stringe il letto dei fiumi per costruire, per lo stesso motivo cementifica le coste.

Il mare è bello quando è calmo, anche il fiume che scorre lento frusciando sotto il ponte. Spesso la natura diventa nervosa, per sfogarsi alla violenza subita, provoca temporali, fulmini e saette. Viene giù tanta pioggia, i letti dei fiumi ristretti dall’uomo non riescono più a contenere la massa d’acqua e straripano, allagando la città. Il mare non trova più spazio in torno a sè, invade la piazza. Quest’anno per fortuna non ci sono state vittime. L’uomo ha speculato anche sulla risoluzione del problema con il Modulo Sperimentale Elettronico, (MOSE) doveva respingere le onde alte; non ha mai funzionato. La natura è stata sempre molto intelligente e mai cattiva. L’uomo sempre poco intelligente, e molto cattivo.  Amate e rispettate la natura.





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