Mina canta e adora Partenope
Storia di un'amore tra l'artista e Napoli tra canzoni e teche televisive
di Giordana Moltedo
Poche figure nel nostro panorama artistico e musicale sono diventate delle icone, simboli di una storia, di una cultura e delle evoluzioni sociali e dei costumi che hanno riguardato l’Italia. Volendo racchiudere tutto questo in un nome, potremmo dire semplicemente Mina. L'artista ha compiuto la settimana scorsa ottanta anni e, anche se è dal fatidico 23 agosto del 1978 che si è ritirata dalla scena, la sua musica non si è fermata. Mina pubblica ancora degli album, le sue canzoni sono diventate dei veri e propri classici in grado di raccontare ancora oggi l’Italia e la sua grandezza rivela anche una straordinaria apertura a nuovi generi musicali, pensiamo solo alla famosa foto pubblicata da sua figlia Barbara Mazzini su Instagram, dove si vede Mina di spalle seguire l’esibizione di un giovane rapper venezuelano. La foto di certo non sorprende, del resto Mina incarna colei, che più di tutti, ha saputo interpretare e cimentarsi in quello che il corpus dei generi musicali offre all’orecchio attento e meno attento di chi ascolta la musica. Ma gli ottanta anni di Mina hanno rappresentato un’occasione, non solo per riascoltare dei brani intramontabili ed esplorare altri repertori, ma anche per ritrovare dei momenti televisivi ormai storici e scoprire nuovi aspetti della carriera di Mina, come il rapporto stretto tra la Tigre di Cremona e Napoli.
Soffermandoci su quest’ultimo punto, nella mania di racchiudere ogni storia d’amore con una data e un anno, il legame tra la città e Mina nasce in una sera del 29 settembre del 1960, in uno scenario nel quale Napoli è attraversato da un forte fermento musicale rappresentato da una leva di giovani parolieri e musicisti che si definiscono come la Nouvelle vogue della canzone napoletana. Questi parolieri sono Eduardo Alfieri, Umberto Boselli, Ettore Lombardi, Franco Maresca, Rodolfo Mattozzi, Francesco Pagano, Salvatore Palomba ed Eduardo Taranto. In quel fatidico 29 settembre, al Teatro del Mediterraneo, con i brani composti da quei giovani autori quali Celeste, Nuje e O’ffuoco, Mina incantò il pubblico e anche la stampa dell’epoca. I brani di cui sopra potrebbero rappresentare il simbolo che segna la nascita di un legame di Mina con la città. Legame al quale Mina non mancherà mai di rendere omaggio. Infatti è il 1966 quando la Italdisc, l’etichetta discografica che scoprì Mina, decide di far uscire l’LP Mina canta Napoli. Una raccolta entrata a far parte della discografia di Mina che ebbe, all’epoca, la benevolenza della critica musicale italiana e, in particolare, napoletana.
Eppure volendo trovare un’immagine iconica, in grado di sancire indissolubilmente il legame con la città, dobbiamo voltare lo sguardo al piccolo schermo, riavvolgere i nastri degli archivi e arrivare ad un momento entrato di diritto nella storia della televisione italiana che risale al 1965. Mina è la padrona di casa e il volto dello storico varietà Studio Uno. Sulle note del brano L’uomo per me, Mina chiama in studio il Principe della Risata, Totò. I due danno vita a dieci minuti di puro spettacolo con sketch comici e un duetto avvenuto sulle note di Baciami. E sempre nell’azione di riavvolgere e mandare avanti i nastri, arriviamo ad un altro momento, anche esso storico, che sancisce il ritorno del Principe della Risata a Studio Uno, nell’edizione dell’anno successivo, quella del 1966. Ed è sempre il 1966, quando Mina arriva a Napoli con Se Telefonando. Per raccontare tale storia dobbiamo sempre scavare nelle teche televisive, in particolare in quelle di Carosello, per riscoprire che la famosa frase “B come Barilla” pronunciata alla fine dello spot, è il frutto di una camminata che Mina compie per le strade della città all’inizio dello spot, sulle note proprio di Se telefonando. Le immagini sono di quelle ad affetto, perché Mina irrompe con la sua voce sullo schermo dal tetto della stazione ferroviaria di Napoli, sul cui sfondo compare il Golfo di Napoli. Ma in questo legame di Mina con la città, c’è un luogo importante da non dimenticare, l’Auditorium. Mina si esibì all’Auditorium Rai come protagonista nella terza puntata della prima edizione del 1968 di Senza Rete, altro programma storico della Rai, nel quale vediamo Mina accompagnata da un giovanissimo Giorgio Gaber. E anche qui tra duetti comici con Gaber, Mina si esibì sulle note de Il cielo in una stanza, Cry, Se stasera sono qui, Un colpo al cuore, Amore amore amore , Munasterio ‘e Santa Chiara, Brava, un medley di successi, Deborah e la sigla della trasmissione Finisce qui.
Certo in queste storia con la città ci sono anche delle note di cronaca rosa, ma la cosa più interessante sulla quale soffermarsi è sempre il tributo riservato da Mina alla canzone napoletana, anche quella recente. E così in questo viaggio temporale, non rigorosamente cronologico, si arriva al 1996, anno in cui Mina pubblica un album il cui titolo è emblematico Napoli (Mina). Mina riesce ad imprimere un suo incipit personale a ritmo di jazz e brani registrati in presa diretta,ad alcune canzoni della tradizione napoletana quali Maruzzella, cogliendo al tempo stesso l’evoluzione della musica napoletana incarnata dal blues di Pino Daniele, al quale Mina rende omaggio sulle note di Quando Chiove. Un progetto discografico quest’ultimo che trova il suo compimento nel 2003, quando Mina pubblica Napoli primo, secondo e terzo estratto.
Link utili
https://www.archiviostoricobarilla.com/scheda-archivio/mina-se-telefonando/
https://www.raiplay.it/video/2017/12/Senza-rete-Mina-8af922e0-2663-434a-8be5-22a8edaf4ba8.html