Sha’ Dong, a lavoro per i singoli dell’estate

L’intervista a Paolo «Ryo», il leader della band synth pop

    di Vanna Morra

Continua il nostro viaggio nelle “vite sospese” degli artisti che, di fatto, di sospeso hanno ben poco considerato come si stanno adoperando in questi giorni di stop. Con Paolo Ryo, leader degli Sha’ Dong, ho impiegato alcuni giorni prima di riuscire ad organizzare questa intervista, perché “sembrerà incredibile ma da quando #restoacasa ho meno tempo di prima”, mi ha detto quasi imbarazzato il cantante della band Synth Pop. Con “Ryo” e Paolo Convertito, il chitarrista del gruppo, ci siamo incontrati esattamente due mesi fa a Sanremo2020. Si sono esibiti più volte nella vetrina di Yamamay e Carpisa, che in quei giorni di kermesse diventa la postazione ufficiale di Radio Marte, situata al centro di Via Matteotti, a 200 metri dal Teatro Ariston. Il mio desiderio per loro è che quei metri possano ridursi fino al palco dei sogni e che prima o poi le loro esibizioni possano contendersi un posto sul podio della classifica. Sono bravi gli Sha’ Dong, così bravi che durante i loro mini concerti nello store sanremese, il pubblico che assisteva mi chiedeva in che serata fossero in programma al festival. “Che peccato”, erano le risposte quando gli dicevo che non erano tra i cantanti in gara. Se non li conoscete vi invito a cercarli sui loro canali social, vi rapiranno. Nel dopo Sanremo l’agenda dei loro live era bella folta ma poi, ci siamo fermati…

 

Ciao Paolo, sei stato a Sanremo in una versione dimezzata degli Sha’ Dong.

Più che una versione dimezzata, la definirei “ecosostenibile”! Scherzi a parte, sarebbe stato difficile esibirsi in band completa nella situazione prevista, quindi la soluzione in duo è stata un po’ una scelta obbligata. Magari l’anno prossimo ci torneremo tutti!

L’inedito che hai scritto praticamente qualche ora prima di arrivare nella città dei fiori, che ha ancora un titolo provvisorio, è una canzone che racconta una nuova fase della tua vita e la ricerca della felicità nelle cose semplici…

Con il passare del tempo tendiamo a divenire più disincantati, meno entusiasti. L’immaginazione e il sogno lasciano spazio al calcolo e alla concretezza, è naturale. Questa però è una dimensione in cui riesco a rivedermi solo parzialmente. Ho pensato di partire proprio da questo disagio: “Ho perso la capacità di immaginare”. Da lì provo a raccontarmi per come sono oggi, partendo dalla metafora della partita a nascondino, dapprima in maniera velata, poi mettendomi sempre più a “nudo”. Il bisogno di innocenza, lo scorrere del tempo, il mio cercare di ancorarmi ai sentimenti più forti per non sentirmi perso nel cambiamento.

E lo stop è arrivato in un momento in cui eravate nel pieno dei live...

Purtroppo in un periodo cruciale per il nostro lavoro, dove si fanno anche i calendari per gli eventi estivi. Come quasi tutti i settori lavorativi, il nostro ha subito un totale arresto.

L’ultima cosa che hai fatto prima di #restareacasa?

La sera prima che tutto si fermasse suonavo in un locale, con dei miei cari amici e bravissimi musicisti, gli “Absolute Toto”. Il clima era già teso: la gente avvertiva il fatto che quello che stava succedendo nel nostro paese fosse qualcosa di strano e senza precedenti.

La prima cosa che farai?

Andrò a riabbracciare i miei familiari e i miei amici che, per forza di cose, non vedo da oramai un mese e porterò la mia bambina al parco.

Con chi stai vivendo questa quarantena?

Con la mia famiglia, mia moglie e la mia piccola. La bimba ci tiene MOLTO impegnati fortunatamente!

L’abitudine che ti manca di più?

Il caffè al bar!

#iorestoacasa, la tua giornata tipo?

Mi sveglio, faccio colazione. La mattina aiuto la piccola a fare i compiti. Di pomeriggio do lezioni di canto su Skype, mi dedico alla scrittura, oppure alla realizzazione di qualche video musicale da postare sui social.

E la giornata del tuo stato d’animo?

A parte l’iniziale momento di sconforto, passo parecchio tempo a cercare degli spunti per ripartire. Cerco di immaginare come ricostruirò tutto una volta che questa storia sarà finita, sperando di fare tesoro degli insegnamenti che questa esperienza mi lascerà. Primo tra tutti: niente è da dare mai per scontato.

Come superi i momenti in cui ti senti più giù?

Sono fortunato, la mia famiglia e soprattutto la mia bambina non me ne danno nemmeno il tempo. E poi ho sempre la musica, e i miei allievi. Anche se solamente “online”, io e miei studenti (ed amici) ci siamo fatti tantissima compagnia in questo momento particolare. Mi hanno persino spinto a realizzare per loro un video di “I want to break free” dei Queen. È servito molto a smorzare la tensione.

In tanti affermano che ne usciremo migliori, secondo te è vera questa convinzione?

L’unica cosa che credo sia sicura è che non dimenticheremo mai questo momento. Come dicevo in precedenza, spero che questa sofferenza ci dia l’opportunità di riflettere su ciò che abbiamo sbagliato in precedenza, per cercare di correggere il tiro.

I live sono sospesi ma il bello dei social è che ci si può esibire ugualmente. Ieri, per esempio, insieme a Carlo Fimiani ci hai regalato una versione acustica di English Man in New York…

Era un’idea che avevamo da tempo. Strano che ci sia voluta la quarantena per farcela realizzare! Ecco, nel nostro caso non tutti i mali sono venuti per nuocere. Forse dovremmo realizzare insieme qualche altra cosa.

Consigliaci 3 canzoni che ami da inserire nelle nostre playlist

“Strong”  dei London Grammar, “Let’s Hurt Tonight” degli One Republic e (ovviamente) “Nulla per caso” degli Sha’Dong, scusa l’autoreferenzialità.

E ci mancherebbe! Gli Sha’ Dong stanno scrivendo canzoni nuove?

Certo! Avevamo intenzione di pubblicare qualche nuovo singolo prima dell’estate!

Sai già come o da cosa ripartirai?

Penso di essere già ripartito.





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