Rodari, elogio dello scrittore fantastico

A 40 anni dalla morte, invito alla riscoperta dell'autore del «Libro degli errori»

    di Flora Fiume

Il 14 aprile cadeva il 40simo anniversario della morte di Gianni Rodari. Scrittore, giornalista, pedagogista, amato da tutti i bambini grazie al suo modo meraviglioso di raccontare favole a loro dedicate. Figlio di fornai, il piccolo Gianni ha iniziato la sua carriera di lettore a nove anni, quando, seduto nelle cassette di legno della bottega di famiglia, reggeva un libro con una mano e una fetta di pane e cioccolato con l’altra. Tutti lo conoscono principalmente come l’autore di letteratura per l’infanzia per antonomasia. Le sue favole furono tradotte in moltissime lingue. In Bulgaria, per esempio, ha intrattenuto intere generazioni di bambini con le sue raccolte più famose. “Favole al telefono”, “Il libro degli errori”, “Filastrocche in cielo e in terra”.

Non tutti sanno, però, che nel 1951 Rodari fu addirittura definito “diabolico” dal Vaticano e pertanto scomunicato. Il suo peccato era consistito nell’aver scritto un libro pedagogico “Il manuale del Pionere”. Si trattava del Manuale ad uso delll’API (Associazione Pionieri d’Italia), nata nel 1950 con l’intento di organizzare i ragazzi tra gli 8 e i 13 anni, all’insegna del rispetto per il bambino e per tutte le connotazioni tipiche della sua età, come fantasia e spontaneità. I piccoli pionieri avevano qualcosa di simile agli Scout. Senza connotazione religiosa, ma con una chiara impronta politica socialista. Solo che, all’epoca, la Chiesa Cattolica mirava a mantenere una sorta di monopolio sull’educazione dei più giovani. Per questo coloro che avevano aderito all’API furono oggetto di una campagna diffamatoria e denigratoria. Di qui la scomunica. Rodari comunque continuò la sua carriera di giornalista e scrittore di favole per bambini e dopo diversi anni decise di mettere a frutto il suo rapporto quella che potremmo definire la sua scienza, ovvero “la fantastica”.

Il termine è mutuato da una frase del poeta tedesco Novalis: “Se noi avessimo una Fantastica, come abbiamo una Logica, avremmo scoperto l’arte di inventare”. E così nel 1973 uscì l’unico libro teorico dello scrittore, ad uso di insegnanti, genitori ed educatori, sull’arte di inventare storie, “La grammatica della fantasia” (Einaudi Ragazzi). Qui si ritrovano svelati, e suggeriti agli adulti, tutti i trucchi che egli stesso adoperava per raccontare le storie ai bambini. Tutti usati con cognizione di causa, si potrebbe dire in maniera fantasiosamente scientifica. L’umorismo dell’assurdo, il gioco della dissacrazione dei luoghi comuni, gli stravolgimenti del linguaggio. Tutti strumenti che aiutano a rompere gli schemi del conformismo, liberare la mente dalle catene e consentire alla fantasia di volare. Proprio come ha sempre fatto lui quando provava ad immaginare che se si apre un rubinetto ed esce dell’acqua, è solo perché dall’altra parte c’è un signore che ce la sta mettendo proprio in quel momento. O che una sedia possa dover prendere da sola un tram e per questo saltelli sulle quattro gambe per arrivare prima. O che un letto corra di qua e di là perché è dispettoso e non vuole lasciar dormire il bambino.





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