Negativi urbani, la Napoli antivirus

L'architetto Giuseppe Raimondo presenta il suo progetto evento

    di Adriano Padula

«Le circostanze avverse rigenerano l’artista», così diceva il marchese De Sade. E anche gli architetti. La storia di Giuseppe Raimondo (nella foto), architetto di 35 anni con la passione per la fotografia e i viaggi, ne è la dimostrazione.  In pieno lockdown ha iniziato a studiare i “vuoti” di Napoli, mai così sospesa e spopolata. Ed è arrivato a una semplice conclusione: «Se è vero che la città, così come la conosciamo, rappresenta l’habitat in cui l’uomo vive da centinaia di anni, è altrettanto vero che questo shock mondiale ci ha messo di fronte a un’evidenza: l’insostenibilità dello sviluppo caotico delle metropoli contemporanee».
Questa considerazione è alla base di Negativi urbani, progetto artistico trasversale che, attraverso scatti fotografici, contributi video e giornate di studio tra architetti, artisti ed esperti d’urbanistica, ha l’obiettivo, come si legge nell’articolata presentazione dell’iniziativa, «non solo di ritrarre i vuoti urbani di una città spogliata dal caos quotidiano, ma soprattutto di confrontarli con gli spazi “pieni” della città dopo la quarantena».
 
Fissato il progetto e formato il team operativo - ne fanno parte al momento il videomaker Tony Baldini e la Iuppiter Group -, Raimondo ha le idee chiare sulla via intrapresa: «La mia ambizione è quella di riportare la figura dell’architetto ad un ruolo culturalmente e professionalmente rilevante sul tema della città. Che non si arroghi, però, la responsabilità di creare nuove centri urbani, tra l’altro responsabilità quasi sempre disattesa nel corso della storia, ma che aiuti a comprendere un vero piano di sviluppo sostenibile e democratico per le città del futuro. Discutere e ascoltare le esigenze di associazioni e istituzioni sensibili al tema e sensibilizzare chi ad oggi non lo è. Abbiamo bisogno - prosegue con entusiasmo e consapevolezza del lavoro da fare - di ripartire con un forte impulso culturale che interrompa l’attuale inerzia cittadina attraverso dibattiti, progetti e visioni per capire come poter vivere meglio in futuro. E poi, tengo a sottolinearlo, il progetto ha l’obiettivo di porre la cultura mediterranea, intesa come la vita di quartiere, la realtà di vicinato e la predominanza delle peculiarità naturali su quelle industriali, come slancio economico e culturale per il futuro. Napoli è la porta del Mediterraneo, Napoli come “antivirus” urbano per la città post pandemia».
“Negativi urbani” sarà presentato al pubblico con una mostra-evento nell’ambito della rassegna culturale e sociale “Montedidio racconta”, che si terrà a Napoli dal 3 al 6 dicembre nei luoghi magici della collina di Pizzofalcone. Tra i primi ad aderire al progetto di Giuseppe Raimondo è stato l’Ordine degli Architetti PPC di Napoli e Provincia, il cui presidente Leonardo Di Mauro, attraverso una nota ufficiale, così ha manifestato il suo sostegno all’iniziativa: «C’è un tempo in cui gli architetti tornano a interessarsi delle città. Questo tempo è generalmente segnato da profonde ferite che attraversano trasversalmente tutti i settori socio economici, generate nel corso della Storia da grandi epidemie, da catastrofi naturali o dalle guerre. “Negativi urbani”, progetto ideato dall’architetto Giuseppe Raimondo e da noi patrocinato, torna ad occuparsi di un tema che non possiamo più rimandare, cioè come immaginiamo la città del futuro sulla scorta delle riflessioni che noi tutti e in primis gli Architetti hanno fatto durante il lockdown. Abbiamo la necessità di progettare una vita futura che sia sostenibile e più rispettosa dell’ambiente che ci circonda e di dare visioni concrete che ci permettano di non ricadere più negli errori fatti in passato. E di questi progetti dobbiamo discutere». 





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