Storie e miti dei teatri napoletani

Ottava puntata dedicata al Teatro Nuovo. Da Viviani a Servillo: un luogo dalle mille vite

    di Armando De Sio

Fondato nel 1724 il teatro ha origini nobilissime e per più di due secoli fu frequentato dai nobili di corte e dalla ricca borghesia napoletana. Fu costruito per volontà degli impresari Giacomo De Laurentiis e Angelo Casale. Il progetto fu elaborato da Domenico Antonio Vaccaro, figlio dello scultore Lorenzo. Sul suo palcoscenico recitarono sin dai primi anni pure le compagnie di prosa, anche se è agli spettacoli di opera giocosa che legò la sua fama. L’opera buffa in quello spazio sembrava essere perfettamente collocata e le celebri compagnie di prosa lo elessero a loro palcoscenico preferito.

Il Nuovo fu distrutto da un incendio la sera del 1861. L’architetto Ulisse Rizzi ne rifece le strutture e il teatro riprese a vivere. Nel 1888 fu messo in scena ‘O voto di Salvatore Di Giacomo dando vita al Teatro d’Arte e formando il primo tentativo di Compagnia stabile intenzionata a superare i limiti delle maschere a vantaggio degli approfondimenti psicologici e d’ambiente, ritenuti indispensabili per far nascere e crescere un teatro più moderno. In quegli anni guidava il Nuovo l’impresario Don Pasquale Molinari che si assicurò, con abilissima mossa culturale e commerciale, l’esclusiva delle rappresentazioni delle ottanta commedie di Eduardo Scarpetta: scelta felice e acuta, che portò in teatro un pubblico curioso e nuovo.

Alle commedie di successo si aggiunsero poi, in sapiente alternanza, spettacoli di arte varia che fecero emergere molti giovani astri nascenti del Teatro napoletano. Fu su questo palcoscenico che crebbe e si rafforzò il nome del giovane Raffaele Viviani, che qui incominciò a misurare la sua straordinaria capacità di affascinare il pubblico con i suoi gesti e con la sua mimica facciale. Nel settembre del 1929 salì sulle tavole del Nuovo, nelle vesti di Caio Silio, un giovane comico di successo: Totò. Quasi un anno dopo, nel giugno del 1930 giunsero sul suo palcoscenico i fratelli de Filippo. Eduardo, Peppino e Titina, accompagnati dalla fantasia di Agostino Salvietti, furono gli applauditissimi interpreti di Pulcinella principe in sogno, rivista in cui spiccava il bellissimo atto unico: Sik-Sik l’artefice magico. Nel 1935 un rogo distrusse il teatro.

Solo nel 1985 risorgerà l’attuale Teatro Nuovo, che accoglie gli spettacoli di ricerca e di avanguardia teatrale: nel 1986 Toni Servillo con E, montaggio in forma di spettacolo di alcune poesie di Eduardo, ha sperimentato con anticipo sulle contemporanee tendenze del teatro di ricerca la possibilità di affrontare da attore il tessuto poetico della lingua teatrale napoletana. Riconosciuto come uno dei luoghi storici del teatro di sperimentazione in Italia ha legato il suo nome ad artisti come Annibale Ruccello, che qui ha presentato molti dei suoi lavori, come Le cinque rose di Jennifer, L’ereditiera e Week end; Leo De Berardinis e Enzo Moscato, che ha riversato in questo teatro il suo straordinario universo poetico trasgressivo, misterioso e affascinante, stando sempre al passo con i tempi.





Back to Top