Tv e reality, il telecomando del covid
Dall'Isola dei famosi a Beautiful: cosi' la pandemia ha stravolto i palinsesti
di Eugenia De Luca
John Ellis ha definito l’attività televisiva come consolatoria, ovvero di come tutto ciò che riguardi l’intrattenimento sia, e sia stato, fondamentale per la gente nelle settimane più buie e dure dei primi lockdown. Vediamo nello specifico in che modo la pandemia ha stravolto le produzioni televisive e cinematografiche in lungo e largo. Partiamo dal nostro paese. I mesi di marzo e aprile 2020 sono stati caratterizzati da un continuo di repliche: dalle fiction, ai film per passare poi all’intrattenimento della prima serata e del “dopo tg”; era ancora normale vedere studi televisivi pieni, uno vicino ad un altro e niente mascherine a portata di mano (benché si trattassero appunto di repliche); il distanziamento era sicuramente un qualcosa che non avevamo forse quasi mai praticato o addirittura immaginato. Una prima “pseudo-normalità” è arrivata proprio verso settembre quando le prime produzioni hanno iniziato ad adeguarsi a tutti i protocolli anti-covid.
Il primo reality a ripartire è stato proprio il famosissimo “Grande Fratello”. Pubblico in presenza naturalmente dimezzato, concorrenti ipertamponati con quarantena preventiva annessa. Cinque lunghi mesi… probabilmente la quarantena preventiva è stata solo un assaggio. Successivamente è giunto il turno della tosta “Isola dei famosi”, già rimandata un anno fa. In un primo momento si era pensato di ambientare il game sempre in un luogo caldo ma non troppo lontano, in primis per poter facilitare la produzione, in secondo luogo anche per facilitare tutte le norme anticovid che vengono attuate di paese in paese. Nonostante tutto, anche quest’anno il reality, tuttora in onda, è partito al largo delle coste honduregne. Anche in questo caso tamponi, quarantena e studi televisivi occupati per metà della normale capienza.
Vediamo ora nel resto del mondo reality e produzioni televisive si sono adeguate alla pandemia. In Australia, paese reduce da severissimi lockdown e con percentuali quasi irrisorie di casi covid, la sitcom “The Bachelor” è stata in un primo momento sospesa per un caso sospetto per poi essere ripresa imponendo tassativamente lo svolgersi di scene intime. “Dancing with the stars”, il nostro “Ballando con le stelle”, ha continuato la messa in onda non avvalendosi del pubblico pronto lì ad incitare i gareggianti così come “Australia’s got Talent”, format costretto a posticipare la registrazione al fine di garantire la quarantena per tutti una volta giunti in paese.
Spostandoci in Argentina si è notato un notevole incremento di telespettatori (+30%) nella fascia oraria del prime time; ahimè l’unica telenovela trasmessa è stata costretta a chiudere i battenti per un susseguirsi di problematiche legate all’emergenza. La produzione ha dichiarato poi di essere stata costretta a chiudere il tutto per un solo problema di natura economica. Nel Brasile di Bolsonaro, dove il covid non ha mai fatto paura alla presidenza anche se le vittime per covid sono state e continuano ad essere innumerevoli, le seguitissime telenovelas si sono fermate imponendo anche a tutti i lavoratori del settore (over 60) di procedere in regime di telelavoro. Cosa analoga è avvenuta anche in America Settentrionale dove la longeva ed intricatissima “Beautiful” ha dovuto adeguarsi agli standard anti covid affidandosi a cartonati e bambole gonfiabili per le scene dove i ravvicinamenti personali si rendessero indispensabili.