Ritratti napoletani: Eduardo Scarpetta
Allievo di Antonio Petito, portera' alla ribalta il personaggio di don Felice Sciosciammocca
di Armando De Sio
Personalità dirompente, artista completo, sensualità e gran spirito. Sono queste alcune delle doti che possono descrivere Eduardo Scarpetta, tra i più grandi attori e autori a cavallo tra Ottocento e Novecento napoletano e italiano. Figlio di un funzionario borbonico e di Emilia Rendina, il giovane Eduardo prova subito un gran trasporto per il Teatro e il suo mondo, entrando da giovanissimo nella Compagnia di quello che sarà il suo maestro: Antonio Petito. Ed è proprio nelle commedie di Totonno ‘o pazzo, che Scarpetta interpreterà e porterà a nuova vita il personaggio che farà la sua grande fortuna: don Felice Sciosciammocca. Quest’ultimo da personaggio fisso della Commedia dell’Arte, rappresentava il mamo, l’allocco (sciosciammocca in napoletano antico vuol dire proprio questo), diventa il rappresentante della nuova borghesia napoletana che sta prendendo sempre più un posto di rilievo nella città e vuol ridere di se stessa.
Lasciato Petito, don Eduardo creerà una sua compagnia e comincerà a scrivere il suo Teatro, riducendo le pochade francesi e scrivendo anche degli originali. Il successo arriva con “Miseria e nobiltà” del 1887, a cui seguirono: “ ‘Nu turco napoletano” del 1888, “ ‘Na santarella” del 1889, “ ‘O miedico d’ ‘e pazze” del 1908 solo per citare le più famose. Attorno ad una personalità così grande e complessa non potevano non fiorire una serie di aneddoti riguardanti la sua vita pubblica e privata. Un giorno, ad esempio, tentando di imparare a guidare la sua carrozzella sportiva e, trovandosi imbrigliato nel traffico pieno di carrozze e tram a cavalli, fu redarguito da un vigile che gli gridò: "Impari a guidare!" rispose: "E' chello che sto facendo!".
Durante una passeggiata in carrozza disse al suo cocchiere, Pasquale, di fermarsi per permettergli di espletare un suo bisogno urgente (c’è da dire che Scarpetta aveva un problema renale). Fu però sorpreso da una guardia municipale, che pur avendolo riconosciuto, gli fece una contravvenzione di due lire e cinquanta per oltraggio al pudore. A nulla servì spiegare che si trattava di una necessità clinica, l’attore doveva pagare. Don Eduardo cavò dalla tasca cinque lire, la guardia però non aveva il resto, e quindi Scarpetta gridò al suo cocchiere: "Pascà scendi e fa pure tu!". Anche nel lavoro non mancano gli episodi divertenti. Eduardo Scarpetta aveva un cameriere di nome Mirone. Questi era una persona molto seria e Scarpetta lo utilizzava spesso come comparsa in molte sue commedie, in una delle quali il cameriere interpretava un soldato che doveva restare muto e immobile sotto la porta di fondo. Una sera Scarpetta era particolarmente in vena e tutti in scena scoppiarono in una “ridarella” generale. Tutti, meno Mirone che continuava a rimanere impassibile. Don Eduardo fece di tutto per fargli spuntare un sorriso sulla faccia, ma fu tutto inutile. Allora lo prese per la collottola e gli disse: “Ueh, e tu devi ridere! Si no io che ci sto a fare?!".