Serie A, sette sorelle per lo scudetto
Il torneo perde i top player ma ritrova i supermister. Occhio alle romane
di Davide Martino
Questa folle e sorprendente estate tricolore foriera di successi inaspettati sia in chiave calcistica che olimpica volge al termine e come nella stragrande maggioranza dei cult cinematografici si porta con sé quel pizzico di malinconia per delle serate, in molti casi delle notti, magiche capaci di riaccendere l'entusiasmo popolare grazie alle folli corse di Jacob e della staffetta 4X100, ai salti di Tamberi, alla magia del canottaggio, del judo e in generale di tutti gli sport che hanno dato lustro all'Italia nella lontana Tokio. Ma si sa che il nostro resta sempre e comunque una nazione a vocazione calcistica, sicché guai a dimenticare l'exploit di Londra e il percorso netto che i ragazzi di Mancini hanno compiuto portando a casa l'insperato Europeo che mancava da ben 58 anni.
Spenti i riflettori della ribalta europea e olimpionica ci rimettiamo nuovamente al campionato italiano, impoverito dal massacro del calciomercato che in una sola volta ha ridimensionato tutti i club nostrani con le cessioni in sequenza di Hakimi, De Paul, Lukaku, Donnarumma e Cristiano Ronaldo. Oggi tutte le squadre sono chiamate a invertire la tendenza. Bisogna costruire con idee le nuova fondamenta dello sport nazionale solcando la strada egregiamente tracciata dalla Nazionale di Mancini e ovviando al gap economico con la meticolosa programmazione, capace di creare in casa i campioni da allevare e non vendere più.
Questi ingredienti, tutt'altro che banali hanno però avuto il merito di livellare (forse verso il basso) il nostro campionato che vede ben sette squadre partire quasi alla parti per una lotta di vertice forse mai così scontata. Certo l'Inter resta sempre un gradino sopra in quanto detentrice del titolo, anche se la contemporanea partenza dei suoi top players e di Conte ne ha decimato le certezze. La squadra resta forte e ben allenata, infatti Simone Inzaghi ha la sua prima chance per affermarsi campione. Di pari livello sembra oramai l'altra milanese. Quel Milan che riassapora le notti Champions dopo tanti anni e lo fa con un mix di giovani e meno giovani, ma soprattutto con una struttura societaria e di campo che rappresenta il vero fiore all'occhiello della società. Quanto servono le bandiere. Ci sarebbe la Juventus, ridimensionata dalle prime due giornate di campionato e da un mercato deficitario, ma pur sempre capace di rimonte inaspettate. La partita di sabato al Maradona rappresenta una ghiotta occasione di ripartenza contro il nuovo Napoli di Spalletti.
Veniamo agli azzurri, per molti identici allo scorso anno, ma nei fatti sostanzialmente cambiati. La differenza non è data solo dal cambio di allenatore, ma dalla preparazione estiva, sconosciuta con Gattuso e dall'amalgama che Spalletti ha costruito infondendo coraggio e fiducia a un gruppo che deve necessariamente farsi perdonare l'onta della sconfitta con il Verona all'ultima giornata. Il Napoli negli uomini resta simile, ma come detto acquista nuova esperienza e soprattutto si spera acquista la continuità, tanto mancata, dei suoi attaccanti. Questi ingredienti dovranno fare riaccendere quella scintilla spenta quella lontana notte di maggio, ma che potrebbe riaccendersi in un amen. Le cose di campo narrano dell'arrivo dei soli Juan Jesus, Anguissa e Ounas e della grave perdita di Hysay, il cui prezioso rendimento difensivo si potrà avvertire con il tempo. La rosa è ampia e profonda nel reparto avanzato, dove il Napoli vanta il miglior roster nazionale, ma un poco risicata nei ricambi a centrocampo e sugli esterni bassi. Come al solito resta il rammarico di una società, brava a fare quadrare i conti, ma molto carente in programmazione e idee. La struttura resta basica e le lacune non sono per nulla superate.
Infine restano le due romane e la rediviva Atalanta. La freschezza dei progetti Mourinho e Sarri potrà dare la svolta a entrambe le compagini capitoline che come la piazza di Napoli possono accendersi o deprimersi con facilità disarmante. Certo la differenza di stile e di capacità economiche tra le due realtà è enorme, ma entrambe vogliono dimenticare l'ultima deludente stagione e lo fanno con un mercato che ha riservato più gioie che amarezze. L'Atalanta resta a vera incognita del campionato, poiché sulla carta la squadra di Gasperini potrebbe concorrere per il titolo, ma le belle favole hanno una durata e l'incidente è dietro l'angolo. Gli orobici hanno perso un grande difensore come Romero, rimpiazzato però in maniera perfetta da Demiral, Lovato e completato dall'acquisto di Koopmeiners che si rivelerà uno dei migliori colpi dell'estate.
Gli ingredienti ci sono tutti e nell'anno zero del calcio italiano, quello delle cessione, dei prestiti, degli scambi e dei parametri zero, ma anche quello dell'incertezza, dello spettacolo e dell'Europeo, non resta che sedersi e godersi i match con la sola unica speranza che realmente vinca il migliore.