'Il giornalista deve stare sul posto'

Intervista a Silvia Grilli, direttore di Grazia. L'informazione nell'era dei social

    di Daniele Vargiu

Per Iuppiternews abbiamo intervistato il direttore di Grazia Silvia Grilli. Nata in provincia di Forlì, laureata in lingue e letterature straniere (letteratura americana e letteratura francese), ha studiato a Parigi e a Venezia. Dopo le prime esperienze professionali a La Notte, Il Foglio e il Giornale, è inviata speciale di Panorama in Medio Oriente e in Estremo Oriente. Successivamente per Panorama è stata inviata in America come corrispondente dagli Stati Uniti durante la campagna elettorale di Barack Obama. Tornata in Italia è vice direttore di Panorama, dal 2012 diventa direttore del settimanale Grazia. Ci racconta di come lo ha rivoluzionato inserendo le notizie che prima non avevano spazio. Oggi su Grazia ci sono le “Dieci Notizie Della Settimana” con i fatti della settimana raccontati e commentati, che il direttore afferma essere la parte del giornale più letta in assoluto. Silvia Grilli ci dice che Grazia è attualità e moda: quindi la moda come immagine e l’attualità raccontata nel modo più giornalistico possibile. Grazia è interviste ai personaggi, personalità del cinema, della televisione, della scienza e dei media. Afferma:  “Grazia è per me uno dei mezzi più potenti per avvicinare generazioni di lettori e di lettrici in quanto da più di 80 anni attraversa le famiglie italiane, è passato dalle nonne alle mamme e dalle figlie sino ai nipoti. È un mezzo potentissimo che esiste in altri 25 paesi del mondo: Gran Bretagna, America, Cina, Australia, in Messico, in Spagna, siamo in tutti i paesi dell’Est, in Russia e in Cina, quindi insomma è un brand potentissimo. È l’unico brand italiano che ha conquistato il mondo”.

Come sta e come ha trascorso questa estate?

“Ho sempre lavorato. Dal 9 marzo del 2020 stiamo facendo il giornale da casa con tutta la redazione perché abbiamo un regime di smart working nella nostra azienda che è la Mondadori, questo per quanto riguarda le testate periodiche. Sono stata a lavorare a casa anche questa estate con l’unica differenza che prima sono stata a Milano, mentre nel periodo estivo mi sono spostata in Sicilia dove abbiamo una casa e dove finalmente mia figlia è stata all’aria aperta dopo un anno e mezzo chiusa in casa. Quindi ho passato l’estate lavorando perché siamo sempre usciti regolarmente come settimanale. È stato bello perché comunque c’è la certezza che Grazia esce tutte le settimane e che sia una sicurezza per i lettori anche in regime di pandemia”.

Pertanto nonostante la pandemia abbia bloccato quasi tutte le attività lavorative, il settore del giornalismo ha sempre continuato l’attività?

“Sì, sì, noi non ci siamo mai fermati. Non abbiamo mai smesso con le pubblicazioni. Anzi, abbiamo fatto iniziative straordinarie e abbiamo fatto un numero che si chiama G21 in cui abbiamo raccontato le personalità che ricostruiranno questo Paese. Abbiamo fatto un numero sul Design, e uno sulle donne che sono state una delle categorie maggiormente colpite dalla pandemia. Quindi abbiamo fatto delle iniziative speciali proprio perché la pandemia ci dava l’occasione purtroppo… di sviluppare dei temi molto interessanti”.

Ho avuto modo di leggere su alcuni numeri che avete parlato del tema della vaccinazione. Argomento abbastanza rilevante in quest’ultimo periodo con i No-Vax al centro del discorso che continuano a non fidarsi di questo vaccino.  Lei come la pensa a tal proposito?

“Io ho invitato sempre nei miei editoriali a vaccinarsi dall’inizio. Abbiamo raccontato tantissimo sul vaccino con Ilaria Capua nel numero speciale Ricostruiamo Il Futuro, abbiamo sentito i virologi, i legislatori e anche la commissione sul comitato di emergenza per la pandemia. Abbiamo fatto tantissime inchieste. Nel penultimo numero abbiamo sfatato dei luoghi comuni dei No-Vax, abbiamo raccontato che cosa si propaga nei siti e nelle app che loro frequentano, soprattutto Telegram. Abbiamo raccontato le false credenze, abbiamo riportato come si diffondono le fake news e come si diffondono le minacce, perché come lei sa meglio di me tantissime personalità sono state minacciate dai No-Vax. Allo stesso Bassetti che abbiamo intervistato, ho chiesto di scrivere una lettera ai No-Vax e agli indecisi. Il pezzo di Matteo Bassetti iniziava proprio cosi: «Cari indecisi la prima considerazione che voglio fare è che il vaccino funziona. Ci sono stati dei casi all’inizio con alcuni vaccini che hanno generato confusione. Per esempio Astrazeneca era stato consigliato agli under 60 e poi è stato consigliato agli over 60 dopo gli effetti avversi che ha causato nella popolazione femminile giovane. Quindi quella è stata una confusione che ha generato dubbi comprensibili in una parte della popolazione. Il vaccino funziona. Gli effetti del vaccino positivi sono in grandissima misura superiori agli effetti negativi che purtroppo si sono avuti in alcuni casi gravi…dopo il vaccino Astrazeneca»".

Nella società di oggi dove i social media la fanno da padroni, come può un giornale riuscire a rimanere il centro nevralgico delle notizie mantenendo le sue reputazioni senza cadere nella trappola delle fake news?

“La cosa fondamentale che noi sempre facciamo è verificare le notizie. Quando io facevo la stagista tanti anni fa, in America controllavo la veridicità delle notizie. Chiamavo tutti quelli che avevano rilasciato delle interviste e chiedevo se veramente avevano detto questo, controllavo i dati, controllavo tutto e non pubblicavamo niente che non fosse controllato. La stessa cosa facciamo su Grazia. Controlliamo tutto, controlliamo la veridicità delle notizie, registriamo le interviste, scriviamo esattamente quello che ci viene detto, non scriviamo ipotesi e questo è il giornalismo serio. Purtroppo i social network hanno diffuso con una facilità incredibile e senza controllo le notizie false. Però, devo anche dire che in questo momento Twitter, Facebook e Instagram si sono attivati per bloccare le fake news”.

Dal suo punto di vista è più letto il giornale cartaceo o va maggiormente quello online?

“Allora, noi abbiamo una app che è una app di Grazia dove puoi sfogliare lo stesso contenuto che hai in edicola. Non è ancora molto diffusa tra le nostre lettrici e i nostri lettori perché preferiscono avere il giornale cartaceo e perché è un giornale che rappresenta per loro un momento di libertà personale. Sono soprattutto le donne a prendere Grazia e le donne vogliono avere il momento di sfogliarlo, di toccarlo, leggerlo, guardarlo, quindi diciamo che il giornale cartaceo da noi funziona di più di quello sulla app digitale”.

Un giornalista serve che sia sul posto? È necessario?

“È molto necessario che sia sul posto. Io vengo dalla cronaca. Lavoravo per giornali di cronaca, il mio primo giornale è stato La Notte che era un giornale del pomeriggio che usciva due volte al giorno ed era un giornale di cronaca ed era importante che noi fossimo sul posto. In questo momento dove tutto è informatizzato e tutto è sul telefono, sul computer, si può lavorare anche via Zoom…però è importante essere sul posto.  Le faccio un esempio: un caso di cronaca efferata come quello della povera mamma uccisa a Montecchio Maggiore in provincia di Vicenza essere sul posto, vedere dove è successo, sentire le persone piuttosto che telefonare è importante”.

Ci sono più adulti o ragazzi che scrivono per Grazia?

“Noi abbiamo persone di tutte le età. Abbiamo Elisa Maino che scrive per Grazia che è una adolescente che ha compiuto 18 anni. Abbiamo Michela Grasso che è una giovane donna che ha una rubrica che si chiama: “Lo Spaghetto Femminista” ha 21 anni, studia scienze politiche ad Amsterdam e ha un profilo Instagram che si chiama: “Spaghettipolitics” qui, affronta l’attualità e i pregiudizi contro le donne”.

Come lo si può definire un giornalista?

“Un giornalista secondo me è una persona curiosa che cerca le notizie, va alle fonti, intervista ed è una persona che comunque è onesta. L’informazione dev’essere onesta e le notizie non devono essere inventate per fare clamore. Le notizie vanno capite, lette, interpretate. Seconda cosa… un giornalista deve saper scrivere, quindi deve essere un comunicatore, quindi quelli che scrivono in politichese e in burocratese non fanno un buon servizio ai lettori. A me per esempio viene detto che quando scrivo gli editoriali sembrano delle favoline. Alcuni potrebbero prenderla come un’offesa, io lo prendo come un complimento perché vuole dire che sono facili da capire. Un bravo giornalista deve essere molto diretto anche nella scrittura. Non vorrei citare gli albori del giornalismo…ma uno che scriveva in modo candido e facilissimo era Enzo Biagi ed era il passato e la storia. Ci sono alcuni giornalisti esimi che per seguire il loro ragionamento, bisogna affrontare un percorso a ostacoli. Ecco secondo me non fanno un buon servizio ai lettori”.





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