Sanremo e' un tritacarne di emozioni

Simona Bencini racconta i suoi festival e al prossimo tifa per Elisa e la Ferreri

    di Vanna Morra

L’abbiamo lasciata da poche settimane al centro del “muro dei 100” di “All Together Now”, il talent show di canale 5 condotto da Michelle Hunziker. Spicca lei, spicca più di tutti e spiccherebbe anche se fosse in mezzo al “muro dei mille milioni”. E’ Simona Bencini, esplosiva frontwoman dei Dirotta Su Cuba, la band fenomeno degli anni ’90 che non ha bisogno di presentazioni. A meno di due settimane dal settantaduesimo Festival di Sanremo, che per il terzo anno consecutivo porta la firma di Amadeus, facciamo un viaggio nel passato in quelle “operazioni nostalgia” che tanto ci piacciono. Simona ha calcato il palco dell’Ariston due volte e si racconta, come sempre, senza filtri e con quell’entusiasmo alla Bencini che ogni volta me la fa amare un po’ di più.

Simo, Festival di Sanremo 1997, i Dirotta Su Cuba, all’apice del successo, esordiscono sul palco del Teatro Ariston.

Sono stati anni incredibili, ci volevano tutti e dappertutto ed anche il Festival ci voleva in gara. Siamo stati invitati nei Big, non avevamo neanche una canzone pronta, non importava, ci volevano e basta. Insomma, una bella conferma per noi.

E dal cilindro avete tirato fuori la bellissima “E’ andata così”.

Scrivemmo una canzone ad hoc per il Festival, un mid time raffinato. Ore ed ore passate in uno studio di Dorno (Pv) per scriverlo, nota per nota. Al testo ha collaborato anche Cheope, il figlio di Mogol. Infatti il pezzo è firmato da tutti noi Dirotta, dal produttore Pierpaolo D’Emilio, da Cheope e da Ravasini, un autore che passò dallo studio e ci diede un’idea melodica per chiudere il ritornello. Insomma, eravamo metà di mille! 

Ad accompagnarvi il grande musicista jazz, Toots Thielmans.

L’idea di invitare in gara una pietra miliare della musica jazz, Mr. Toots Thielemans, il più grande armonicista del mondo, fu del nostro produttore. Riuscimmo a prendere contatti con lui grazie a Nanni Zedda, suo amico, che gli parlò bene di noi e ci mise in contatto. Fu molto emozionante, fui io a parlarci per prima. Gli facemmo ascoltare il brano al telefono e lui ci suonò sopra. Gli piacque subito e accettò il nostro invito! La prima volta che abbiamo fatto le prove insieme a Toots, sul palco di Sanremo, l’intera orchestra si è alzata in piedi in segno di grande rispetto e tutti ci siamo commossi di fronte a questo signore di 75 anni, umile e dolcissimo, che aveva scritto una parte importante della storia della musica jazz.

 Come lo hai vissuto quel Festival?

Quel Festival per me, per noi, è stata la consacrazione di un successo avvenuto solo due anni prima e ci siamo entrati come Big. Ero molto emozionata, addirittura impaurita, mi ricordo che l’ultima sera mi sentii svenire poco prima di entrare. Si avvicinò a me Albano e mi fece forza, mentre Rossano mi prese a braccetto e scendemmo le scale insieme. 

Ma dai, ho visto quei video decine di volte e non mi sono mai accorta.

Sanremo è un vero tritacarne di emozioni e di cose da fare. In una settimana fai quello che di solito fai in un anno!!

“E’ andata così” si piazza al dodicesimo posto, a confermare, allora come oggi, che a Sanremo l’importante è esserci non conta sempre la classifica.

Assolutamente sì, l’importante è esserci, essere presenti con una tua canzone, un tuo progetto. Questo genera movimento, lavoro, incontri.

Ti faccio un po’ di nomi del tuo Sanremo ’97. Oltre ai Dirotta Su Cuba esordiscono Alex Baroni, Niccolò Fabi, Caparezza, per citarne alcuni. Dall’edizione precedente arrivano Carmen Consoli, Marina Rei e Sirya. Artisti ancora di successo che rappresentano la generazione della bella musica. Ecco, possiamo dire che i ’90 siano stati gli anni del boom della musica italiana? 

Gli anni ‘90 sono stati gli anni del benessere, esplosivi, creativi. Ma non lo definirei il momento migliore della musica italiana (vogliamo parlare della musica italiana degli anni ‘60 o ‘70?). Sicuramente un periodo magico per noi perchè lo abbiamo vissuto, ne eravamo protagonisti e ne abbiamo molta nostalgia. 

Nel 2005 l’incontro con Elisa, scrivete “Tempesta” e si ritorna all’Ariston nel 2006. Un Festival decisamente particolare, troppo articolato, con eliminazioni tipo “Squid Game” e Simona Bencini solista. Per te che momento e che Sanremo è stato?

Sì, l’edizione non è stata una delle migliori, anzi, credo sia stata quella con gli ascolti più bassi. Io arrivavo a quel Sanremo molto affaticata, con una casa discografica che non mi sosteneva veramente, dopo un anno difficile anche a livello personale. Ero destinata, in realtà, al Sanremo dell’anno precedente, avrei dovuto portare il brano di pacifico “Questa voce”, bellissimo, ero pronta col disco nuovo “Sorgente”, ma Bonolis non mi prese. Rischiai che il disco fosse messo in un cassetto, non lo potevo accettare dopo tanta fatica ed ho cercato così un brano con una firma importante per provarci l’anno successivo. In quel periodo frequentavo i backstage di Elisa grazie a mio marito che lavorava come produttore esecutivo nella sua agenzia di concerti. Ho sempre stimato Elisa ed ero una sua fan. Volevo conoscerla. Ci siamo un po’ frequentate ed una volta presa la giusta confidenza, le ho chiesto se aveva un brano da darmi per Sanremo. Lei fu generosa, aveva nel cassetto un pezzo che s’ intitolava “Temptation” che col mio testo è diventato “Tempesta”. Insomma, grazie a questa collaborazione sono riuscita a partecipare a Sanremo 2006 e a salvare il mio disco con un "repackaging" . Era arrivato il momento del mio riscatto ma, ahimè, non ce l’ho fatta per svariati motivi, fra cui la perdita del mio team per la strada. Avevo lasciato la mia manager perchè avevamo visioni differenti, la mia casa discografica aveva sempre voluto che  facessi altro, insomma mi sono sentita sola. Infatti mi ricordo che chiesi a Sanremo la presenza della mia migliore amica per avere un supporto psicologico. 

Mi racconti invece dell’incontro e del duetto con Sarah Jane Morris?

Avevo conosciuto Sarah grazie a Nick The NightFly durante un concerto a Milano con la MontecarloNights Orchestra, io e lei eravamo ospiti di Nick, era Natale, cantammo insieme “White Christmas”. A Sanremo l’ospite per cantare “Tempesta” inizialmente doveva essere Gino Vannelli. Ebbi un contatto con il suo management italiano, sembrava sicuro, poi a pochi giorni dal festival si rivelò un fake. Iniziai a cercare spasmodicamente un altro ospite italiano ma non lo trovai. Mi salvò un amico che mi diede l’idea di Sarah, la contattammo e lei accettò subito, per fortuna. Il festival era appena cominciato e se lei non avesse accettato, sarei stata davvero nella cacca. Mi ricordo un grande stress per questo fatto, perchè anche qui mi ritrovai da sola a dover risolvere il problema. Sarah fu fantastica, disponibile, rassicurante ed il brano col suo apporto prese una strada ancor più internazionale e decidemmo, questa volta d’accordo con la Warner, d’inciderlo. Nel 2006 io e lei abbiamo fatto poi molti concerti insieme e siamo diventate ottime amiche.

Elisa sarà al prossimo Sanremo, probabilmente è l’artista più clamorosa di questa edizione, l’artista che mai più ti aspetteresti in gara, che ne pensi?

Penso bene. Brava. Si rimette in gioco continuamente. Questo fa bene al Festival. A lei interessa solo fare musica, delle sovrastrutture non le interessa niente, vuole solo fare il suo lavoro. Sarà stupenda come sempre. 

Com’è il cast di Sanremo 2022? 

E’ uno show televisivo a tutti gli effetti e Sanremo, sempre più, deve avere un cast intrigante, furbo, che avvicini al Festival i nuovi consumatori, i giovani, che attiri sponsor, che faccia parlare, che scopra nuovi talenti, freschi, come Francesco Gabbani, Mahmood, Maneskin, Madame, Stato Sociale, I Pinguini Tattici Nucleari, La Rappresentante di Lista. Il fatto che un’Elisa, un Morandi, un Ranieri ci vogliano ancora partecipare, fa bene a loro ma soprattutto al prestigio e alla credibilità del Festival. Non bisogna pensare a com’era Sanremo di una volta. Non lo è più. 

A Sanremo il look è fondamentale, quasi quanto la gara. Tu sei la regina del look, unica nel tuo stile alla Bencini, come si studiano gli outfit per il Festival?

Grazie per la regina del look! A Sanremo io mi sono sempre affidata ad uno stilista che potesse essere in linea con il mio mood del momento e rispecchiasse anche il mood del brano: Gucci nel 1997 e Versace nel 2006.  Ho sempre cercato stile ed eleganza. Non ho mai messo troppo in risalto il mio corpo, l’ho sempre abbastanza coperto con pantaloni e giacche, non ho mai osato molto in questo. Cosa che ho fatto e faccio di più durante i live. Quando calchi un palco così importante ed emozionante, devi stare a tuo agio, il vestito diventa la tua pelle e tu devi pensare solo a cantare. Amo gli accessori (cappelli, scarpe, occhiali, foulard), preferisco osare con quelli piuttosto.

Parlando di “unicità”, vorrei il tuo parere sulle attuali tendenze musicali. Tu sei parte del muro dei 100 di “All Together Now”, un talent dove ancora si cercano voci, per fortuna. Dove sta andando la musica? Non si è persa l’unicità di un’artista e della sua voce? 

Rap, trap, reggaeton non hanno bisogno di belle voci, non c’è melodia! E’ tutto testo. E’ la musica dei social, di youtube, della generazione in corso. Non mi piace ma io faccio parte di un’altra generazione, non la capisco, ho altri gusti. Ma si resta sempre comunque affascinati da belle canzoni, belle melodie e voci. In questo marasma di rapper e trapper, Tosca, per esempio, due anni fa è scesa sul palco di Sanremo come un’aliena e le è cambiata la vita. Per fortuna.  E Adele vende ancora milioni di dischi nel mondo con un piano e voce. Perciò c’è ancora speranza 

Come seguirai Sanremo, gruppo d’ascolto o no? Per chi fai il tifo?

La prima puntata la seguirò con la mia famiglia ed in diretta chat con le mie amiche Silvia Mezzanotte e Mietta. La finale la vedrò a casa della mia amica Syria e suo marito Pierpaolo Peroni, manager di Pezzali. CI SARA’ DA DIVERTIRSI! Faccio il tifo per Giusy Ferreri che è un’amica, artisticamente per Elisa e sono curiosa di ascoltare Mamhood e Blanco.

Prossimi impegni di Simona Bencini e Dirotta Su Cuba.

I Dirotta su Cuba sono congelati, fermi, diciamo pure sciolti.

Nooo, di nuovo?! Che colpo mi dai.

Ahimè, sì. Io quest’anno porterò in giro con LMG 4tet il mio disco di jazz songs inedite “UNfinished” uscito ad ottobre. E chissà che non tenti Sanremo anch’io il prossimo anno. So che non ho chance ma…mai dire mai! 





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