'Io sono fuoco e aria', quando Cleopatra ama

Prosegue il progetto teatrale Congiura della regista Laura Angiulli sull'opera di Shakespeare

    di Armando De Sio

“Io sono fuoco e aria” è il titolo della nuova produzione di Galleria Toledo Teatro Stabile d’Innovazione tratto dall’Antonio e Cleopatra di William Shakespeare, andato in scena per due settimane consecutive il 4-5-6 e l’11-12-13 febbraio. Lo spettacolo rientra nel progetto la Congiura (che a metà marzo proporrà un’altra opera shakespeariana il Giulio Cesare, con la stessa compagnia) è un nuovo capitolo di studio e ricerca della regista Laura Angiulli sull’autore di Stratford-upon-Avon. Tema principale e centrale dell’intero testo è come un amore così intenso e passionale come quello tra Antonio e Cleopatra sia inevitabilmente travolto dal ruolo pubblico che interpretano.

L’ordine mondiale e l’immensa struttura sociale poggiano su due individui del tutto inaffidabili. Tra i due amanti è però Antonio deuteragonista rispetto a Cleopatra: magnanima e indisponente, sempre pronta al riso e a sciogliersi in lacrime, donna ma dagli atteggiamenti da bambina, ingenua e astuta, sensuale, regale e sempre tesa all’infinito. I contrasti luministici presenti già all’interno del testo e sapientemente orchestrati dal disegno luci e dall’illuminotecnica rispettivamente di Cesare Accetta e Lucio Sabatino, contribuiscono a definire meglio i significati metaforici del dramma. Se a Roma e dovunque si annida il potere (riunioni tra capi, generali e concistori segreti vari) la luce scarseggia, in Egitto invece splende un sole abbagliante che si trasforma in allegoria degli stessi eccessi della coppia inimitabile. Cleopatra e Antonio sono posseduti da un’ansia di vivere esibita senza alcun ritegno. Seguendola nella passione come nel linguaggio Antonio sarà capace di trasformare la sconfitta di Azio in una vittoria che ha per premio il bacio della regina d’Egitto.

È la sola Cleopatra però a conservare al momento dell’addio al mondo la sua altezza regale, mentre il triumviro, che pur pronuncerà parole mirabili prima di uscire dalla scena, mostra una certa dose di inettitudine al “suicidio eroico”. La signore d’Egitto, invece, dimostrerà di essere regina in superfice e nel profondo, e donna fino alla fine. Cesare Augusto, grande antagonista della vicenda, è una figura sicuramente più spenta ma dal notevole talento politico e tattico: il suo gioco ha come obiettivo la sconfitta dell’avversario puntando sulle debolezze non solo dei due amanti, ma anche dell’altro triumviro, Lepido. Una volta eliminati tutti potrà finalmente instaurare il suo potere imperiale.

Sullo sfondo girano tanti personaggi, di solito disposti al sacrificio con grande lealtà: basti pensare a Eros e a Carmiana, o Enobarbo (interpretato da un bravissimo Luciano Dell’Aglio, che sa cogliere tutte le sfumature di un personaggio in lotta tra fedeltà e realpolitik). Ottima l’interpretazione di Alessandra D’Elia nel ruolo della grande monarca egiziana, di cui sa cogliere tutte le sfaccettature, come di Antonio Marfella nel ruolo di Marco Antonio e Gennaro Maresca nel ruolo di Cesare Augusto.





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