Batman, il ritorno dell'eroe notturno

Pattinson nei panni del cavaliere mascherato. Funziona il 'villain' Enigmista

    di Mario Vittorio D'Aquino

Erano dieci anni che ci si interrogava su chi potesse ereditare il pesante fardello di indossare di nuovo la tuta e il mantello del supereroe alato, rispolverata solo in apparizioni in film non esclusivi al personaggio (come Justice League).  Infatti dopo l’interpretazione magistrale di Christian Bale nella trilogia de Il Cavaliere oscuro di Christopher Nolan, la quale ha toccato punte di perfezione inarrivabili per un film di supereroi e consacrato il commiato Heath Ledger come uno dei migliori villains della storia del cinema nei panni del Joker, nessuno ha – possiamo dire – osato riproporre sul grande schermo l’eroe di Gotham City.

A risfoderare la maschera più famosa della DC Comics è toccato a Robert Pattinson, attore conosciuto a livello mondiale per la saga adolescenziale di Twilight in cui interpreta un vampiro di nome Edward Cullen. La curiosità è stato proprio vederlo nel nuovissimo film The Batman, uscito nelle sale il 3 marzo e diretto da Matt Reeves, che ha sicuramente aperto un nuovo cerchio dell’epopea del cavaliere alato, nonostante la scelta di riesumare vecchi personaggi che si intrecciano tra passato e presente.

Si riaffacciano sulla scena infatti Selina Kyle (Zöe Kravitz) che fa Catwoman, rimettendo le vesti di donna-gatto indossate da Michelle Pfeiffer nel Batman di Tim Burton, nel quale il rivale è Oswald Cobblepot detto “Pinguino” (Colin Farrell) tornato in pompa magna come luogotenente del mafioso italo-americano Carmine Falcone (John Thurturro), una sorta di Pippo Calò di Gotham, colluso con gli apparati di sicurezza e governo della città. A materializzare il panico tra gli apparati di cui sopra è un altro guess who’s back: l’Enigmista (Paul Diano). Anche per lui il riarrangiamento del nuovo Batman è da interpretare in una chiave diversa e avulsa da quella tutta squilibrata di Jim Carrey in Batman Forever.

Se è vero com’è vero che il film di un supereroe prende valore quanto più il cattivo funziona, L’Enigmista è una figura che nella sua follia ha uno scopo ben preciso, tocca punte di sovversivismo come V per Vendetta ma agisce con la stessa strategia di John Doe di Seven, un serial killer calcolatore che punisce le vittime anche di alto rango cadute nel vortice della corruzione e della lussuria e lo fa in modo cervellotico come Saw. Un quadro criminale da far spavento anche per quelli che provano a combattere la perdizione di Gotham, ripresa con tecniche di inquadratura eccezionali.

Ciò che colpisce è che per la prima volta Batman e Bruce Wayne non sono due personalità diverse, anzi. La maschera che indossa l’orfano del ricchissimo filantropo non è altro che uno strumento che funge da attenuante per trovare la verità sulla morte dei genitori ad ogni costo. È un Batman quasi emo, depresso, riflessivo, poco risoluto ancora più dipendente dalla figura di Alfred, il suo maggiordomo, che assume un ruolo più severo e meno accondiscendente, smorzando così la cieca sete di vendetta di Bruce e difendendolo da scelte fatali.

La regia insiste sulla ‘fallibilità’ del giustiziere mascherato che, prima ancora di essere un eroe, è un uomo. L’accettazione di questo suo lato umano, porterà Bruce ad una maturazione, a una crescita e alla consapevolezza che il marcio che circonda Gotham è molto più grande di lui.





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