Giovani e chiarezza, si riparta da qui

Al nuovo Napoli serve una seria programmazione e un presidente che non dica bugie

    di Davide Martino

La parola non detta o, meglio, le troppe bugie dette e non richieste. Il riassunto mediatico delle ultime esternazioni presidenziali acuisce ed esaspera gli animi di una piazza che merita una parola giusta, alle volte anche con una coccola e non solo proclami di pancia che scaldano eccessivamente l'ambiente, inasprendola. Il Napoli deve avere, ma soprattutto deve imporre la propria programmazione, anche al ribasso, ma che sia studiata e mirata alle esigenze tecnico tattiche dell'allenatore. Esiste una doverosa spending review per tutto il mondo calcistico dopo l'ultimo difficile biennio. Nulla di nuovo. Ma non si venga a parlare di ricerca di vittoria solo per incensare la piccola e fedele pletora di giornalisti presenti al seguito.

La parola, quella essenza fondamentale che se verosimile, in un calcio di sole bugie, basterebbe ai napoletani per guardare con più rispetto una proprietà che ha dato nuovo lustro, ma che mai potrà entrare nei cuori azzurri. Un progetto rinnovato che nasce dagli errori del post Sarri e che oggi ne paga le conseguenze in termini di risultati, ma soprattutto economici, ma pur sempre un progetto da cui ripartire. Sarà poi il campo a confermarne la bontà.

Si tagliano gli ingaggi più pesanti, si salutano i grandi protagonisti del bel gioco e del possesso palla e si sostituiscono con la nuova gioventù, magari meno talentuosa, ma forse più adatta alla evoluzione fisica e arrembante che suggerisce l'Europa. Bisogna comunicarlo, bisogna avere il coraggio di mettere sul piatto tutto, anche a rischio di iniziali e feroci critiche, che comunque oggi per altri motivi non mancano. Potranno diventare applausi se le cose saranno fatte per bene.

Perdere in un solo colpo Mertens, Insigne, Ghoulam, Ospina e forse Koulibaly rappresenta una fisiologica riduzione delle ambizioni che a parere di chi scrive doveva essere perseguita e massimizzata con grandi plusvalenze quattro anni fa. Nessuno ricorda che quel Napoli, poi grande, risorse sulle ceneri di un rigore calciato in curva, di un allenatore esonerato già a inizio anno e di una piazza totalmente sfaldata.

Il calcio non sarà mai una scienza esatta, ma la programmazione e le idee premieranno sempre, a qualsiasi livello. Oggi siamo ancora in tempo per dare fine a questi squallidi teatrini con i giocatori amati dal popolo: "Presidente deve comprendere che non potrà mai essere paragonato all'uomo di campo" e rinsaldare il rapporto con le giuste parole.





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