Il 'Diego Armando Maradona' non e' uno stadio per famiglie

De Laurentiis e la scellerata politica dei prezzi antipopolari dei biglietti

    di Davide Martino

La vittoria ha Napoli ha da sempre rappresentato un unicum invidiato da tutte le piazze per la spontaneità e il folklore capace di unire in un solo metaforico abbraccio azzurro le personalità più differenti della città. Eppure si cerca costantemente di guastare questo ritrovato spirito azzurro con scelte impopolari della società volte a offuscare la grande bellezza del tifo con autoritarie politiche di prezzi e regolamenti d'uso dello stadio che minano il sentimento più verone spontaneo della piazza.

Il Napoli è la grande bellezza del campionato nazionale ed europeo e mai come quest'anno merita lodi e un proscenio degno delle migliori rappresentazioni. Tutto questo però non giustifica la scelta della società che da inizio stagione si trincera nel messaggio di uno stadio rivolto alle famiglie, ma che nei fatti si preoccupa solo della ricerca massima del profitto. Sia ben chiaro, nessuno vieta di massimizzare l'eccelso lavoro svolto, ma c'è sempre un limite da tenere ben presente affinché non si passi rapidamente dagli applausi a scena aperta alla contestazione.

Da anni si culla l'idea di uno stadio teatro rivolto alle famiglie, a dispetto finanche della torcida azzurra che negli anni '80 ha rappresentato il vero vanto del calcio a Napoli, ma nei fatti non è mai stato piantato nulla capace di rendere questo germoglio un effettivo frutto maturo. Va bene l'idea del teatro, ma si parta dal presupposto iniziale che da secoli il teatro rappresenta l'estensione in un unico edificio delle masse, grazie alla differenziazione di posti e settori che ne rendeva fruibile l'accesso anche alle fasce meno abbienti.

Questo concetto sembra essere stato dimenticato dalla società Napoli che nella ricerca costante e spasmodica di massimizzare i guadagni ha travalicato l'ipotetica linea di demarcazione che segnala il confine tra la vil moneta e il rispetto della propria tifoseria. Napoli è la città dell'aggregazione. Napoli è nello stesso quartiere borghesia, nobiltà e popolo. Napoli sono i quartieri spagnoli e gli edifici secolari di via Toledo. Napoli è il borgo di Santa Lucia e il pallonetto. Napoli è il Maradona e il rione Lauro. Napoli non può concepire l'eguaglianza dei prezzi per assistere a uno spettacolo unico nel suo genere, per il semplice fatto che non tutti i settori sono uguali per genere, stile, concetto e semplice visualità.

In passato c'era il settore popolare che in altri paesi è identificato come la standing zone, oggi questa rappresentazione non sembra essere più reale, eppure lo stadio a dispetto del cambio di nome e di un minimo restyling è sempre lo stesso dei tempi del grande Diego. Costringere un padre di famiglia a dover spendere 90€ per un singolo tagliando di curva è una inaccettabile verità che, con la medesima onestà con cui si è censito l'operato societario in sede di mercato, deve essere denunciata con forza.

Il costo non può essere proporzionale per ogni settore e le curve devono restare l'avamposto per quella parte di torcida che interpreta la partita con la passione del tifo e della spinta emotiva e cantata. Ancora più dequalificante è il messaggio lanciato dalla società che in preda all'istersmo del tutto esaurito ha ben pensato di mettere in vendita prima il settore inferiore e, solo a esaurimento di questo, il superiore.

Si vive il paradosso che il tifoso per godere della propria squadra non solo deve indebitarsi, ma addirittura accontentarsi di una visuale modesta come quella accessibile dal primo anello dello stadio. Tutto ciò è inaccettabile poiché la scelta saggia avrebbe dovuto differenziare i costi consentendo una spesa ridotta e accessibile almeno in quei settori da sempre identificati con il popolo, con la massa.

Non si venga più a parlare di stadio volto alle famiglie, perché le famiglie non possono permettersi questi prezzi e questi disagi. Questo Napoli merita la passione e l'affetto di tutti, perché dal 1926 la squadra azzurra è la rappresentazione sul rettangolo verde di un intero popolo scevro da qualsiasi logica di rango e appartenenza sociale. Fin quando la società non si adopererà a questo ultimo sforzo, anche la stagione più bella della storia conserverà una indelebile macchia scura al proprio interno.





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