Un Giappone orgoglioso, perfetto e moderno. Ecco come molte volte viene percepito il paese del Sol Levante. Tuttavia anche la società giapponese ha i suoi esclusi, i suoi discriminati. Sono questi i Burakumin. Essi rappresentano la minoranza più importante del paese e costituiscono circa il 2-3% della popolazione.

" /> Un Giappone orgoglioso, perfetto e moderno. Ecco come molte volte viene percepito il paese del Sol Levante. Tuttavia anche la società giapponese ha i suoi esclusi, i suoi discriminati. Sono questi i Burakumin. Essi rappresentano la minoranza più importante del paese e costituiscono circa il 2-3% della popolazione.

" />

I Burakumin del Giappone

Le minoranze giapponesi, l'altra faccia del Sol Levante

    di Mario Paciolla

Un Giappone orgoglioso, perfetto e moderno. Ecco come molte volte viene percepito il paese del Sol Levante. Tuttavia anche la società giapponese ha i suoi esclusi, i suoi discriminati. Sono questi i Burakumin. Essi rappresentano la minoranza più importante del paese e costituiscono circa il 2-3% della popolazione. Tre milioni di persone circa. Il loro nome significa letteralmente “gente di provincia”, anche se per provincia s’intende il ghetto. Ci sono due tipi di impuri: gli Eta e gli Hinin. Per quanto riguarda i primi, comprendono quelle persone che svolgono un mestiere che ha a che fare col sangue e con la morte, un vero tabù per lo shintoismo. Tra questi i macellai, i conciatori e i becchini. Il secondo gruppo comprende invece le prostitute, i commedianti, gli indovini ed altri ciarlatani. Al giorno d’oggi sono ancora numerosi i Burakumin che vivono ai margini delle grandi città, nei ghetti o nei piccoli villaggi della provincia. Un vero e proprio sistema castale in perfetto stile indiano. Anche il Giappone infatti, come l’India, durante il periodo Edo ( 1603-1867 ), ha avuto una struttura gerarchica suddivisa in base allo sviluppo sociale, l’eredità ed il lavoro d’un individuo. Al vertice di questa piramide vi erano i militari, shogun e samurai, seguiti poi in ordine dai contadini, gli artigiani ed i commercianti. Le persone che non rientravano in tale struttura, erano intoccabili. Tale gerarchia fu abolita ufficialmente nel 1871 e questi senza onore eletti dal destino, furono accolti come nuovi cittadini. Tuttavia, nonostante il Giappone ad oggi sia una delle prime superpotenza al mondo, esiste ancora un tacito pregiudizio discriminatorio. La maggior parte di essi, emarginati, soffre dei problemi endemici che affliggono gli abitanti di qualsiasi periferia metropolitana: violenza, disoccupazione, alcool, droga, analfabetismo ed abbandono scolastico. Si sostiene inoltre che circa il 70% della Yakuza, sia composto da Burakumin. La discriminazione è ancora forte e condiziona fortemente la società nipponica. Esiste una vera e propria distinzione sottintesa tra giapponesi e burakumin, registrata segretamente in alcune inchieste. Sono numerosi i casi di giapponesi che, una volta scoperta la propria discendenza impura, preferiscono suicidarsi, conoscendo la difficoltà che comporta avere questo status. Il contesto attuale sta migliorando con il tempo. Il più grande merito di Takita, premio Oscar al miglior film straniero del 2009 per il suo “Okuribito”, è stato quello di trattare con estrema disinvoltura la storia del giovane tanatoesteta Daigo Kobayashi. Con sensibilità e minimalismo asiatico, è riuscito a trattare un argomento che ancora oggi in Giappone resta un tabù culturale. Inoltre la Sulheisha, associazione nata il 3 marzo 1922, comincia ad avere una grande risonanza per quel che riguarda i dibattiti politici attuali, utilizzando la denuncia come arma di difesa. Denunciando e dichiarando la propria origine, viene ridimensionata la portata di una tale discriminazione. Esiste anche un piccolo comitato nazionale, il Partito di Liberazione dei Bukaru che ha cominciato a reclamare con forza una serie di leggi a favore dell’integrazione nel tessuto economico e sociale del paese. Infine, il budget stanziato dal governo per la causa Burakumin va aumentando di anno in anno. Tutta questa serie di provvedimenti rafforza la convinzione d’una possibile ed effettiva integrazione, rigettando un pregiudizio che condiziona in maniera letale la volontà ed il destino d’una persona.  





Back to Top