La rivincita di Insigne

    di Roberto Bratti

Quanto pesa quella maglia, Lorenzo. Quanto è difficile esserne all’altezza ogni volta.

Dove eravamo rimasti? Due gol decisivi nella finale di Coppa Italia, passati in sordina, quasi dimenticati, schiacciati da cose troppo brutte per essere vere, da fatti che col calcio non hanno niente a che fare.

E poi la convocazione al Mondiale, venti minuti che non incidono nella disfatta collettiva col Costarica. Il ritorno a casa, la sensazione di un’occasione sprecata, buttata via.

Ma sei un professionista, Lorenzo: il primo ad arrivare in ritiro, la voglia di ricominciare, di metterti a disposizione di Rafa. I procuratori, che brutta razza. Il tuo, Fabio Andreotti, dichiara che non sei felice del tuo ruolo. Che sei costretto a fare il terzino, a rincorrere gli attaccanti. Tu, che nasci seconda punta. Zeman rincara la dose. “Con me giocava più vicino alla porta”. Quella però era la serie B, Maestro.

E tu che dici? Tu non parli. Schivo, timido, spesso a disagio. A Dimaro una brutta pagina: c’è la presentazione della squadra. L’addetto alla comunicazione, Nicola Lombardo, ti tratta come un fesso: “Tu che sei lo scugnizziello, dici qualcosa in napoletano, dai fallo per i tifosi”. Ti rifiuti, ti urlano buffone.

Scena evitabile, che aumenta il malumore.

L’andata col Bilbao. Ti mangi un gol clamoroso, dopo sei minuti. Ma corri, torni, ti sacrifichi, fai il lavoro sporco. Esci dopo un’ora. Bordate di fischi. Non riesci a trattenerti. Applaudi ironico, in panchina getti la maglia. Distrutto, deluso, disperato.

Il tifo si divide: Ha sbagliato. No, è colpa degli occasionali, non andava fischiato.

Il campionato comincia male: col Chievo sei tra i migliori, ma quando è il momento di far gol, ti perdi. Il tiro a giro, quel maledetto tiro a giro del tuo idolo Del Piero, spesso finisce in curva.

I tifosi cercano un capro espiatorio. Non ti perdonano niente. Deve giocare Mertens, sempre. Lorenzo sei un bluff. Verratti è titolare al Psg, Immobile fa gol con la pala. Dei tre geni del Pescara a noi ci è capitato il pacco.

Eppure Rafa continua a darti fiducia. Col Sassuolo fai un partitone. Quella fascia la consumi. Chiusure, ripartenze. Ma il tifoso è cieco, spesso ottuso. Ha sbagliato il gol nel finale, perché non lo vendiamo?

Arriva il Torino. Andiamo sotto, gol dell’ex, un classico. C’è tensione. Prendiamo sempre gol alla prima occasione, fatichiamo troppo a buttarla dentro. Un pallone recuperato a centrocampo e Higuain ti mette davanti alla porta. Respiri, il cuore ti batte forte. Prendi la mira, col piede che un po’ trema. Gillet è battuto ma la palla si infrange sul palo. Sulla respinta Il Pipita se ne divora due. Ma gli improperi sono tutti per te.

Ancora un’occasione, pochi minuti dopo. Triangolo volante con Michu, sei di nuovo davanti al portiere. La piazzi sul secondo palo, ma Gillet si supera. Paratone, ma potevi fare meglio. Le bestemmie non si contano. Vorresti scomparire, disintegrarti.

Basta, fai trasì a Mertens! urlano i saggi.

L’intervallo è una tortura, come un film ti ritornano in mente  le occasioni perdute.

Perché non gira? Perché non gira?, ti ripeti come un mantra.

Stai tranquillo Lorè, che prima o poi gira, e nel modo che non ti saresti mai aspettato. Di testa, tu che sei un metro e una vigorsol, su cross baciato di Zuzù.

Adesso puoi piangere Lorenzo, puoi emozionarti, e possiamo emozionarci noi con te.

E allora sali in cattedra, più leggero. Dispensi assist: uno viene sprecato dal Pipita, il secondo è un bacio per Callejon, che ringrazia.

Gol, partita, incontro!

Alla fine ci sono gli applausi, finalmente.

Ti senti come se ti fossi liberato di un peso enorme.

Ma non esaltarti, Lorè.

Nemo propheta in patria.





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