Il giorno speciale

    di Espedito Pistone

Amos si alzò molto presto e già sapeva cosa fare. Era il suo “giorno speciale”, ma non volle cambiare le abitudini che lo accompagnavano da quando aveva deciso di lasciare la casa dei genitori per andarsene a vivere da solo.

Di una cosa si meravigliò e, cioè, di come tutto fosse più chiaro, denso, in quel “giorno speciale”.

Indossò calzoncini e maglietta, infilò le scarpette e dedicò la prima ora a una corsa costante e corroborante. Prima di rientrare rivolse uno sguardo al cielo che gli sembrò più bello che mai, di un azzurro struggente puntellato dal chiarore dei primi raggi dell'alba.

Al rientro Miciatto, il suo gattino dal mantello tigrato si strofinò forte alle sue gambe, a lungo, che sembrava non volersene staccare più. Doccia e colazione furono quasi un tutt'uno. Rapide, come era abituato a fare prima di recarsi a lavoro.

Era pur sempre il suo “giorno speciale” però e, quindi, non era previsto che si presentasse in ufficio. Dopotutto, la sera precedente aveva offerto pasticcini a tutti e li aveva salutati con calore. Così, perché gli era sembrato bello.

Trovò tutto il tempo, dunque, per affidare Miciatto al vicino, e per fare un passaggio in panetteria, dove acquistò due pani dolci e fumanti per papà e mamma. Ebbe solo una piccola esitazione nell'uscire, che lo bloccò per un solo attimo, quando l'odore della farina che lievita, mescolandosi all'aria pulita del mattino, gli riportò alla mente una mattina di trent'anni prima. Al primo giorno di scuola media, solo e abbracciato forte al suo pane dolce e caldo.

Con mamma e papà fu prodigo di attenzioni come sempre. Li coccolò a lungo, trovando mille motivi per farli ridere e ridere con loro. Si ricordò persino di portare finalmente la foto scattata il giorno della laurea. Con lui, sorridente ed elegante, in mezzo a loro. Occhi lucidi mamma e fazzoletto in mano. Impettito e girato verso di lui, il papà.

All'uscita si voltò indietro a guardare il posto dove era cresciuto e si rivide bambino a rincorrere i sogni per le scale strette  bianche.

Decise di mangiare da solo. Una pizza, nello stesso luogo dove aveva conosciuto Marcella. Con lui c'era Aldo, quella volta, l'amico bello e buono. Ma Marcella aveva scelto lui. Amava Marcella e anche Aldo amava Marcella, segretamente. Amos aveva organizzato una cena per quella sera. Per loro tre.

Il pomeriggio del “giorno speciale” Amos volle trascorrerlo in libreria a chiacchierare con i commessi e con gli autori, che gli parlavano dalla quarta di copertina della loro opere. Se ne portò via cinque sul lungomare e, mentre ne sfogliava uno arrivò a tradimento uno dei tramonti più belli che avesse mai visto .

Anzi, era il più bello che avesse mai visto. Può esserci un modo migliore per concludere il proprio “giorno speciale”? Fu lì che si addormentò con la testa appoggiato agli altri quattro libri che gli rimanevano.

Felice. Per sempre.





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