Il Trovatore accende il San Carlo

Dopo l'Aida e la Traviata il Massimo napoletano debutta ancora con Verdi

    di Teresa Mori

Venerdì 12 dicembre Il Trovatore di Giuseppe Verdi ha acceso la stagione lirica del Massimo Napoletano. Il debutto nel segno di Verdi è ormai una tradizione consolidata del San Carlo. Ricordiamo il grande successo dell’Aida (inaugurazione stagione 2013-14) e di Traviata (inaugurazione 2012-13) delle scorse stagioni.

Per quest’allestimento il San Carlo si è affidato allo stesso regista che ha curato l’applauditissimo Onegin dello scorso febbraio (vincitore in Spagna del premio Campoamor), Mical Znaniecki, che per quest’opera ha scelto una veste tradizionale ed equilibrata. Le scene sono di Luigi Scoglio e i costumi di Giusi Giustino. Le luci di Bogumil Palewicz e le coreografie di Sandhja Nagaraja. L’Orchestra, Coro e Corpo di Ballo del Teatro di San Carlo. Il Tutto condito da insolite, bizzarre video istallazioni dell’artista israelina Micha Rovner che per questo Trovatore ha mescolato contenuti visivi estremamente simbolici a movimenti scenici cupi e foschi in grado di fornire una profonda esperienza a chi assiste.

A dirigere il toscano Nicola Luisotti che con quest’opera si congeda dal ruolo di direttore musicale del massimo.

 All’interno della cosiddetta trilogia popolare Il trovatore è l’opera certamente meno avveniristica del compositore di Busseto, dove l’analisi psicologica dei personaggi è ancora poco marcata e dove il musicista sembra gettare un ultimo sguardo affettuoso e malinconico al melodramma romantico che aveva dominato le scene nei due decenni precedenti. Melodramma a tinte forti in quattro atti ricchi di tensione e spirito cavalleresco. È una lunga serie di meravigliose arie e cabalette, più che in Traviata o in Rigoletto. Anche per questo poco si presta ad una regia simbolica e futuristica. Tutto anzi è portato avanti dalla trama semplicemente e diligentemente “cantata” dai protagonisti e coprotagonisti.

«Credo che in quest’opera vada esaltata proprio l’emotività e il carattere di ogni personaggio - spiega Luisotti - e il segno musicale ci indica quale e quanta emozione dobbiamo imprimere ad ogni carattere o situazione specifica. Il Trovatore richiede molta forza anche fisica agli interpreti per essere rappresentato con efficacia. La trama, spesso definita troppo oscura o intricata, io la trovo invece chiarissima e magnificamente intessuta nel libretto e nella musica. Trovatore è un punto di svolta importantissimo nella storia del melodramma italiano».

Per Znaniecki, poi, «Il Trovatore è l’archetipo dell’opera lirica, l’opera perfetta la cui storia complicata richiede l’apporto di un regista che abbia estremo rispetto per il testo e per la musica. Un elemento caratterizzante di Trovatore è il dualismo del carattere dei singoli personaggi. La zingara ad esempio è un leader che carica di ideologia e spirito combattivo il proprio popolo, ma subito dopo diviene quasi una madre napoletana ferita e sofferente. La figura più interessante e difficile è probabilmente proprio il Conte di Luna e la mia sfida è riuscire a far amare dal pubblico un personaggio che si è considerato per troppo tempo come negativo».

Centrale nell’allestimento il contributo dei cantanti. Un cast stellare, voci magnifiche, super collaudate nei ruoli affidati: Marco Berti e Alfred Kim interpretano Manrico, Lihanna Haroutunian e Anna Pirozzi sono Leonora, il conte di Luna ha la voce di Juan Jesus Rodriguez e George Petean, a vestire i panni di Azucena EkaterinaSemenchuk e Enkleida Shkosa, mentre Carlo Cigni è un fascinoso Ferrando, Elena Borin è Ines e Enrico Cossutta interpreta Ruiz. Il coro è preparato da Marco Faelli.





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