Circo equestre Sgueglia
La piece di Arias in scena al Teatro San Ferdinando dal 24 al 28 febbraio
di Teresa Mori
Il mondo del circo con i suoi luoghi e personaggi, gli odori e i suoni che tutti almeno una volta nella vita hanno conosciuto, esercita un fascino talmente intenso su artisti e scrittori da conquistarne immediatamente l’immaginario poetico. Così animali e stravaganze esotiche od orientali, acrobati, ballerine, equilibristi, giocolieri e clown popolano numerose pagine della letteratura europea e rivivono sulle tele di grandi pittori, con un ricorrente bagaglio di oggetti, suoni, colori, costumi, attrezzi di tutti i tipi e strumenti musicali. Probabilmente è la magia che accompagna l’apparizione del tendone e del suo piccolo popolo girovago, che da un giorno all’altro spariranno nel nulla, a renderne indimenticabile il breve passaggio. La curiosità che suscita questa città ambulante è mista di meraviglia e terrore. Fra i tanti anche il grande Fellini ne era affascinato tanto da immaginare tutto un film sulla figura del clown. La storia, raccontata dallo stesso Fellini, ripercorre i suoi ricordi al tempo in cui era un bimbo che amava il circo. Attraverso un viaggio nostalgico il regista propone tutti gli aspetti della vita di questi uomini buffi e malinconici allo stesso tempo: " Nel circo corre un’aria di mattatoio. Vi sono la follia, le esperienze terrorizzanti. Eppure il tendone, quell’odore di bestie hanno per me qualcosa di familiare. La minaccia di morte, l’emozione di simili spettacoli si riallacciano, certamente, alle esperienze dell’antico Circo Massimo. C’è il sangue in mezzo alla segatura".
Lo stesso processo avviene anche in Arias, regista della pièce "Circo Equestre Sgueglia", in scena al San Ferdinando dal 24 al 28 febbraio 2015. “Davanti alla casa in cui abitavo con i miei genitori un giorno arrivò un circo molto povero, stoffe rattoppate. Al centro si innalzavano i pali con i trapezi. Dall’ esterno si potevano vedere, senza pagare, i volteggi di poveri acrobati. Qualche animale triste passeggiava senza comprendere questo paesaggio di desolazione. L’orso, la zebra e il dromedario asciugavano le loro lacrime sotto un sole opprimente che bruciava questa Pampa urbana”.
Tutto inizia da qui. Dai ricordi d’infanzia del regista franco-argentino Alfredo Arias, che porta sulle scene, attraverso una rilettura pirandelliana, uno dei testi più noti ma meno rappresentati di Raffaele Viviani.
In scena a dare vita a questi clowns moderni: Massimiliano Gallo nei panni di Samuele, Monica Nappo in quelli di Zenobia affiancati da Tonino Taiuti, Carmine Borrino, Lorena Cacciatore, Gennaro Di Biase, Giovanna Giuliani, Lino Musella, Marco Palumbo, Autilia Ranieri con la partecipazione di Mauro Gioia. Le musiche sono eseguite dal vivo da Giuseppe Burgarella, Gianni Minale, Alberto Toccaceli, Marco Vidino. Le scene sono di Sergio Tramonti; i costumi di Maurizio Millenotti; il disegno luci di Pasquale Mari; le coreografie Luigi Neri. La produzione è del Teatro Stabile di Napoli. Oltre al circo, una trama fatta di tradimento e menzogne, di coppie che litigano tra la polvere e la miseria della vita circense. La scrittura di Viviani vuole farci riflettere, facendo emergere il lato meschino e impaurito di ognuno di noi occupato ormai unicamente a “sbarcare il lunario”. La stessa umanità, che come circensi sotto ad un tendone, è anche capace di reagire, di andare avanti, perché in fondo lo spettacolo deve continuare. È questo il messaggio che emerge dal testo e che la magistrale rilettura di Arias tende ad evidenziare.
Da sottolineare inoltre la lunga tournée che lo spettacolo sta per intraprendere, dopo le repliche napoletane, infatti, Circo Equestre Sgueglia sarà a Parigi, Amiens, Versailles, Istres e Nizza.