Esaurimento, mica offesa
La Cassazione in tema di buon vicinato
di Adelaide Caravaglios
Anche l’“esaurimento nervoso” dinnanzi ai Supremi Giudici!
Questa volta i magistrati di legittimità si sono trovati ad intervenire per dirimere una controversia insorta tra un uomo ed una donna, vicini di casa, scoppiata perché il primo non solo aveva parcheggiato la propria auto dinnanzi all’autorimessa della seconda (la quale, di conseguenza, aveva subito chiamato i vigili urbani e ne aveva ottenuto l’intervento immediato), ma aveva anche pronunciato a più riprese e dinnanzi a più persone la frase “sta esaurita”.
Condannato per ingiuria sia in primo che secondo grado, l’uomo non ci sta e decide di ricorrere in Cassazione, lamentando il fatto che la frase pronunciata (“sta esaurita”) non doveva essere letta con un significato ingiurioso, così come avevano sostenuto dai giudici di prime cure, perché esisteva tra le parti un rapporto confidenziale, legato ai quotidiani rapporti di vicinato. Per cui – spiegava – l’espressione proferita nei confronti di chi «invece di chiedere lo spostamento dell’auto scorrettamente parcheggiata, ha chiesto ed ottenuto l’intervento della polizia urbana, che ha inflitto una sanzione pecuniaria» non andava interpretata come «un attacco diretto a colpire l’onore o il decoro altrui», ma semplicemente come uno sfogo contro l’eccessività della reazione. Dello stesso parere sono stati anche gli ermellini, secondo i quali (sentenza n. 46488/2014) «l’aggettivo esaurito, sinonimo di vuoto, di finito, nello specifico episodio di cronaca quotidiana vissuto dai protagonisti non riveste carattere offensivo, in quanto è diretto verso una persona che ha mostrato di essere vuota, nel senso di aver esaurito la propria capacità di sopportazione, cioè (ndr.) la propria tolleranza per l’irregolare comportamento del vicino».
Hanno quindi annullato senza rinvio la sentenza «perché il fatto non sussiste».