Il bugiardo di Arias

Il regista franco argentino porta in scena Goldoni. Gleijeses nei panni del protagonista

    di Lidia Girardi

Approcciarsi al teatro di Goldoni non è mai cosa facile e calare una commedia di questo autore perfettamente nella contemporaneità lo è ancora di meno. Ma la naturalezza con cui questo sembra essere avvenuto, per il merito del regista franco argentino Alfredo Arias e di Geppy Gleijeses, è palese in ogni momento del riadattamento de “Il Bugiardo”. La compagnia teatrale è composta da attori napoletani e veneziani per mezzo dei quali il pubblico del Napoli Teatro Festival ha avuto modo di approcciarsi, nella magnifica cornice della Piazza d’Armi di Castel Sant’Elmo, alle gesta di questo inguaribile ed affascinante bugiardo, interpretato da Gleijeses che, con una certa sprovvedutezza e ingenuità, costruisce intorno a sé la sua rete di bugie.

Gleijeses presta il volto, però, ad una nuova immagine del “bugiardo”, uno sprovveduto e affascinante mentitore a cui è difficile negare una certa compassione umana. Il tutto accompagnato da un’ironia, che seppur non presente nel testo così come scritto nel 1750, riesce a sposarsi in maniera felice con le atmosfere e le suggestioni che il regista Arias ha inteso ricreare in questo specifico riadattamento.

Di particolare interesse è quella che potremmo definire un’analisi del teatro su se stesso. Ad un punto della messa in scena, gli attori vengono distolti dall’interpretazione dei loro personaggi, per iniziare a riflettere su quale sia la migliore collocazione per le opere di Goldoni, chi sia il pubblico, cioè, più adatto a fare proprie le critiche, spesso sottese, che si rintracciano nei suoi testi. E da qui una serie di digressioni tutte moderne che spingono gli interpreti a fare una pausa dai loro ruoli per discutere, implicitamente e in generale, anche sulla capacità di portare avanti un progetto teatrale diverso e in qualche modo moderno. Questo assaggio di metateatro permette allo spettatore di distogliersi dall’opera per ritornare poi alla stessa come dotato di una diversa consapevolezza maturata in maniera incidentale.

Nelle sue note di regia, Arias fornisce al pubblico la chiave per quella che sarà la piena assoluzione del bugiardo. Cercando di dare un giudizio che sia il meno possibile moralistico, il regista ci consiglia: “Meglio una vita gioiosamente sregolata dalla menzogna che l’insopportabile monotonia del quotidiano”.

Gleijeses, dal canto suo, cala la sua verve da mascalzone latino perfettamente nei panni del protagonista Lelio, per l’appunto il bugiardo. Un cenno particolare va fatto per Lorenzo Gleijeses, figlio di Geppy, che interpreta il doppio ruolo di fidato consigliere Brighella e poi quello di elastico e divertente Arlecchino, le cui capacità di passare da un ruolo all’altro sono encomiabili.

Geppy Gleijeses, anche questa volta non deludendo il suo corposo seguito, così racconta chi è per lui il bugiardo: “La vita eÌ? sogno, eÌ? una grande bugia e Lelio è un miles gloriosus che solo quando sogna a occhi aperti, solo quando spara panzane sempre piuÌ? grosse, cavalcandole come un purosangue imbizzarrito senza esserne disarcionato, eÌ? veramente felice. E non eÌ? forse questo il nostro grande sogno? Vivere nel mondo che noi abbiamo inventato in cui saremo priÌ?ncipi invincibili, grandi conquistatori, dispensatori di gioie senza fine?”.





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