Lo spot pubblicitario

Opera d'arte o abilità tecnica?

    di Silvio Fabris

C’è nel mondo operativo pubblicitario una tendenza da parte dei creativi a considerare lo spot una piccola opera d’arte. Essi stessi, in quanto artisti, assumono talvolta atteggiamenti di indisponibilità verso l’interno aziendale e persino verso i clienti. Ciò, ovviamente, è pregiudizievole alla dinamicità del fatto comunicazionale.

Certo, non si può disconoscere l’importanza centrale della capacità creativa nella realizzazione dello spot pubblicitario, ma l’intuizione, la genialità, a volte, e non tanto di rado, tacciono. E allora? Non si può pensare di sospendere l’attività pubblicitaria in attesa dell’ispirazione. Se così fosse diverse Agenzie e Aziende del settore chiuderebbero i battenti. Invece subentrano tutte quelle cognizioni tecniche, marketing, psicologia, sociologia, grafica, cartellonistica etc. etc. che consentono la produzione di buoni messaggi pubblicitari. Da sola, una bella idea, senza la conoscenza del target per il quale è stata concepita potrebbe non registrare riscontri efficaci, le cause possono essere diverse: terminologia inadeguata scollamento dal messaggio focale, nebulosità concettuale, carenza di mordente, etc etc. Pertanto l’abito della presunzione rimane il primo nemico da eliminare nell’attività del comunicatore, perché avvolge la sua comunicazione in un gelido velo, che spegne ogni emozione. Lo spot è un prodotto sinergico di più abilità, una simbiosi operativa di più professionalità e non necessariamente un’opera d’arte. 





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