Tracce di memoria

Il passato rivive nell'arte di Stefania Raimondi

    di Sveva Della Volpe Mirabelli

Da mercoledì 7 a mercoledì 14 settembre 2016 lo spazio del Foyer del PAN, Palazzo delle Arti di Napoli, ha ospitato “Tracce di memoria”, la personale pittorica di Stefania Raimondi, a cura di Chiara Reale e con il Patrocinio dell’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli. In mostra una raccolta di creazioni che per origine ed esito affondano le radici nella memoria ma allo stesso tempo la consumano. Quello che rimane ne è un’elaborazione in forma di tracce.

L’origine: cartoni e legni di recupero, lavorati secondo una tecnica mista (carboncino, calce e olio). L’esito: figure umane che affiorano dal supporto come spettri, come apparizioni oltremondane di uomini o donne in opere metempsicotiche.

Stefania Raimondi agisce quasi fosse un demiurgo, riporta a nuova vita quei materiali inusuali, li plasma con un instancabile lavoro di ricerca e sperimentazione, sempre in sintonia con essi: così, mentre il tratto dell’artista disegna un muscolo accordandosi con le linee della natura del legno, il legno può imbarcarsi e giocare a favore di una nuova dimensione drammatica dell’opera. Professionalità e qualità come la precisione, l’accuratezza e la cura del dettaglio sono coraggiosamente chiamate a interagire con l’imprevedibilità del risultato. Da un lato il controllo della tecnica e dall’altro l’abbandono dei (e ai) materiali insoliti, utilizzati come supporto, sono la cifra stilistica dell’ardire creativo di Stefania Raimondi. L’artista mette sapienza e audacia al servizio di engrammi, di segni mnestici, di “Tracce di memoria” come è ben dichiarato nel titolo stesso dell’esposizione. La memoria è qui esaltata nella sua doppia declinazione di ars e di vis, di spazio e di tempo, come momento di archiviazione e come ricordo. Questa dinamica permette al  fruitore di esercitare una duplice compenetrazione dei lavori, sia nei termini di una Gedaechtnis nel senso di «dato mnestico», cioè di conoscenza, sia di Erinnerung nel senso di un’esperienza soggettiva e identitaria.

Una poetica della memoria non più classicamente ascensionale o lineare ma ciclica, la sua anatomia è circolare: la storia già vissuta dell’oggetto recuperato dialoga, rivive nel gesto artistico e la sua apparente finitezza si arrende all’immaginazione e a un nuovo soffio vitale.





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