Montemarano, in alto i calici
Dal 23 al 25 settembre Festa dell'Aglianico nel segno dell’ebbrezza creatrice
di Livia Iannotta
In Campania, tra le colline irpine, è uno dei luoghi consacrati a Bacco, dove il vino scalda gli animi, si fa depositario di memorie e accende l’estro creativo. Per celebrare, come ogni anno la tradizione impone, la bevanda dionisiaca che qui ha il sapore deciso dell’Aglianico, Montemarano porta in alto i calici, dal 23 al 25 settembre, con la XXXIV edizione del “Festival dell’Aglianico”. Organizzata dalla ProMontemarano col patrocinio del Comune, la kermesse sarà contenitore di cultura e leggerezza, in sintonia con il tema scelto, l’ebbrezza creativa, ma anche occasione per approfondire tematiche legate allo sviluppo e alla promozione del territorio.
Si parte venerdì 23 con il convegno “Il terroir di Montemarano e le sue peculiarità. Fare e bere il vino nel paese dell’ebbrezza creatrice”, in cui si dibatterà, sotto il profilo tecnico-professionale, delle caratteristiche della terra dell’Aglianico e, dal punto di vista culturale, del rapporto dei montemaranesi con il vino rosso.
Il convegno, introdotto dal presidente della ProMontemarano, Mino Mastromarino, e moderato da Annibale Discepolo, giornalista de “Il Mattino”, vedrà sul primo punto gli interventi di Luca Branca, agronomo della Regione Campania, e Nicola Di Iorio, esperto del settore vitivinicolo. Affrontare il secondo tema sarà invece compito del giornalista e scrittore Aldo de Francesco che, a ruota libera, si addentrerà nel concetto di “montemaranesità”, indole fatta di arguzia, ospitalità e facezia già trattata nelle pubblicazioni dell’autore, tra cui “Ciliegio di Montemarano”, “Novellino Montemaranese”, “Festabarocca”. Previsto anche l’intervento di Emilia Di Blasi, dirigente dell’Istituto comprensivo statale “A. Di Meo”, mentre il professor Paolo Saggese e il professor Alessandro di Napoli leggeranno versi sul vino tratti dal loro libro antologico “Vino, Eros e Poesia”. Nel corso del convegno saranno poi presentate le cantine di Montemarano e il ruolo occupato nel settore vitivinicolo di qualità.
«La dichiarata finalità della ProMontemarano – spiega Mino Mastromarino – è quella di avviare un vero e proprio riconoscimento identitario ed estetico del territorio montemaranese come parte integrante dell'Irpinia, soprattutto la Media Valle del Calore e l’Alta Irpinia, al fine di proporre ambiziosamente un modello del “buon vivere”, più che di semplice e improbabile attrattore turistico. Montemarano gode infatti dell'attività di numerosi esercizi di ristorazione, dal grande ristorante per cerimonie all’agriturismo e alla locanda di eccellenza».
È nel saper fare e bere vino che si sfoga la vena dionisiaca della popolazione montemaranese. Quello stesso estro che guida anche i passi dell’autoctona tarantella, regina del Carnevale e di ogni manifestazione corale del borgo. Vino e creatività, danza e buon cibo, cultura e tradizione, esaltate nell’ottica della “restanza”, concetto coniato dall’antropologo Vito Teti, volto a evidenziare il coraggio e la tenacia di chi alla fuga preferisce stringere i denti e restare.
«Se poi si pensa – aggiunge il presidente della ProMontemarano – che il Santo Patrono San Giovanni, montemaranese puro, è diventato santo per aver trasformato l'acqua in vino, il connubio sacro-profano è raggiunto».
Mino Mastromarino, presidente della ProMontemarano
Aldo De Francesco, giornalista e scrittore