Molestie olfattive

La Cassazione in tema di cattivi odori nei condomini

    di Adelaide Caravaglios

Ancora un intervento della Suprema Corte in materia di “molestie olfattive”: fetori di ogni tipo (per non chiamarle “puzze” vere e proprie), derivanti dall’uso di detersivi, prodotti chimici e, addirittura, cibo. Eh sì: questa volta, la Suprema Corte è intervenuta sul ricorso di due coniugi, proprietari di un appartamento ubicato al piano terra di un fabbricato, i quali, come si legge nella sentenza n. 14467/17, “provocavano continue immissioni di fumi, odori e rumori nel sovrastante appartamento del terzo piano”, molestando, di conseguenza, i proprietari ed imbrattando l’alloggio da questi ultimi occupato. In sede di ricorso, i coniugi responsabili degli effluvi sostenevano che la giurisprudenza di legittimità, che si era occupata dell’art. 674 c.p. (in materia), si era riferita alle “molestie olfattive” derivanti da attività industriali e solo con riferimento agli odori che avevano superato il cd. “limite della normale tollerabilità”, non anche a quelle derivanti da attività culinaria; di conseguenza chiedevano l’annullamento senza rinvio della sentenza impugnata e l’assoluzione dal reato.

Di diverso avviso sono stati gli ermellini che hanno dichiarato inammissibile il ricorso e condannato le parti al pagamento delle spese processuali: le prove testimoniali delle persone offese − spiegano sul punto − erano state “chiare, precise, logicamente strutturate, ribadite in sede dibattimentale senza alcuna contraddizione ed esposte senza inutili enfatizzazioni, marcature o sottolineature di qualche aspetto della vicenda oltre il necessario e l’essenziale” (il vicino aveva dichiarato che quando gli imputati cucinavano s’impregnava “l’appartamento dell’odore … del sugo, di fritti, eccetera, … mi pareva di avere di avere la loro cucina in casa mia”). Tra l’altro − continuano i giudici − il solo fatto che le parti fossero vicine di casa, non poteva di per sé solo minare la complessiva attendibilità delle persone offese.

Insomma, nel caso di specie, si era trattato di una vera e propria invasione di olezzi, non piacevole all’olfatto, che il supremo consesso ha provveduto ad eliminare. Giudici vs. puzze: 1 a 0!





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