La poesia del bacio

Quelli celebri dei film e quelli acerbi dei ragazzi: la magia di due labbra che si sfiorano

    di Amedeo Forastiere

«Ma poi che cos’è un bacio? Un giuramento fatto un poco più da presso, un più preciso patto, una confessione che sigillar si vuole, un apostrofo roseo messo tra le parole t’amo; un segreto detto sulla bocca, un istante d’infinito che ha il fruscio di un’ape tra le piante, una comunione che ha gusto di fiore, un mezzo di potersi respirare un po’ il cuore e assaporarsi l’anima…a fior di labbra».

Intramontabili versi di Cyrano de Bergerac, il poeta dell’ombra, il suggeritore dei versi d’amore del bel Cristiano de Neuvillette, amico e compagno d’armi di Cyrano. Cristiano, innamorato della bella Rossana, cugina di Cyrano anch’egli segretamente innamorato, ma non ha il coraggio di rivelarglielo a causa del suo naso enorme: «Quando sono solo con questo naso al piede che almeno di mezz’ora da sempre mi precede, si spegne la mia rabbia e ricordo con dolore che a me è quasi proibito il sogno di un amore».

I versi di Cyrano de Bergerac sul bacio dovrebbero appartenere al passato, poiché scritte quando aveva solo vent’anni nel 1639, invece no, dopo 378 anni, sono ancora attuali. Scambiarsi un bacio è anche amicizia, affetto, quando due amici s’incontrano. Il vero bacio però resta sempre quello degli innamorati, il sapore del contatto, la prima intimità, il fondersi in una sola persona, non è mai cambiato. Tanto tempo fa, gli innamorati per baciarsi si appartavano, cercando la stradina poco illuminata, quando la lampada era forte, si sentiva sempre una vocina che diceva: «No, dai ho vergogna, ci guardano». Perché baciarsi, era qualcosa di privato, intimo, segreto. Così l’innamorato irrequietamente focoso lanciava un sasso spegnendo la luce fastidiosa e impicciona. Lo sapevate che un bacio dato per strada, in luogo pubblico o aperto al pubblico era considerato dall’articolo 527 c.p. atto osceno in luogo pubblico? L’articolo 527 poi e stato depenalizzato passando a reato amministrativo. Un mio amico, Nicola, anni fa mi raccontò: una domenica mattina, verso le nove, si appartò con la fidanzata nell’auto al capo di Posillipo, al Virgiliano, meglio conosciuto come parco della Rimembranza e, per i più poetici, parco della Cicogna. Sì, Cicogna, perché lì nascevano tanti bambini. Al parco della Rimembranza si andava con l’auto, tutte le coppiette si appartavano lì tranquilli che nessuno li avrebbero visti. Il mio amico Nicola, cercava un po’ d’intimità, nella romantica cornice della sottile pioggerellina di inizio inverno, rendeva ancor più intimo lo sbaciucchiarsi. Con i vetri appannati per la pioggia, non c’era bisogno di attaccare i giornali ai finestrini per la privacy. Nicola mi raccontava che a un certo momento, proprio quello giusto quando la ragazza stava lì lì per sciogliersi, senti bussare al finestrino, pulì il vetro appannato e vide due bottoni dorati; era un poliziotto che gli voleva fare una denuncia per atti osceni in luogo pubblico…è vero, vi giuro! Il solerte poliziotto s’impietosì alle lacrime della ragazza che lo implorava: «Se lo sa mio padre mi ammazza!» e disse: «Per questa volta vi perdono, ma dovete andare via, perché queste cose non si fanno. È un reato, atto osceno in luogo pubblico». Quella domenica mattina al parco della Rimembranza alle nove non c’era nessuno, e pioveva! Ci sono stati baci che hanno fatto la storia del cinema. Ricordo quello tra Rossella O’Hara (Vivien Leign) e Rhett Btler (Clark Gable) del 1939 lo storico “Via col vento”. Il bacio tra i due protagonisti, passionale, e sensuale; come si poteva a quei tempi. Ancora quello tra Rick Blaine (Humphrey Bogart) e IIsa Lund Laszio (Ingrid Bergman) in “Casablanca” del 1942: altro bacio storico, bello e tenebroso, come sapeva baciare Humphrey Bogart.

Mentre nel film di Carlo Verdone del 1992 “Maledetto il giorno che ti ho incontrato”, l’autore ha cercato un po’ di ironizzare lasciando fare una sorta di “lezione di bacio” dalla protagonista Margherita Buy (Camilla) a Carlo Verdone (Bernardo). Camilla parla dell’importanza del bacio nell’amore: «Bernardo, bisogna saper baciare, è fondamentale, ci sono tanti modi, labbro a ventosa, labbro leggero, lingua a serpente, lingua a pennello». La protagonista Camilla va avanti nell’elencare tanti altri modi di baciare (qualcuno inventato) Bernardo, sorpreso, la guarda con attenzione come uno scolare fa con la maestra che spiega la materia che lui ama. Un altro bel bacio al cinema è quello tra il protagonista: Virgil Oldman (Geoffrey Rush) e Claire Ibbetson (Sylvia Hoeks) nel film «La migliore offerta» del 2013, quando il protagonista bacia per la prima volta la bella e giovane Claire. Un bacio strano perché lui non era abituato, non aveva mai baciato una donna in tutta la sua vita, ma la splendida reggia di Tornatore da un effetto dolce, leggermente sensuale, casto da primo bacio. Tante cose sono cambiate da quel lontano 1639 e da quell’amore nascosto di Cyrano per la bella Rossana. Le donne si chiamavano madonne si salutavano con il bacia mano, gli uomini erano chiamati messeri. Oggi nonostante WhatsApp, Messanger, Facebook, i ragazzi si baciano ancora, certo non lo fanno più di nascosto, in qualsiasi luogo è permesso, l’articolo 527 atto osceno in luogo pubblico non è più reato. Credetemi mi fa tanta tenerezza quando vedo quei ragazzini che per la strada si baciano, ancor di più quando sono le ragazze a stringere con forza il piccolo amore; come se avessero paura che scappasse, mentre le labbra si “azzeccano”. A tutti maschietti, giovani e attempati, quando la vostra donna vi vuole baciare, non respingetela, vi ha scelto e abbandonatevi a lei. C’è una bella statua al Musèe d’Art d’Histoire a Ginevra di Antonio Canova dal titolo “Venere e Adone”, lei lo accarezza per baciarlo e lui si abbandona a Venere, la sua Dea dell’amore. Vi lascio con i versi di una vecchia canzone scritta in un dialetto napoletano antichissimo, che io stesso faccio fatica a leggere, ma ne vale la pena. Dopo Cyrano de Bergerac può sembrare blasfemo una poesia popolana dell’ottocento, ma credo che il bacio, quello vero, d’amore, non abbia distinzioni di classe.

 

«Te voglio dare mò ‘no vasillo, a pizzechillo, te l’aggia dare.

Chesta vuccella me fa murì!

Non nc’è ‘no sciore bell’accossì

‘nfaccia ‘sta vocca mò ‘nu vasillo a pizzechillo t’aggia azzecca’»





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