Il male di Ziviello
La festa di Piedigrotta, tra sacro e profano, e il fabbricante di fuochi d'artificio marottiano
di Maria Neve Iervolino
“[…] D'improvviso Napoli e la mia giovinezza e persone e vicende che la abitarono o che si affacciarono appena si sono messi a chiamarmi”, afferma Giuseppe Marotta in un’intervista relativamente alla genesi della raccolta “L’oro di Napoli”, sua opera più apprezzata e famosa. Adesso la città lo chiama nuovamente a sé per la festa di Piedigrotta. Dal 5 settembre le strade si sono colorate di musica, rappresentazioni e riproposizioni dei celebri caffè chantat, anima della storica festa erano di fatti le celebrazioni canore; il tutto avrà termine sabato 12 con gli spettacoli pirotecnici sullo sfondo del Lungomare di Mergellina. Qui si potrebbe scorgere la gobba di sassi di una delle creature più emblematiche della poetica marottiana: Ignazio Ziviello, signore decaduto, finito a fare in un frangente della sua tribolata esistenza il fabbricante di fuochi d’artificio durante le feste popolari.
Non c’è festa a Napoli storicamente più popolare di questa, attesissimo evento per tutta la città: l’occasione della frenesia, per peccare e nel contempo chiedere indulgenza. La festa ha eccitato gli animi di artisti risalenti come Petrarca, passando per romantici come Goethe, fino a Salvatore di Giacomo poeta della Napoli glauca che così ne scrive: “[…] La strada di Piedigrotta, in fondo alla quale è la chiesa dello stesso nome, ove nella notte del 7 settembre, i napoletani si recano in allegro pellegrinaggio cantando le ultime canzoni d’occasione”.
Le origini di questo evento risalgono ai Baccanalia, riti della fertilità di epoca romana in onore del dio Priapo che divennero a seguito dell’avvento della cristianità celebrazioni per la Madonna. S’incastrano così sacro e profano, antico e nuovo presso uno dei luoghi più suggestivi di Napoli: la Crypta Neapolitana, che la leggenda vuole scavata in una sola notte dal mago Virgilio, oggi tomba dei resti del poeta della speranza Giacomo Leopardi.
Così in queste notti, mentre nel quartiere Soccavo i cittadini sono tenuti svegli dai colpi pistola, in un altro angolo della città, non troppo lontano, riecheggiano gli scoppi dei fuochi pirotecnici. Tra questi due mondi in bilico si trova Ziviello, residente nella buca lasciata dalla bomba che gli ha distrutto casa, che per la necessità di sopravvivere non ha tempo di lamentarsi neanche della propria deformità: “E' un difetto che fa compagnia”. Il difetto di questa città, altrimenti sana e forte, è un male forse ormai inestirpabile.