Circo equestre Squeglia

lo spettacolo di Viviani al San Ferdinando fino al 2 marzo

    di Teresa Mori

 “Davanti alla casa in cui abitavo con i miei genitori un giorno arrivò un circo molto povero, stoffe rattoppate. Al centro si innalzavano i pali con i trapezi. Dall’ esterno si potevano vedere, senza pagare, i volteggi di poveri acrobati. Qualche animale triste passeggiava senza comprendere questo paesaggio di desolazione. L’orso, la zebra e il dromedario asciugavano le loro lacrime sotto un sole opprimente che bruciava questa Pampa urbana”.

Tutto inizia da qui. Dai ricordi d’infanzia del regista franco-argentino Alfredo Arias, che porta sulle scene, attraverso una rilettura pirandelliana, uno dei testi più noti ma meno rappresentati di Raffaele Viviani.

Circo equestre Sgueglia, ritorna al San Ferdinando, dopo il grande successo riscosso durante la passata edizione del Napoli Teatro Festival e lo fa in grande stile.

Dieci ininterrotti minuti d’applausi a fine spettacolo ne hanno siglato l’atteso ritorno.

Argentino naturalizzato francese, autore di spettacoli spumeggianti e dotati di una vena sarcastica e molte volte grottesca, Alfredo Arias firma una regia ricca di sfaccettature e doppi sensi.

La storia di Circo equestre Sgueglia, prima opera del drammaturgo napoletano in prosa e musica, composta e andata in scena al Teatro Bellini nel 1922, gira intorno alle vicissitudini di due clown, vittime dell’infedeltà dei rispettivi coniugi, attorniati da una galleria di personaggi che grottescamente prendono parte al loro dramma individuale.

Una trama fatta di tradimento e menzogne, di coppie che litigano tra la polvere e la miseria della vita circense.

La scrittura di Viviani vuole farci riflettere, facendo emergere il lato meschino e impaurito di ognuno di noi occupato ormai unicamente a “sbarcare il lunario”.

La stessa umanità, che come circensi sotto ad un tendone, è anche capace di reagire, di andare avanti, perché in fondo lo spettacolo deve continuare.

È questo il messaggio che emerge dal testo e che la magistrale rilettura di Arias tende a sottolineare.

In scena un ricco cast, con tanto di musicisti, capeggiato dai bravissimi Massimiliano Gallo (Samuele), Monica Nappo (Zenobia), Lino Muselle (Roberto), per una serata all’insegna del grande testo teatrale della tradizione con parole e musica che si incastrano perfettamente rappresentando un mondo rallegrato da sonore risate, ma anche da tristi riflessioni e amare lacrime.   





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