La Napoli preziosa di Juan Andres

Il Grand Tour del prefetto della Biblioteca reale napoletana

    di Roberta Errico

L'intellettuale e storico di origine spagnola Juan Andrés è stato un protagonista della cultura napoletana e il suo accurato sguardo sulla città e sulle abitudini del suo popolo è diventato materiale di studio. Juan Andrés fu esiliato dalla sua terra d'origine a seguito della cacciata dei gesuiti dalla Spagna, di cui era membro, nel 1767. Il viaggio che lo portò a Napoli iniziò dall'Italia del Nord dove divenne precettore dei rampolli delle ricche famiglie emiliane. Fu nel 1785 che ebbe inizio il suo personale Grand Tour, un viaggio culturale che lo condusse a Firenze, Bologna, Pisa, Roma e infine a Napoli, città che lo colpì profondamente assieme alle bellezze naturali, storiche e architettoniche dei suoi dintorni e che descrisse con dovizia di particolari nella sua opera intitolata Cartas familiares. Le Cartas familiares sono una raccolta di lettere che lo studioso inviò al fratello Carlos per descrivergli i luoghi da lui visitati in Italia, pubblicate a Madrid in cinque tomi tra il 1786 e il 1793. Sono scritte con un linguaggio colloquiale, affettuoso e sinceramente interessato a rendere partecipe il fratello delle sue esplorazioni.

Il viaggio napoletano di Andrés inizia con le suggestioni che Virgilio e Omero gli hanno trasmesso tramite le loro opere: il racconto di quelle stesse terre che lui si accinge ad esplorare, appreso dalle parole di due Maestri della letteratura, emoziona Andrés e lo comunica prontamente al fratello Carlos. In particolare, la città di Napoli lo entusiasma per la quantità di persone che affollano le sue strade, per l'operosità dei suoi abitanti e l'amenità della posizione geografica in cui si trova. Andrés esplora numerose chiese della città, sicuramente le più rinomate per storia e pregi artistici: incominciando dal Duomo e dalla descrizione del miracolo di San Gennaro di cui è stato un emozionato spettatore. Anche la chiesa di Santa Chiara, La Madonna del parto di Posillipo, San Giovanni in Carbonara e le catacombe di San Gennaro rapiscono il suo sguardo. Andrés descrive l'importante ruolo sociale assolto dal Real Albergo dei poveri, le meraviglie della Cappella del Principe di San Severo, le avanzate tecnologie chirurgiche a disposizione degli ospedali cittadini, la maestosità del Foro di Napoli, con annessa la sua brulicante umanità. L'intellettuale spagnolo apprezza in particolar modo il valore inestimabile dei libri e dei codici antichi che rinviene nelle numerose biblioteche napoletane, come nella Biblioteca dei padri agostiniani a San Giovanni in Carbonara o la Biblioteca dei padri filippini in San Filippo Neri.

Andrés accompagna il lettore in un esclusivo viaggio nella Napoli di fine Settecento. L'amore per la città partenopea e l'apporto che Andrés avrebbe potuto dare alla città fu intuito dal re di Napoli Giuseppe Bonaparte che nel 1806 lo nomina Prefetto della Biblioteca reale di Napoli. Un lavoro così importante, che conservò tale carica anche quando i Borbone tornarono a governare la città. La straordinaria attività bibliografica di Juan Andrés terminò solo quando l'intellettuale perse la vista nel 1816, a causa di un'operazione chirurgica andata male. Andrés morì nel 1817, a Roma.





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