Pasolini, il fantasma dell'origine

In un agile saggio Massimo Recalcati racconta la sua passione per il poeta 'corsaro'

    di Armando De Sio

Questo libriccino nasce dall’incontro dell’autore prima con l’immagine del corpo morto del poeta e poi con la sua opera. Un legame fisico, emotivo, viscerale che il giovane Massimo Recalcati prova verso un Pasolini fuori dagli schemi, introverso e protagonista di una vitalità intellettuale senza confini. Tra le pagine di questo breve saggio scopriamo un poeta non allineato e controcorrente, un intellettuale che non risolve mai il suo dissidio interiore. Pasolini è quindi l’uomo contraddizione: anticlericale, ma contro l’aborto; ateo e marxista, ma cristiano nello spirito. In lui ragione e passione, storia e natura, pensiero critico e pulsione non trovano mai una conciliazione stabile, come dice Recalcati, e forse questo stato di perenne dissidio che ricerca una sintesi senza vederla è uno dei motivi più caratterizzanti della sua grandezza.

Se nell’intellettuale c’è un forte dissidio irrisolto, anche nel Pasolini individuo troviamo delle scissioni tra la gentilezza e l’attitudine alla provocazione, tra la mondanità e la solitudine, tra l’esibizionismo e l’introversione. Recalcati nella sua analisi si sofferma molto sul motivo dell’Origine: una tematica che è presente in tutta l’opera pasoliniana, dalle poesie agli articoli di giornale. Il grande psicanalista attraversa la vita dell’intellettuale secondo diversi step: la semiologia del corpo, la lacerazione, la tragedia del Nuovo fascismo, fino ad arrivare a “Il Pci ai giovani!”. Grande importanza assume il corpo, ricordato non solo per la sua valenza espressiva, ma come luogo di una plasmazione inconscia di tipo sociale.

Prendendo poi un articolo del Corriere della Sera del 7 gennaio 1973, “Contro i capelli lunghi”, Recalcati riprende la riflessione di Pasolini sui capelloni: il capellone se in un primo momento sembra antagonista del sistema, in realtà ne è totalmente asservito. Un altro tema molto presente nel saggio è quello del padre, che ricorre in diversi capitoli, come quello sopracitato del corpo, o quello che parla del romanzo e del film “Teorema” pubblicato in pieno Sessantotto.

L’autore riesce attraverso una scrittura scorrevole, anche se non scevra di termini tecnici a donare al lettore un ritratto a tutto tondo di Pasolini. Con disinvoltura, eleganza e grande sapienza riesce a passare dal Pasolini corsaro a quello de “Le ceneri di Gramsci”, cita “Supplica a mia madre” e “La realtà”, ragiona su uno degli articoli più noti del grande polemista “Il vuoto di potere in Italia”. È poi nella scomparsa delle lucciole, simbolo di un’epoca spazzata via da quello che Pasolini chiama “Nuovo Fascismo”, che Recalcati individua la perfetta sintesi del pensiero del poeta. Simbolo di un tempo in cui il mistero abitava il mondo le lucciole sono ormai scomparse per sempre: la loro morte avvolge tutto il pensiero pasoliniano. Il lettore, dopo la lettura di questo saggio, è in grado di incontrare, amare e capire ancor di più un intellettuale di cui non possiamo assolutamente fare a meno.





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