Eduardo padre

    di Maria Neve Iervolino

Molto si è detto di lui e del suo rapporto con la città che l’ha generato, molte polemiche per la sua celebre dichiarazione: Fuitevene da Napoli! Un appello rivolto ai giovani che ha disorientato i napoletani, offesi e soprattutto dispiaciuti essere stati abbandonati da Eduardo. Questa maschera figlia d’arte e di nessuno aveva abbandonato forse il teatro più aperto mai conosciuto? Sì l’aveva fatto, andò a Roma, anzi a Cinecittà. Nuovo tempio del teatro che lascia largo spazio ai giovani di verdi speranze. Il figlio Luca De Filippo in seguito dichiarò che la frase era stata estrapolata dal contesto, e non era una considerazione di carattere generale ma riguardava soltanto la situazione teatrale a Napoli.

Eduardo è sempre stato interessato ai giovani, in numerose commedie a sfondo familiare s’interroga su due elementi in particolare: la mancata comunicazione all’interno del contesto familiare, in particolare tra marito e moglie, e la perdita di autorità del ruolo paterno, con l’inversione dei ruoli tra figli e genitori. Tematiche analizzate con amarezza in Gli esami non finiscono mai, dove il padre è esautorato del proprio ruolo, minacciato d’internamento, o nella chiave comica di disguidi davanti alla pentola di ragù fumante, è il caso di Sabato, domenica e lunedì. Dove la figlia Giulianella, insolente quanto basta dice al padre: “Tu e mammà state diventando davvero ridicoli […] e noi in mezzo che dobbiamo fare? Vi mettiamo in castigo? […] State insieme da tanti anni e non avete saputo raggiungere un’intimità che vi possa permettere di dire pane al pane e vino al vino, l’uno con l’altra?”. Non hanno più bisogno di un padre questi giovani, si chiude nel silenzio quello di Mia famiglia, e lascia che ognuno segua il proprio percorso. Il padre, il patriarca è sfumato, sulla scena rimane ancora, ma è inutile, messo da parte.

Piacerebbe forse ai napoletani pensare che l’invito di Eduardo sia stato dettato dall’affetto di un padre verso i figli, perché l’interesse di Eduardo è fare parlare i giovani, in un mondo, quello teatrale napoletano, dove vige il clientelismo e che non lascia spazio ai nuovi arrivati.





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