Il segno dello Scorpione

Tra vita e morte, legato a Demetra e Persefone

    di Rosamaria Lentini

Al Segno dello Scorpione appartiene uno dei momenti più importanti della religione greca, la celebrazione dei Misteri Eleusini, dedicati a Demetra, simbolo del grande arcano della vita e dell’altrettanto grande arcano della morte. «Felice tra coloro che vivono sulla terra, colui che ha visto questi misteri!». Con questa esclamazione, ripetuta molto spesso nell’Inno a Demetra, si esprime l’ammirazione per quelli che conoscono il mistero racchiuso ad Eleusi.

I primi abitanti di questa terra, destinata a fama immortale, furono probabilmente i Traci. Il tempio fu costruito intorno al XV secolo a.c. e subito divenne un luogo di un culto particolare durato circa duemila anni. C’erano i piccoli e i grandi misteri: i primi avvenivano in primavera ed erano soprattutto riti di purificazione, i secondi nel periodo settembre - ottobre. Soprattutto ai grandi misteri partecipavano migliaia di persone accorse da tutta la Grecia, che a piedi raggiungevano il tempio.

Si sa bene come si svolgesse tutto il cerimoniale dei misteri, eccezione fatta per ciò che accadeva nella parte più nascosta del tempio perché non esiste ora, come non esisteva allora, alcuna notizia documentata. Il mistero doveva rimanere tale.

Il significato manifesto dei Misteri Eleusini è di facile lettura: Demetra, dea del grano e della vegetazione in generale, simbolicamente rappresenta il processo di crescita e maturazione del grano stesso e Kore, sua figlia, è il nuovo seme che deve essere posto sottoterra, affinché ci sia un successivo raccolto. I mesi nei quali rimane negli Inferi e come sposa di Plutone prende il nome di Persefone, sono esattamente il periodo autunno – inverno, nel quale la natura è completamente morta, e attende il prossimo risveglio con il sopraggiungere della primavera.

Demetra è una delle divinità greche più antiche e di certa importazione. Documenti abbastanza recenti la collegano, infatti, alla civiltà minoica e altrettanto dicasi per Persefone, per cui le due dee rientrano nel novero delle Grandi Dee Madri e, pertanto, appartenenti ad un’epoca ben più antica del momento in cui fu composto l’Inno, dal quale trae spunto il racconto greco. Come appartenenti alle Grandi Madri, le due dee erano connesse con i riti iniziatici che, ad Eleusi, avevano assunto connotazione individuale, ma che in origine avevano probabilmente un significato più collettivo. Le due divinità, in effetti, erano una sola. Rappresentavano cioè la Grande Madre Terra custode della vita e della morte, entrambe commemorate ad Eleusi e rappresentanti il ciclo vegetale di nascita-morte-rinascita, al quale, parimenti alla natura, partecipava anche l’uomo.





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