La Tomatina di Bunol

La battaglia di pomodori del piccolo paesino valenciano

    di Mario Paciolla

Nell’agosto del 1945 a Bunol, un gruppetto di ragazzi tinse di rosso la tradizione del piccolo paesino valenciano. Era in corso una sfilata popolare di “gigantes y cabezudos”, fantocci giganti in carta e legno. Una volta arrivati sul corso principale, si videro sbarrare la strada dai gendarmi addetti al controllo. Indispettiti, decisero quindi di organizzare una zuffa per non perdersi la festa. Lì nei pressi c’era un piccolo negozio di frutta e verdura. Barricandosi dietro le cassette degli ortaggi, cominciarono una breve battaglia con i poliziotti, lanciando tutti i pomodori a disposizione ed attirando l’attenzione dei cittadini che seguivano la sfilata. Poco dopo furono arrestati e costretti a pagare i danni al malcapitato fruttivendolo. Esattamente un anno dopo, lo stesso gruppetto, organizzato e “armato”, decise di festeggiare l’anniversario con una nuova battaglia di pomodori. Furono di nuovo arrestati anche se questa volta al posto dell’ammenda per i danni causati, furono costretti a ripulire le via cittadina e le vetrine dei negozi insudiciati. Così raccontano i vecchietti di Bunol presenti all’epoca, per spiegare le origini di uno degli eventi più caotici al mondo. La battaglia di pomodori divenne un vero e proprio appuntamento da celebrare ogni anno, l’ultimo mercoledì di agosto. I primi anni coloro che vi partecipavano venivano arrestati ed obbligati a ripulire, fino a quando nel 1950 essa fu permessa dal comune per poi essere ufficialmente bandita nel 1957. Per rispondere a questo divieto, i cittadini decisero di organizzare “el entierro del tomate”, una vera e propria cerimonia funebre dove si celebrava la morte del pomodoro. Gli abitanti di Bunol, ormai appassionati per l’inusuale battaglia estiva, ottennero dalla municipalità l’ufficializzazione della festa nel 1959. Diventata famosa in tutta la Spagna grazie ad un reportage televisivo di Javier Basilio per l’ Informe Semanal, la Tomatina è diventato un evento di rito per il calendario festivo mondiale al pari del Carnevale di Rio de Janeiro, riconosciuta come Festa d’Interesse Turistico Internazionale nel 2002. La pazzia si consuma al mattino, una volta conquistato il “palo jabòn”. All’estremità di un palo insaponato viene issato un prosciutto. Non appena qualche audace scalatore riesce a tirarlo giù, suona la campana. Rullo di tamburi presagi d’esecuzione. Esplosione. Boato assordante. Il cielo di Bunol cade al grido di “Tomate!Tomate!”. Sei camion a passo d’uomo cominciano a scaricare 120 tonnellate di pomodori. Circa 40000 persone strette in una morsa dantesca tra il Paseo de San Luis, la calle del Cid, la Plaza del Pueblo e l’Avenida del Pais Valencia. Meno di mezzo metro quadrato a testa per non soccombere a colpi di pomodoro. Formicolio insopportabile. Marea rossa. Delirio. Divertimento iberico. Gioco e, come ogni gioco ha le sue regole da rispettare. La prima è rispettare le regole. Facendo affidamento al buon senso, si raccomanda sempre di spappolare il pomodoro tra le mani prima di lanciarlo. È vietato il lancio di bottiglie. Bisogna prestare massima attenzione al passaggio dei camion ed infine, una volta scoccato il rintocco della seconda campana, finire le ostilità. La battaglia infatti dura circa un’ora. La Tomatina di Bunol è un evento che, nonostante qualche polemica, non suscita lo stesso tono di disapprovazione delle corride o delle San Fermines di Pamplona. Le tonnellate di pomodori sprecate provengono dall’Extremadura. Coltivati in delle riserve apposite, i pomodori sono di bassa qualità e non potrebbero essere mangiati. A questi rifornimenti speciali vengono poi aggiunte le numerose eccedenze di diverse aziende ortofrutticole. E’ per questo motivo che sono sempre di più le migliaia di turisti provenienti da ogni parte del mondo che decide di partecipare alla manifestazione. Aldilà del formicolio insopportabile, della nausea da pomodoro che dura per un paio di giorni, dei ruscelli rossi che lambiscono le caviglie distruggendo qualsiasi tipo di calzatura si indossi, la Tomatina resta una di quelle cose da fare almeno una volta nella vita.





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