Bellocchio sul set spiazza tutti

Intervista a Bruno Cariello, protagonista de Il regista di matrimoni

    di Max De Francesco

L’ultima tappa del viaggio cinematografico - così interiore e rischioso - di Marco Bellocchio è Il regista di matrimoni, film dagli echi bunueliani, con una forte dose felliniana e un tasso onirico da brividi. La trama c’è, ma è come se non ci fosse perché la pellicola corteggia più le visioni che il narrato. La storia (le storie) vedono al centro della vicenda l’affermato regista Franco Elica (Sergio Castellitto) che, in crisi per il matrimonio della figlia con uno stracattolico e dopo una denuncia per violenza carnale - scattata dopo i fantomatici provini per una versione galeotta dei Promessi Sposi - fugge in Sicilia. Qui incontra Enzo Baiocco (Bruno Cariello) che sbarca il lunario girando filmini di matrimoni; il cineasta Oscar Smamma (Gianni Cavina), convinto che per avere i riconoscimenti mai ricevuti è necessario fingersi morto; la principessa Bona (Donatella Finocchiaro), di cui s’innamora a tal punto da decidere di salvarla da un matrimonio di convenienza. Tra scorci sacri, incontri profani, giochi fitti di simboli, scene spaccate dal sole e notti di fuochi d’artificio, l’inquietudine dello spettatore cresce a vista d’occhio in una terra antica e barocca (magnificamente fotografata da Pasquale Mari) in cui Sergio Castellitto si muove con una curiosità che è anche ansia e vertigine. Tra gli antieroi del film - non dimentichiamo la felice interpretazione di Sami Frey, padre della principessa - ci piace evidenziare il personaggio di Enzo Baiocco, il regista di matrimoni che Franco Elica incontra sulla spiaggia di Cefalù in quella che è forse la scena cult della pellicola. A interpretarlo è Bruno Cariello (nella foto), classe 1962, autore teatrale e già attore per Bellocchio ne «L’ora di religione» nei panni di Don Pugni, il messo del cardinal Piumini che informa Ernesto della causa di beatificazione della madre.

 

Può delinearci brevemente le figure dei tre registi dell’ultimo film di Bellocchio?

Tutto ruota intorno a Franco Elica che, artisticamente, incarna la sicurezza. Non insegue più niente, è sicuro di sé rispetto a certe cose. Ha raggiunto, infatti, una creatività matura ed è libero da un sistema commerciale, ma l’inquietudine comunque lo porta a cercare la sua storia altrove, senza avere mai la certezza di trovarla. Oscar Smamma, invece, pur avendo creatività non la coltiva. Insegue ossessivamente il riconoscimento che rischia di legarlo solo all’opinione degli altri, del pubblico, della critica aumentandone la frustrazione. Enzo Baiocco, il regista dei matrimoni che interpreto, è un ragazzo di paese. Spensierato, appassionato di cinema, ha una creatività più ingenua che, nell’impossibilità del confronto dovuto alla vita di provincia, esplode senza censura.

 

Come si è preparato per interpretare il personaggio di Enzo Baiocco, il regista di matrimoni?

Ho studiato il personaggio con scrupolo e largo anticipo, ma con Bellocchio si rimane sempre spiazzati…

 

In che senso?

Gli autori ti danno la sceneggiatura, tu la studi, la riempi in parte come vuoi, poi arrivi sul set e più o meno sai cosa fare. Con Bellocchio, invece, devi avere il massimo della concentrazione e il massimo della disponibilità. Ho dovuto quindi cercare un compromesso tra le certezze che mi ero dato e le sollecitazioni di Marco. Il suo pregio è che parla tantissimo con gli attori, non sottovaluta i segni, la simbologia, le cose apparentemente casuali. Ascolta le impressioni degli altri e alla fine tutto questo viene elaborato, distillato. Tutte le mattine prima di iniziare il lavoro ci si siede e si prova la scena. Marco spiega le motivazioni profonde del testo, non rinunciando fino all’ultimo alle variazioni del dialogo, frutto forse del sogno, della pausa notturna.

 

Quindi tra la scrittura e il girato le cose cambiano?

Con Bellocchio quasi sempre, anche perché ti incoraggia a giocare, a provare, ad andare oltre, ma, poi, sa come riportarti a casa. Ha un modo particolare, molto delicato, quasi invisibile di condurti, ed è difficile descriverlo se non lo vivi. Una sua caratteristica straordinaria è soprattutto quella di capire l’attore nei momenti di difficoltà o comunque di riuscire a seguirlo ed eventualmente sposarne la visione.

 

Ci può fare un esempio?

Ne Il regista di matrimoni c’è una scena in cui devo passare attraverso la stanza di Franco Elica e raggiungere il balcone per scattare delle foto agli sposi. Nel fare questo mi devo far notare da Franco che sta parlando al telefono. Per caratterizzare il mio personaggio avevo pensato di entrare in campo camminando in modo goffo, sgraziato.

Marco all’inizio mi ha chiesto di stare più fermo, di essere meno animato, ma poi ha accettato questa goffaggine suggerendomi addirittura di accentuarla. Sono piccole cose, ma che per la vita di un personaggio e il lavoro dell’attore diventano nutrimento creativo.

 

Una breve definizione di Marco Bellocchio

Non è facile. Non so come a Marco piacerebbe essere presentato, ma so come vorrei essere presentato io: come un suo attore. Di uno che partecipa ai suoi film. Ogni giorno riconosco e rivendico la sua influenza creativa su di me. Il cinema di Bellocchio non si può raccontare, bisogna solo farlo.

 

La scheda

Titolo: Il regista di matrimoni

Soggetto e Sceneggiatura: Marco Bellocchio
Fotografia: Pasquale Mari
Montaggio: Francesca Calvelli
Musiche: Riccardo Giagni
Interpreti: Sergio Castellitto, Donatella Finocchiaro, Sami Frey, Gianni Cavina, Bruno Cariello, Maurizio Donadoni, Simona Nobili, Claudia Zanella, Corinne Castelli, Silvia Ajelli, Aurora Peres, Giacomo Guernieri
Produzione: Filmalbatros, Rai Cinema, Dania Film, Surf Film, in coproduzione con Filmtel
Distribuzione: 01 distribution
Nazionalità ed anno: Italia, 2006
Durata: 107’

 

 





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