Alla ricerca dell'eleganza e del perduto divo

L'importanza del portamento e il primato della sartoria napoletana

    di Amedeo Forastiere

L’Italia è sempre stata il paese della moda elegante. In qualsiasi posto del mondo vai, arabo compreso, dove la maggior parte degli uomini veste con il tradizionale abito musulmano “Il Dishdasha” , trovi nei negozi d’abbigliamento la scritta: “Italian Fashion”. In particolare la sartoria napoletana è un mito internazionale. Quando il premier Conte si è recato per la prima volta alla Casa Bianca per l’incontro con Donald Trump, ha ricevuto i complimenti per il suo abito. Il presidente americano gli ha domandato chi fosse il suo sarto, lui ha risposto: "Sartoria napoletana".  

Ci sono altri capi di Stato, principi e reali, grandi industriali, in somma persone importanti che scelgono Napoli per la confezione dei loro abiti. Emanuele Filiberto di Savoia, in una sua intervista ha dichiarato che lui da tanti anni si veste solo dai nostri sarti, quelli che le rifiniture alla giacca le realizzano ancora rigorosamente cucite a mano. Esiste ancora l’uomo elegante? Essere elegante non significa solo indossare un abito artigianale, di ottima qualità e manifattura. Bisogna saperlo portare, ed è nel portamento che troviamo l’eleganza. Spesso l’aspetto fisico contribuisce molto a essere eleganti, ma non basta se cammini in modo sguaiato, peggio quando si porta la giacca doppiopetto sbottonata. Errore imperdonabile.

Gabriele D’Annunzio, grande poeta, scrittore, eroe dell’aviazione nella prima guerra mondiale, non era un bell’uomo. Basso di statura, calvo, fisico magrolino, ma sapeva essere elegante, quell’eleganza che lo portò a diventare l’uomo più corteggiato del Novecento. Mentre il divo è totalmente sparito. Gli attori d’oggi sono bravi interpreti, ma non fanno sognare come una volta. Non sanno cos’è essere divi, con il fascino e l’eleganza. Il divo storico in assoluto del cinema internazionale è stato Rodolfo Valentino, o più semplicemente Rudy. Guarda caso era italiano, nato al sud, a Castellaneta (TA) il 6 maggio del 1895 e morto a New York nel 1926 a soli 31 anni. Recitava e dettava la moda: gli abiti alla Valentino, i capelli alla Valentino, gli stivali alla Valentino, ma soprattutto lo sguardo alla Valentino. Fu il l’antesignano del divismo.

Poi ce ne sono stati altri, come Cary Grant, beh lì c’era tutto; a Napoli diciamo, peso, misura e qualità. Anche la Francia non era messa male, con il suo Alain Delon, il divo tenebroso. Ricordo Borsalino, girato con Jean Paul Belmondo nel 1970. In quel film, con un po’ di attenzione, si nota quella sottile differenza che distingue un uomo elegante da un uomo che porta l’abito solo per coprirsi. Ricordo una scena quando lui scende le scale che portavano nel suo locale, con doppio petto scuro a righe, e Borsalino grigio, beh il top dell’eleganza e del divo. In Italia ci siamo sempre difesi bene, contro i mostri sacri stranieri. Ricordo Amedeo Nazzaro, anche lì c’erano tutto, altezza e bellezza, che lo rendevano un uomo elegante. Non ultimo il grande Marcello Mastroianni, elegante, bello e affascinante. L'ultimo divo, forse. 

Oggi quando vedo in tv un attore di successo si presenta vestito come se dovesse andare al mercato a fare la spesa, ma la cosa più triste, che non ha niente del fascino "divino". Sicuramente a distruggere l’eleganza e il divismo si sono messi anche alcuni stilisti che propongono cose allucinanti. Se mai dovessi individuare lo  “stilista” che ha lanciato la moda del jeans strappato della t-shirt sotto la giacca, autentico obbrobrio, lo denuncio per vilipendio alla bandiera della moda italiana. Per fortuna che le donne resistono ancora, tengono molto al maquillage, nella scelta della mise giusta. Dico a queste ragazze di imporre ai loro boyfriend di vestire meglio. Non è possibile che una ragazza carina, vestita bene e sinuosa, vada in giro con uno che porta i pantaloni sotto giro vita senza cinghia che quando si abbassa gli esce il culo da fuori. Non se ne può più.

Pochi vediamo in giro con vestiti eleganti, cravatte e giacche indossate bene. Per molti però è solo una divisa indossata per dovere e non per eleganza. La parola eleganza, è bene ricordarlo, deriva dal latino “eliger”, cioè scegliere. E’ un’arte di vivere e di pensare che va oltre l’abbigliamento. Riguarda anche il portamento, i gesti, il modo di parlare. E’ un misto di educazione, gusto, personalità e curiosità. Ed è qualcosa di assolutamente misterioso nella sua composizione finale. 





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