Mas que un partido
Real Madrid - Barcelona. Uno scontro epico
di Alberto Medici
Lo spettacolo di domenica al Santiago Bernabeu di Madrid è stato probabilmente il punto più alto non solo di questa stagione calcistica, ma molto realisticamente anche la partita più bella degli ultimi dieci anni.
Facile pensare che Real e Barca abbiano vissuto una giornata no delle rispettive difese e il risultato di 3-4 sia solo il frutto di qualche grossolano errore difensivo e qualche papera. Niente può essere più falso: erano gli interpreti a giocare un calcio di massimo livello tecnico e agonistico. Per avere una conferma basta analizzare il primo goal del match: Messi taglia il campo palla al piede e tenta di imbucare per Iniesta. Carvahal è perfetto nella diagonale e costringe la pulga al passaggio laterale, quello che il difensore può ancora contenere perché se lo vede passare davanti (e non alle spalle) ma soprattutto continua a tenerlo in una posizione intermedia tra l’attaccante avversario e il proprio portiere. Ma è quello che fa Iniesta ad essere superlativo: controllo in corsa col piatto con una morbidezza e una delicatezza impossibili per ogni altro umano su questo pianeta e sinistro (che non è parentesi il suo piede) fulminante all’incrocio dei pali su lato opposto. Imparabile: 0-1.
Cambio di fronte: il Real macina gioco e una reazione mostruosa dal punto di vista caratteriale. L’anima della squadra è l’argentino Angel di Maria. Nel giro di 15’ sgomma come un matto sulla fascia di competenza facendo ammattire in serie tutti i difensori barcelonisti che se lo vedono passare davanti come un tornado. In questo intervallo di tempo mette insieme tre assist in serie per il puntero Benzema che, dapprima fallisce un’occasione monumentale (dopo che Di Maria aveva letteralmente irriso la difesa blaugrana con addirittura il lusso di un tunnel a Dani Alves), poi realizza un fantastico goal di testa con un’incornata perentoria (1-1) e infine riesce anche a controllare splendidamente in area il traversone proveniente dalla corsia mancina prima di tirare la stoccata del sorpasso.
E’ solo il 24’, sorpasso blanco: 2-1 al Bernabeu.
Barca morto? Finito? Al tappeto? Neanche per sogno.
Gli uomini del Tata Martino organizzano perfettamente una contro-reazione e non escono per nulla dalla partita pur con un cazzotto che stenderebbe un toro. Messi e compagni sono in corsa, non mollano mai. E proprio sul finire del primo tempo, dopo un dialogo stretto con Neymar, poi chiuso e contenuto dalla difesa di casa, la Pulga sbuca all’improvviso nell’area madrilena, danza sul pallone, finta, con un tocco leggero d’esterno (che sembra facile, ma in realtà in quello stato di equilibrio precario e in velocità ha un coefficiente di difficoltà spaventoso) si sposta la palla e conclude imparabilmente con una freddezza disumana: 2-2.
Questo il sunto di Real-Barca, il primo tempo è il miglior spot che il calcio possa avere: giocatori planetari, qualità sublime, voglia di scrivere la storia, azioni, ripartenze, intensità, personalità, carattere, voglia di vincere. Nella partita di ieri c’era tutto.
Delle polemiche, espulsioni, rigori contestati e tutto ciò che ha condito secondo tempo e post-partica preferisco non parlare e restare sul calcio giocato.
Una serata unica, epica, inimitabile forse, per ogni amante del calcio.
Alla fine il Barcellona ha vinto a Madrid, con un 4-3 storico, e ha riaperto questa Liga.
Le emozioni di chi ha visto questa partita invece resteranno. Per sempre.
Che spettacolo el clasico, mas que un partido.