Salvatore - Fiona

    di Espedito Pistone

Sara era femmina, oh! se era femmina... femmina femmina.. così tanto femmina che, solo a starle vicino, si sentiva femmina anche Salvatore, che a tutti diceva di chiamarsi Fiona.

Salvatore-Fiona, all'inizio si era rassegnato-rassegnata a vivere in un corpo che non accettava la sua identità e fu Sara a convincerlo-convincerla a compiere il grande passo: “La vita – disse un giorno – non è un vestito su misura da indossare, così che quando ti va stretta è colpa del sarto Padreterno e quando ti va larga delle emozioni, assai scarse in tavola, nei giorni di dolore”.

Fu allora che Salvatore-Fiona decise di essere sincero-sincera una buona volta con il sarto e con se stesso-stessa e si mise ai fornelli per cucinare da solo-sola quel po' di passione che era sopravvissuta nel cuore: “Non sarà un'abbuffata – pensò - ma devo riuscirci prima che arrivi il digiuno eterno”.

Il viaggio non fu né breve né indolore, ci furono amputazioni di rapporti familiari e violenze di gente cattiva prima che il corpo perdesse il pezzo in più e il nome la metà sbagliata.

Fiona poteva iniziare finalmente a vivere. Ma ancora oggi, quando si lascia andare, durante il pianto prova a cullare le lacrime, per addormentare il dolore patito. A volte ci riesce, a volte no.





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