La rivincita delle sardine

Racconto surreale in tempi assai surreali

    di Amedeo Forastiere

“Signora Marì, guardate che belle alici che ho stamattina. So fresche, appena pescate a Mergellina”. Salvatore il pescivendolo in via dei Vergini, con bottega angolo Supportico Lopez. “Grazie Salvatò”, rispose l’anziana signora Maria. Il marito era morto durante il  primo conflitto mondiale. Percepiva la pensione come vedova di guerra. Doveva centellinarli quei pochi soldi per arrivare alla fine del mese. “Sì, Salvatò, ho visto che sono buone e fresche le vostre alici, ma preferisco le sardine, buone lo stesso e costano di meno”. Non ho mai capito perché le sardine costassero meno delle alici, considerate il pesce azzurro dei poveri. C’era anche la Spatola (in napoletano: o’ pesce bandiera), azzurro, lungo e tutto argentato. Spesso quand’ero ragazzo, vedevo a chiusura di mercatino i pescivendoli regalare alle povere vecchierelle sardine e spatole non vendute. In poche parole non erano pesci pregiati, assolutamente vietati sulle tavole delle cene eleganti Poi con gli anni la spatola si è salvata, rivalutata grazie all’inventiva di prestigiosi chef, oggi è un piatto prelibato. Mentre la sardina, per una crudele sorte, è rimasta il pesce dei poveri.

Oggi per una strana ironia della vita, la sardina è diventata protagonista, ma non per come l’ha creata la natura, ottimo pesce azzurro da mangiare, ma come simbolo di un neo movimento politico.  Il 15 novembre scorso in Piazza Maggiore a Bologna, si riuniscono, un gruppo di giovani, in modo spontaneo capeggiato da: Giulia Trappolini, 30 anni, fisioterapista, Andrea Carreffa, 30 anni, guida turistica, Roberto Morotti, 31 anni, ingegnere impegnato nel riciclo, Mattia Santori, 32 anni, laureato in economia e diritto (quest’ultimo portavoce del gruppo). Oltre sei mila persone convocate nella piazza non abbastanza sufficiente da ospitare tutti, per protestare contro il leader dell’opposizione. Qualcuno dalla folla dice: Siamo tanto stretti, pressati l’uno su l’altro, da sembrare sardine.

Nasce, così per caso dal sostantivo sardine, il nome al nuovo movimento; uno in più, come se quelli già esistenti non bastassero. Nel caso in cui decidessero di presentarsi alle prossime elezioni, sulla scheda elettorale troveremo un simbolo nuovo, la sardina? Beh vedremo. La cosa che mi lascia basito, la sardina, pesciolino azzurro, vissuto fino a pochi giorni fa nell’anonimato, passerà alla storia non dei mari, come dovrebbe, ma della politica. La sardina è buona da mangiare, ma non solo, è anche un’ottima esca. Ricordo un vecchio che pescava per passione. La sua specialità era la pesca al sarago, il suo segreto per prenderli era nell’impasto dell’esca. Prendeva un po’ di sardine, che di solito gli regalava un pescivendolo suo amico. Le impastava con formaggio, se non ricordo male pecorino. Formava delle piccole palline le metteva all’amo come esca. Beh non ci crederete? I saraghi erano ghiotti. L’odore della sarda e formaggio li faceva uscire dalla tana.In questo momento pensando alla sardina come esca mi domando: Ma siamo sicuri che il nome di questo nuovo movimento nasca per caso? Dallo stare stretti, compressi in piazza Maggiore? La probabilità che la sardina diventerà famosa è molto accreditata, già tutti i giornali e le tv parlano di lei. Questi movimenti che nascono come funghi, così dalla sera alla mattina (apparentemente senza preparazione). Comunque dimostrano l’insofferenza sociale che stiamo vivendo. Si propongono come eroi, non molto diversi da quelli che la storia del nostro paese ci racconta, quello sul bianco cavallo, che sguainando la  spada difende i deboli.

Non voglio entrare nella polemica politica, o cosa c’è dietro questo movimento, ma soffermandomi sul pesciolino azzurro, la sardina. Dopo aver seguito in TV gran parte di un programma dedicato ai giovani riunitosi  a Bologna in piazza Maggiore  il 15 novembre scorso, la sardina è stata trattata come un leader. Mi addormento e faccio un sogno strano. Mi trovo sott’acqua, ritorno dietro nel tempo, gli anni quando facevo immersioni subacquee.  M’immergevo sempre con le bombole che mi davano la possibilità di restare  tra la fauna e la flora marina per circa un’ora e mezza senza riemergere. Diventava così naturale muovermi tra alghe, scogli, che spesso mi sentivo un pesce. Nel sogno accade questa metamorfosi: divento un animale marino. Vedo due piccoli pesciolini, non riesco a distinguerli. Mi avvicino: è una sardina che in modo imperativo, atteggiato, diritta sulla pinna, parla con la cugina alice. Ti sei sentita sempre regina nelle cene importanti: farcita e gratinata al forno. Con le patate. In tortiera. Indorata e fritta. Marinata. Mentre io sempre lì ad aspettare che qualche chef si accorgesse di me. Mi sono consumata nell’attesa, spesso finivo in bocca al gatto, dopo essersi leccato i baffi. A volte la mia fine è stata un po’ più dignitosa, impastata con il pecorino acchiappavo i saraghi. Mentre tu deliziavi i commensali, sempre con nuove ricette dei grandi chef.Sei rimasta un’alice, la storia mai parlerà di te. Io poverina, ho sfamato i bisognosi, quelli che con poche lire moltiplicano i pesci. Oggi, sono diventata importante, riempio le piazze, vado in tv. I giornali mi dedicano la prima pagina. E tu? Riempi solo le tavole. Alice’, nun si nisciuno”.





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