Leopardi, L'infinito compie 200 anni
Domani, al Palazzo Reale di Napoli, si inaugura la mostra con gli autografi del poeta
di Redazione
Una bella copia dell'Infinito di Leopardi è contenuta in un autografo conservato a Visso e datato 1825. Ma un'altra carta, più antica, anticipa la prima stesura della poesia al 1819. Si tratta dell'autografo custodito nel fondo leopardiano della Biblioteca Nazionale di Napoli (in assoluto la più completa raccolta di carte leopardiane), che rappresenta, dunque, la più antica versione dell'Infinito.
In occasione, dunque, del bicentenario della composizione dell’Infinito, il Centro Nazionale di Studi leopardiani, presieduto da Fabio Corvatta, ha costituito un Comitato Nazionale per le celebrazioni, presieduto da Giuseppe Balboni Acqua, promotore di una serie di manifestazioni tra mostre, pubblicazioni e convegni internazionali e procedimenti di digitalizzazione delle opere leopardiane a partire dell’Infinito, che copriranno ben tre anni, per concludersi nel 2021.
Apre questa rosa di eventi la mostra Il corpo dell’idea. Immaginazione e linguaggio in Vico e Leopardi, a cura di Fabiana Cacciapuoti, sostenuta dalla Regione Campania e organizzata dalla Biblioteca Nazionale di Napoli, diretta da Francesco Mercurio, in collaborazione con il Polo Museale della Campania, diretto da Anna Imponente, Palazzo Reale di Napoli, diretto da Paolo Mascilli Migliorini.
L'inaugurazione dell'esposizione, incentrata sul dialogo tra Vico e Leopardi, ricostruito soprattutto attraverso l’incontro di due fondamentali testi quali La Scienza Nuova e lo Zibaldone di pensieri, si terrà domani, 21 marzo, alle ore 16:00, nella Sala Dorica di Palazzo Reale di Napoli.
Fino al 21 luglio, in mostra si potranno vedere, tra gli altri, gli autografi della Scienza Nuova, dello Zibaldone di pensieri, delle Operette Morali, dell’Infinito, di Alla Primavera, il Frammento apocrifo di Stratone da Lampsaco, il Saggio sopra gli errori popolari o il manoscritto autografo della Scienza Nuova del 1744 di Vico; così pure sono esposti una trentina di volumi rari, tra ‘500 e ‘700, testimoni delle comuni letture dei due autori conservati presso la Biblioteca Nazionale. L’itinerario nel mito è accompagnato dell’esposizione di statue provenienti dal Museo di Palazzo Reale e dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Un viaggio antropologico che dal mito delle origini, passando attraverso l'elaborazione poetica dei primi canti arcaici e quella omerica, perviene al farsi del linguaggio e alla costruzione delle civiltà, il cui eccesso per entrambi gli autori, inteso quale eccesso di ragione, conduce infine alla barbarie, alla decadenza e alla corruzione. Temi che Vico e Leopardi affrontano in maniera diversa, storico-provvidenzialistica il primo, radicale il secondo. L'esperienza conclusiva del percorso vuol significare il messaggio leopardiano, esistenziale e umano, affidato alla Ginestra.
Il progetto Exhibit e multimediale è a cura di Kaos Produzioni, con la direzione artistica di Stefano Gargiulo, il progetto delle strutture espositive di Giancarlo Muselli.
L'inaugurazione sarà preceduta da un incontro nella Sala Rari della Biblioteca Nazionale, interverranno: Francesco Mercurio, direttore della Biblioteca Nazionale di Napoli, Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania; Patrizia Boldoni, consigliere del Presidente per la Cultura; Anna Imponente, direttore del Polo Museale della Campania, Paolo Mascilli Migliorini, direttore di Palazzo Reale di Napoli, l'ambasciatore Giuseppe Balboni Acqua, presidente Comitato Nazionale per il Bicentenario dell’Infinito. Sarà presente la Contessa Olimpia Leopardi.
Saranno presenti inoltre Fabio Corvatta, presidente del Centro Nazionale di Studi Leopardiani, Manuela Sanna, direttore dell’ISPF, Fulvio Tessitore, Paolo Giulierini, direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Rosanna Purchia, sovrintendente della Fondazione Teatro di San Carlo. La visita alla mostra sarà preceduta da una prolusione di Antonio Prete e dal racconto dell’itinerario espositivo della curatrice.
Il percorso che di conseguenza ne deriva parte quindi dalle origini del mondo, attraversa il mito classico, si sofferma sulla nascita del linguaggio come prima forma espressiva poetica attraverso la forza della metafora, dà spazio al poeta che sia Vico sia Leopardi individuano come il più grande, cioè Omero, privilegia Achille come universale fantastico.
Se Leopardi si allontana poi dal mito, di cui permane la nostalgia, i due autori restano però legati nel segno del linguaggio considerato sia da un punto di vista gnoseologico che antropologico. La diffusione del genere umano, gli alfabeti che ne derivano, la nascita di popoli e nazioni e la formazione della civiltà sono tutti temo comuni in diversa misura ai due autori.
E se sulla corruzione e decadenza della civiltà considerata come eccesso della ragione entrambi concordano, Vico troverà una soluzione storico provvidenzialistica non riconosciuta da Leopardi, cui spetta un pensiero radicale, che trova infine luogo diversamente compiuto nel messaggio sociale, umano ed esistenziale della Ginestra.