La Cavalleria torna al San Carlo

Al massimo napoletano lo spettacolo diretto da Pippo Delbono

    di Teresa Mori

Ritorna a Napoli, nell’ambito del Festival estivo sancarliano (San Carlo Opera Festival dal 12 luglio al 12 ottobre 2014), la Cavalleria “rosso sangue” di Pippo Delbono.

Dopo lo strepitoso successo riscosso nel luglio 2012, ritroviamo al Massimo napoletano, in una sera di mezza estate, la musica di Mascagni, già così bella dalle prime note…

Iniziamo dal Prologo scritto da Pippo Delbono che firma la regia dello spettacolo e che a sipario chiuso, con l’orchestra schierata, attraverso elementi di vita e recitazione di Ungaretti, presenta a suo modo, secondo il suo stile, lo spettacolo. E’ bello riportarlo per intero: “Buonasera. Scusate l’intromissione.
Sono il regista di questo spettacolo. Prima di cominciare volevo raccontarvi due piccole storie legate alla Pasqua, la festa ricorrente di quest’opera. Un giorno camminavo in un paese abbandonato in Sicilia. Un paese che era stato distrutto da un terremoto molti anni prima. In quel paese tutto era rimasto uguale, fermo, immobile come se il tempo si fosse fermato là, in quell’attimo del terremoto. I palazzi conservavano ancora intatti i segni di un’eleganza antica ma erano sprofondati nella terra. E in quel piccolo paese distrutto dal terremoto avevo trovato un piccolo agnello pasquale di stoffa, nascosto tra le macerie.  Ora quell’agnellino di stoffa lo conserva come una reliquia Bobò, il mio vecchio piccolo attore sordomuto rimasto per cinquant’anni rinchiuso nel manicomio di Aversa e che da molti anni vive con me.  Libero.
E poi un’altra storia, legata alla Pasqua. Una sera di poco tempo fa, mentre stavo preparando la Cavalleria Rusticana, ero con mia madre. Guardavamo dalla finestra il fuoco della Pasqua nella piazza della Chiesa del piccolo paese dove sono nato. Qualche giorno dopo mia madre se ne è andata. Per sempre. E quella sera in quella veglia pasquale in quel fuoco io e lei vedevamo la resurrezione vedevamo la vita, la morte. Vedevamo la nostra separazione. Ricordo una poesia che studiavamo da piccoli a scuola: 
Di queste case non è rimasto che un brandello di muro
Di tanti che mi corrispondevano non è rimasto neppure tanto
Ma nel cuore nessuna croce manca
E’ il mio cuore il paese più straziato.

Grazie e scusata ancora questa mia intromissione”. 

Allora il sipario si apre e la platea a questo punto è già commossa, appassionata, infiammata ed immersa nello spirito di morte e di resurrezione che porta con se la Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni, la scena pensata nel 2012 da Sergio Tramonti per questa Cavalleria (Premio Abbiati 2013) è rossa, rossissima. Non è un luogo fisico, fenomenico ma uno spazio indeterminato nell’animo dei personaggi che dolenti, imbruttiti ormai assassini vestono la scena!

Nulla resta ad evocare gli aranci olezzanti, le allodole cinguettanti tra i mirti in fiore, i campi con le spighe d’oro del libretto di Targioni-Tozzetti e Menasci e anche l’entrata degli Artisti del Coro, si inserisce in questo clima generale funesto, con le pose statiche che troneggiano al centro della scena, inquietanti, i volti che immobili aspettano l’ineluttabile destino ormai scritto. C’è già tutto il dramma che sarà, non importa che sia un dì di festa.

Punta al cuore questa Cavalleria, ci riesce con successo nel 2012 e ci riuscirà certamente anche quest’anno portando ancora sul palcoscenico voci eccelse, attenti concertatori e geniali burattinai.





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