Tutta colpa della dea bendata
La fortuna: c'è chi nasce sotto una buona stella e chi invece...
di Amedeo Forastiere
Non scegliamo noi di essere fortunati o sfortunati. Di solito diamo la colpa a chi ci sta vicino, che emana energie negative. Se poi le cose vanno bene, be’, allora la persona che abbiamo accanto la stringiamo forte, porta fortuna. Personalmente credo che non esistano persone negative o positive, ma che ognuno di noi nasca con la predisposizione a essere fortunato o sfortunato. Quando fu creato il mondo tutti gli esseri viventi (umani, animali e vegetali) vennero divisi in fortunati e sfortunati. Immaginate che confusione se fossimo tutti uguali?
Da che parte dobbiamo stare? La classifica non la decidiamo noi, come non decidiamo noi di uscire da quella sfortunata per entrare in quella fortunata. Certo, tutti vorremmo essere sfortunati, magari, perché no, anche sfacciatamente…c’è sempre chi esagera.
Sembrerà strano ma anche le piante possono essere fortunate o sfortunate. Sui tanti balconi o terrazzi, arredati con piante di diversi specie, notiamo che c’è sempre chi se ne prende cura. Chi non fa mancare l’acqua, taglia le foglie ingiallite, malate, per evitare che tutta la pianta si ammali. La protegge con i teli quando c’è forte pioggia. Possiamo dire che quelle piante ornamentali sono nate fortunate. Mentre quelle che crescono in luoghi abbandonati rischiano spesso, durante l’estate, o per il forte sole o la mancanza d’acqua di bruciare e morire…sono piante sfortunate.
Gli alberi di ornamento delle ville lussuose, poi, hanno a disposizione un giardiniere che li cura, mantenendoli sempre forti e giovani: sono nati fortunati. Al contrario di quelli dei boschi, che il giardiniere non ce l'hanno e lentamente vanno a morire, spesso vittime di piromani… alberi nati sfortunati. Per gli umani la cosa non è poi tanto diversa, ci sono quelli che nascono fortunati e quelli sfortunati. Anche quando fanno di tutto per di cambiare la loro sorte, in molti non riescono, portandosi addosso la croce della sfortuna per tutta la vita.
I cambiamenti climatici stanno mutando le stagioni, negli ultimi tempi si passa dal sole rovente all’improvvisa pioggia. L’altro ieri, ho consultato il meteo, prevedeva pioggia nel pomeriggio, e nonostante ci fosse molto sole, ho portato con me l’ombrello…a mo’ di inglese. E ho fatto bene, perché nel primo pomeriggio d’improvviso è venuta giù tanta pioggia. La gente per strada senza ombrello, che sicuramente non aveva consultato il meteo, scappava rasentando i muri nella speranza di trovare qualche balcone sporgente da potersi riparare. I palazzi d’oggi non sono come quelli di una volta, grandi e sempre aperti, che offrivano a tutti riparo durante gli acquazzoni improvvisi (ricordate quella canzone che diceva: «Ma una sera c’incontrammo per fatal combinazione, perché insieme riparammo per la pioggia, in un porton»). I palazzi moderni non sono costruiti per riparare dalla pioggia. Quelli vecchi, invece, non hanno più il portiere, sostituito dal citofono, per cui il portone è sempre chiuso. A riparare dall'acqua il viandante sfortunato che non consulta il meteo resta solo qualche pensilina o un raro porticato.
Sotto la pioggia abbandonata al vento come un’amante tra le braccia del suo amore, mi bagno nonostante l’ombrello modello station wagon. Costretto a cercare un riparo per evitare un sicuro raffreddore, mi salva un vecchio portico, buio, sporco, con tanti cartoni ammassati. L’ombrello era talemente bagnato che ho avuto il gesto spontaneo di strizzarlo. Il vento forte portava la pioggia fin là sotto, e mentre cercavo di ripararmi, in angolo ho notato qualcosa che si muoveva. Era un cane, sporco, spelacchiato, sciancato, inzuppato d’acqua e tremante. Mi sono avvicinato per riparalo con l’ombrello, la pioggia arrivava con più forza.
Ho pensato di portarlo a casa, ma non ho tempo da dedicargli. La pioggia non smetteva, veniva giù sempre più forte, mentre il povero cagnolino tremando mi guardava. Immobile lì non so per quanto tempo, con l’ombrello aperto per evitare che la pioggia lo bagnasse di più. Tutto d’un tratto il povero cagnolino si è alzato, strisciando la zampa destra sciancata, mi ha guardato fisso con occhi tristi, come se avesse voluto dirmi: «Grazie, ma questa è la mia sorte». Nonostante la forte pioggia è andato via.
Sotto il portico c'era un piccolo market, mi ricordo che devo prendere il latte, entro. Dopo qualche minuto arriva una donna di mezza età, vestita bene, figura elegante, con cappello e ombrello grande a fiori, impermeabile doppio petto, ma sotto nasconde qualcosa. Incuriosito mi fermo, sembrava il mago che tirava fuori dal cilindro il bel coniglietto bianco. Mi avvicino, e scopro con sorpresa che la donna elegante non nasconde il coniglietto, ma un piccolo cagnolino riccioluto.
La padrona lo tira fuori dall’impermeabile, noto che il piccolo animaletto ha un cappottino fatto a uncinetto, colore rosa. La signora si ferma e, tomo tomo cacchio cacchio, dice: «Aspetta a mammina, vedi che sono tutta bagnata? Poi ti prendi il raffreddore, dobbiamo chiamare il dottore che ti fa la puntura. E poi piangi. Aspetta un attimino, amore di mamma, dai fai la brava».
Alla prossima ragazzi.