Il teatro che salva
"Arrevuoto" al San Ferdinando, cento ragazzi della periferia nel Frankenstein di Shally
di Teresa Mori
È ritornato “Arrevuoto” al San Ferdinando con un nuovo piccolo esercito di giovani attori. Il progetto nato nel 2005, proprio mentre una sanguinosa faida coinvolgeva il quartiere di Scampia, è stata una delle iniziative volte ad aiutare le zone difficili della nostra città, un po’ come i laboratori di Vigliena del San Carlo coinvolgono i ragazzi della periferia est di Napoli. Il progetto pedagogico, mirato proprio a sensibilizzare i giovani dei quartieri cittadini e periferici ad alto rischio quale, per l’appunto, Scampia, utilizza il metodo “nonscuola” che il Teatro delle Albe ha sperimentato nel territorio di Ravenna, riadattandolo, naturalmente, al territorio partenopeo. A dirigere le prime tre edizioni fu proprio il ravennate Marco Martinelli, mentre in seguito si è optato per una direzione collettiva. “Arrevuoto”, inoltre, dal 2012 si è costituito come “Associazione di teatro e pedagogia” ed opera in collaborazione con il Teatro Stabile di Napoli. Per il decimo anno di attività sono saliti in scena, il 21 e il 22 marzo, ben cento ragazzi che hanno preso parte al Frankenstein. O il bisogno d’amore, dal Frankenstein di Mary Shelley, nell’adattamento teatrale di Peggy Webling, con la regia di Pino Carbone, Alessandra Cutolo, Christian Giroso, NicolaLaieta, Antonio Laurenti.
Ragazzi di tutte le età e di tutte le estrazioni sociali che dapprima frequentano i laboratori che si tengono tra scuole e centri sociali e successivamente si ritrovano in uno spazio unico, che annulla ogni distinzione di censo, ma li vedi uniti in un progetto comune, quello di canalizzare le energie in uno spettacolo straripante, felice, aperto alla speranza. Da quel lontano 2005 “Arrevuoto” ha toccato piazze, teatri, palatende, senza fermarsi mai, anzi, con successo sempre crescente.
«Arrevuoto, teatro pedagogia, giunge al suo 10° anno di vita, il più tondo dei compleanni – annota il direttore Maurizio Braucci – e lo festeggia con un’altra rocambolesca avventura vissuta da adolescenti ed educatori nelle periferie e nel centro di questa città metropoli così poco generosa con le ultime generazioni e con gli ultimi della scala sociale. Nei mesi passati gli adolescenti napoletani hanno contato tante, troppe tragedie e, alle solite occasioni e risorse giovanili sprecate dalla collettività, si sono aggiunte quelle che ci hanno fatto piangere e addolorare. Chi sono questi giovani che sembrano esistere solo per riempire le pagine di cronaca o quelle della denuncia sociale? Li conosciamo davvero? Ciò che sappiamo di loro (e di noi attraverso di loro) è reale? Così, cercando sempre di andare al passo della realtà con il nostro progetto, ascoltando e fiutando per sentire cosa brucia nell’aria e dove battere il dente affinché ci si risvegli (dal sonno della ragione), per questo decimo anniversario abbiamo scelto di lavorare sul Frankenstein di Mary Shelley, nell’adattamento teatrale che ne fece Peggy Webling. Frankenstein è ciò che ci spaventa perché lo vediamo descritto solo nell’ombra e nelle tinte fosche. È forse solo un mostro apparente che va in giro in cerca di aiuto e che vuole imparare a vivere ed è angosciato dal peso di ciò che avverte come una colpa: la propria diversità. Come ogni anno saranno i ragazzi di Arrevuoto a dare vita e parole al testo propostogli e, guidati dai registi e dagli educatori, infiammati dalla musica, metteranno in scena il loro Frankenstein, un mostro che certamente siamo stati noi tutti a creare e quindi preparatevi…Frankenstein è tornato, per cercare i suoi veri genitori!».