1917, la guerra secondo Sam Mendes

Tre Oscar per un film che sa descrivere bene sofferenza psicologica e fisica dei militari

    di Mario Vittorio D'Aquino

1917 è il nuovo film di Sam Mendes, uscito nel 2020 e visibile sulle piattaforme streaming. Questa pellicola ha ricevuto parecchie candidature agli Oscar, vicendone tre: effetti speciali, sonoro e fotografia. L'ambientazione del film è tra le fangose trincee francesi del fronte occidentale che vede in contrapposizione tedeschi e inglesi. Proprio tra le fila di questi ultimi, due caporali hanno il compito di dover mandare un messaggio di importanza storica - per la possibilità eroica di salvare parecchi soldati, tra i quali il fratello di uno dei due, ingabbiati in una temibile trappola nemica - al generale (interpretato da Benedict Cumberbatch) della seconda linea di divisione, attraversando in lungo e largo il fronte e le sue mortali insidie.

La scelta di creare due personaggi diversi ma complementari è vincente: William Schofield (George MacKay) è un caporale piuttosto guardingo, introverso, chiuso per via del suo misterioso passato. Egli non ama affatto la guerra e la divisa militare tanto da scambiare una sua medaglia per una bottiglia di vino; diametralmente opposto è Tom Blake (Dean-Charles Chapman) l'altro caporale scelto per la missione, il quale si mostra più spavaldo, estroverso ma voglioso di dimostrare di essere coraggioso agli occhi della sua famiglia. La costruzione caratteriale dei due personaggi inciderà fortemente sul destino dei due protagonisti.

La suspence crescente presente nel film porta al pubblico un interrogativo costante: “Ce la faranno a portare quel messaggio?”, “Arriveranno salvi?”, “Quali pericoli li aspettano?”. Uno spezzone degno di nota lo notiamo quando uno dei caporali nuota in un lago con acqua limpida e piena di petali di fiori raffiguranti leggerezza, calma, tranquillità; un contrasto molto forte rispetto a ciò che si prova in guerra: tensione, ansia, paura... Mediante un unico grandioso piano in sequenza, Sam Mendes riesce a realizzare un capolavoro tecnico che immerge totalmente lo spettatore nella narrazione.

I premiati effetti fotografici sono pazzeschi e vengono sfruttate solo luci naturali. La storia è molto semplice ma riesce a emozionare e coinvolgere. Pochi war movies, tra i migliori su questo piano Full Metal Jacket di Stanley Kubrick, hanno saputo descrivere la sofferenza psicologica e fisica dei militari impegnati in guerra. Molto accorte sono state le riproduzioni della vita di un giovane soldato. Per i più attenti: sul finale il film non delude poiché c'è un forte collegamento con la prima scena che ha la stessa inquadratura e la stessa immagine. La pellicola merita di essere vista ed è consigliata ad un pubblico sia giovane che adulto il quale si cala in un'esperienza emotiva e storica tutt'altro che banale.

 





Back to Top